Si continua a morire nei pericolosi viaggi in mare dalla Tunisia. L’avvocato Aleksander Stojicevic “politiche migratorie europee pericolose per tutti”
Ennesimo sbarco di migranti ieri sera sulle coste dell’Agrigentino, nei pressi di Torre Salsa, a Siculiana, dopo che il barcone su cui viaggiavano una sessantina di persone, presumibilmente partite dalla Tunisia, si è ribaltato. Le autorità hanno recuperato il cadavere di un 49enne tunisino, identificato grazie ai documenti ancora addosso, mentre polizia e carabinieri hanno rintracciato i superstiti che sono stati tutti fermati e trasferiti a Porto Empedocle. Diverse ambulanze si sono recate sul posto. La situazione resta critica su entrambe le sponde del Mediterraneo. In Tunisia, la crisi migratoria infiamma la città di Zarzis, nel governatorato di Medenine, dopo l’arrivo nei giorni scorsi, di diverse centinaia di migranti, principalmente sub-sahariani, dalla Libia e dall’Algeria.
L’avvocato Aleksander Stojicevic, uno degli esperti di immigrazione più rispettati in Canada, socio fondatore e amministratore di MKS Lawyers, ha dichiarato ad “Strumenti Politici” che ciò che sta accadendo è una tragedia assoluta destinata a ripetersi. “La mia valutazione generale – aggiunge Stojicevic – è che le politiche europee sull’immigrazione sono pericolose per tutti, a causa della retorica di molti governi che ora parlano di espulsione, confondendo gli obblighi legali previsti dai trattati internazionali con questioni di sicurezza e di assimilazione. Stanno promuovendo un ambiente in cui le persone diventano ostili ai legittimi richiedenti asilo”.
Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i migranti (Oim) e il ministero dell’interno italiano, nel 2023 sono arrivati in Italia oltre 153mila rifugiati e migranti provenienti soprattutto da Tunisia e Libia. Secondo i dati di Missing migrants di Oim, dall’inizio del 2023, sono morte 2.571 persone nel Mediterraneo.
Ma secondo l’organizzazione Euromed Rights questo numero sarebbe sottostimato. Come accade al confine tra Tunisia ed Algeria, così come al confine con la Libia, gli Stati europei continuano ad optare per una politica di respingimento, estendendo di fatto i confini meridionali dell’Unione europea (Ue) in Nord Africa.
I Paesi europei hanno mancato ai loro obblighi
Secondo l’avvocato e docente di Diritto all’Immigrazione, lui stesso figlio di rifugiati in Canada, “i paesi europei, incluso il Regno Unito, hanno semplicemente mancato ai loro obblighi internazionali di creare un approccio umano, coerente ed efficace alle sfide poste dalla migrazione irregolare”.
Aleksander Stojicevic, ha ribadito che “allo stesso tempo, poiché nessuno di questi paesi dispone di regimi solidi per l’espulsione dei richiedenti rifugiati respinti, dei migranti penalmente non ammissibili, ecc., stanno erodendo la fiducia del pubblico nei sistemi di immigrazione e alimentando una retorica populista sempre più pericolosa. Basta guardare l’indagine sugli incontri segreti dell’AFD in Germania, dove gran parte della leadership del partito stava seriamente discutendo dell’espulsione di fino a 2 milioni di persone verso il Nord Africa, compresi molti che avevano la cittadinanza tedesca. Sembra il 1939, non il 2024”.
Regno Unito, Canada e Stati Uniti devono assumersi le proprie responsabilità
“L’Europa deve unire le sue forze per avere centri di accoglienza adeguati, in modo che i migranti possano essere trattati in prima persona e avere accesso a una consulenza adeguata sulle vie di immigrazione legale nell’Ue. Solo questo scoraggerebbe questi pericolosi viaggi nel Mediterraneo. È necessario mettere a punto alcuni regimi di immigrazione coerenti in modo che i cittadini europei possano avere più fiducia che i loro governi adempiranno sia ai loro obblighi umanitari che ai loro obblighi in materia di sicurezza”. Ha indicato Stojicevic.
L’avvocato ha poi sottolineato che “allo stesso tempo, l’Europa – così come il Regno Unito, così come il Canada e gli Stati Uniti – devono accettare che una cooperazione ampliata e sistemica, ovunque politicamente possibile, sia cruciale. Invece di tagliare gli aiuti e l’assistenza allo sviluppo, dobbiamo assumerci una certa responsabilità per il ruolo che l’insicurezza alimentare, il cambiamento climatico e la guerra stanno giocando nel favorire la migrazione irregolare”.
A fine mese appuntamento a Roma
Argomenti che dovrebbero essere affrontati durante la conferenza Italia-Africa in programma domenica 28 e lunedì 29 gennaio, a Roma. Summit che vedrà la partecipazione di 57 delegazioni, 15 capi di Stato, 8 capi di governo, undici ministri degli Esteri. E poi i vertici della Ue, i rappresentanti di Lega Araba, Unione Africana, Banca Mondiale, Imf, Fao, Unesco, Onu, Unicef, UNHCR e almeno un’altra dozzina di organizzazioni internazionali.
Intanto però in Tunisia si continua a morire. La notte tra il 10 e l’11 gennaio un barchino è partito dalle coste di Sfax. E da allora non si ha più traccia né dell’imbarcazione, né della quarantina di giovani – tutti tra i 14 e i 30 anni – che erano a bordo. Qualche giorno fa invece, quattro ragazzini di 14 e 16 anni si sono nascosti nella cella frigorifera di una nave diretta in Italia.
Sono stati ritrovati in stato di assideramento, i due sedicenni non ce l’hanno fatta. Sull’accaduto, l’avvocato non usa mezzi termini: “Nel caso di questi due giovani c’è sicuramente una responsabilità da parte delle autorità locali. La corruzione non è una scusa per non prendersi cura del benessere dei bambini”.
Vanessa Tomassini è una giornalista pubblicista, corrispondente in Tunisia per Strumenti Politici. Nel 2016 ha fondato insieme ad accademici, attivisti e giornalisti “Speciale Libia, Centro di Ricerca sulle Questioni Libiche, la cui pubblicazione ha il pregio di attingere direttamente da fonti locali. Nel 2022, ha presentato al Senato il dossier “La nuova leadership della Libia, in mezzo al caos politico, c’è ancora speranza per le elezioni”, una raccolta di interviste a candidati presidenziali e leader sociali come sindaci e rappresentanti delle tribù.
Ha condotto il primo forum economico organizzato dall’Associazione Italo Libica per il Business e lo Sviluppo (ILBDA) che ha riunito istituzioni, comuni, banche, imprese e uomini d’affari da tre Paesi: Italia, Libia e Tunisia. Nel 2019, la sua prima esperienza in un teatro di conflitto, visitando Tripoli e Bengasi. Ha realizzato reportage sulla drammatica situazione dei campi profughi palestinesi e siriani in Libano, sui diritti dei minori e delle minoranze. Alla passione per il giornalismo investigativo, si aggiunge quella per l’arte, il cinema e la letteratura. È autrice di due libri e i suoi articoli sono apparsi su importanti quotidiani della stampa locale ed internazionale.