Siria, Hrw denuncia rapimenti, arresti arbitrari, detenzioni illegali, stupri e torture sarebbero state commesse contro i curdi

Siria, Hrw denuncia rapimenti, arresti arbitrari, detenzioni illegali, stupri e torture sarebbero state commesse contro i curdi

10 Marzo 2024 0

C’è chi tra i curdi si spinge a dire che i territori della Siria settentrionale siano ormai diventati una giungla senza regole, dove a prevalere è la legge del più forte e quella delle armi. Città come Afrin, l’ex enclave curda del Nord-ovest da cui trae il nome l’omonimo cantone, Azaz, al-Bab e Jarablus, nel governatorato di Aleppo, ma anche Tel Abyad e Ras al-Ain, nella zona nord-orientale, passate sotto il controllo turco dopo una serie di operazioni militari, sono ostaggio di fazioni e milizie, tra cui l’Esercito nazionale siriano (Sna), sostenute da Ankara.

La legge delle armi

Tutto avviene grazie al potere delle armi”, aveva riferito a Human rights watch (Hrw), l’ong internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, un residente che ha vissuto per tre anni nelle aree dove regna l’Sna. La stessa Ong lo scorso 29 febbraio ha pubblicato il rapporto “Everything is by the Power of the Weapon. Abuses and impunity in Turkish-occupied Northern Syria”, in cui documenta in modo dettagliato le violazioni ai danni della popolazione civile.

Rapimenti, arresti arbitrari, detenzioni illegali, violenze sessuali e torture sarebbero state commesse da vari gruppi di una libera coalizione, Sna, Polizia militare, da una forza del governo provvisorio siriano (Sig) e dalle autorità turche nel 2018 (l’anno dell’operazione “Ramoscello d’olivo”, messa in atto da Ankara contro le milizie curde delle Ypg) in apparenza per porre un freno agli abusi, scrive Hrw. Che avrebbe anche scoperto che le forze armate turche e le agenzie di intelligence avrebbero avuto un coinvolgimento nella loro esecuzione e supervisione.

Le rivelazioni choc di Hrw

Il documento rivela violazioni dei diritti abitativi, della terra e della proprietà, quali bottini di guerra, inclusi saccheggi, espropri ed estorsioni, denunciando il fallimento delle misure adottate per arginare tali abusi e risarcire le vittime. Adam Coogle, vicedirettore per il Medio Oriente dell’organizzazione dichiara:

Le violazioni in corso, tra cui la tortura e le sparizioni forzate di coloro che vivono sotto l’autorità turca nel Nord della Siria, continueranno a meno che la stessa Turchia non si assuma la responsabilità e non agisca per fermarli. I funzionari turchi non sono semplicemente spettatori, ma ne hanno la responsabilità in quanto potenza occupante, e in alcuni casi sono stati direttamente coinvolti in evidenti crimini di guerra.

Il report è il frutto di 58 interviste realizzate a ex prigionieri, sopravvissuti alle violenze, a familiari e testimoni, ma anche a rappresentanti di altre organizzazioni non governative, giornalisti e attivisti. I ricercatori di Hrw hanno avuto modo di interpellare una fonte ben informata che pare collabori con la polizia militare, e una vicina a funzionari dei servizi segreti turchi che avrebbero avuto modo di verificare la condotta dei gruppi presenti ad Afrin tra luglio 2019 e giugno 2020.

Attraverso le sue forze armate e le sue agenzie di intelligence, la Turchia ha un controllo diretto sull’Esercito nazionale siriano, fornendogli armi, stipendi, addestramento e supporto logistico – si legge nel rapporto di 74 pagine -. Esercita anche un controllo amministrativo sulle regioni occupate attraverso i governatorati nelle province al suo confine”.

Il mito delle ‘zone sicure’ turche

Il governo turco aveva dichiarato la sua intenzione di creare “zone sicure” nelle aree occupate, sostenendo che le forze guidate dai curdi nel Nord-est siano affiliate al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che Turchia, Stati Uniti e Unione Europea bollano come gruppo terroristico e con il quale Ankara è impegnata in un conflitto che dura da più di vent’anni. Per il governo turco queste zone faciliterebbero anche il ritorno dei rifugiati siriani dalla Turchia, si legge nel documento, ma lo stesso non sarebbe riuscito a garantire la sicurezza e il benessere della popolazione. La vita di 1,4 milioni di residenti della regione, denuncia ancora il report, è segnata da illegalità e insicurezza.

La milizia di quello che negli anni più cruenti della guerra era chiamato l’Esercito libero siriano, poi Sna, e la polizia militare avrebbero arrestato e imprigionato arbitrariamente, fatto sparire con la forza, torturato, maltrattato e sottoposto impunemente a processi militari ingiusti decine di persone.

Le donne curde detenute hanno denunciato violenze sessuali e stupri. Bambini di appena sei mesi erano rinchiusi insieme alle loro madri. Hrw ha tentato un confronto con gli attori in campo, ma le richieste di risposte inviate via mail al ministro degli Esteri turco il 20 novembre scorso e al Ministero della Difesa del Sig, lo scorso gennaio, sono cadute nel vuoto.

Marina Pupella
MarinaPupella

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