Serbia, il presidente Vučić critica la Corte Penale Internazionale sul mandato di arresto a Putin

Serbia, il presidente Vučić critica la Corte Penale Internazionale sul mandato di arresto a Putin

25 Marzo 2023 0

Il presidente serbo Aleksandar Vučić è sempre stato contrario ai tribunali internazionali sui crimini di guerra. È stato Ministro dell’Informazione ai tempi dell’ultima fase della presidenza di Slobodan Milošević, il quale morì in carcere all’Aia nel 2006, dopo anni di processo intentato dal Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (TPIJ). Oggi ha commentato in maniera negativa l’emissione di un mandato di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin da parte della Corte Penale Internazionale, che non è un organo dell’ONU e non è riconosciuta dalla Federazione Russa, ma nemmeno dall’Ucraina, dagli USA, dalla Turchia, dalla Cina, da Israele, dall’India e da altri Paesi più o meno influenti o caratterizzati da controversie con altri Stati.

Il commento di Vučić sulla decisione della Corte

Il presidente serbo afferma con sicurezza che le intenzioni della Corte Penale Internazionale (CPI) non hanno a che fare con la giustizia, ma sono esclusivamente di carattere politico e strategico. Obiettivo del mandato è infatti rendere a Putin difficile comunicare, in modo che chiunque parli con lui sappia che è accusato di crimini di guerra. Secondo Vučić, fra le controindicazioni peggiori che possono sfociare dalla decisione della Corte vi è quella di un prolungamento del conflitto armato.

Certamente non aiuta ad accorciare la guerra. Chiede ironicamente: Pensate davvero che sia possibile sconfiggere la Russia in un mese, tre mesi o un anno? Un gesto del genere non può che essere interpretato dai russi come l’ennesima dimostrazione di ostilità da parte dell’Occidente: l’ovvia conseguenza è quella di scoraggiare Mosca dal discutere la fissazione di una tregua, figuriamoci di un accordo di pace. Vučić rivolge all’Occidente una domanda retorica, ma pungente: Ora che lo avete accusato dei più grandi crimini di guerra, con chi siederete a negoziare? A chi gli chiede se Putin finirebbe arrestato qualora venisse in Serbia, risponde: è una domanda inutile, perché chiaramente fino a che il conflitto (in Ucraina) continua, Putin non va da nessuna parte.

La posizione della Serbia

La Serbia ha dimostrato di non essere interessata a unirsi al fronte euroatlantico ostile al Cremlino. Ad esempio, è l’unico Stato del continente europeo che ha ufficialmente rifiutato di applicare le sanzioni contro Mosca. Certo, pur mantenendo tradizionalmente un forte legame storico con la Russia, non ha potuto esimersi completamente dall’esprimere contrarietà alla cosiddetta “operazione militare speciale”, contro la quale nel 2022 ha votato in due risoluzioni delle Nazioni Unite. Il presidente Vučić, comunque, ha spesso sottolineato i suoi buoni rapporti personali con Putin.

Le dichiarazioni dell’Ambasciatore russo

Nel frattempo, l’ambasciatore russo a Belgrado Alexander Botsan-Kharchenko ha dichiarato in un’intervista al portale MONDO che la Serbia può contare sull’aiuto della Federazione Russa. Il supporto alla Serbia è sempre stato punto chiave e base delle nostre attività sul piano internazionale. Quando e se le relazioni fraterne sono in ballo, io sono sicuro – e ciò è stato detto ai massimi livelli – che la Serbia e il popolo serbo possono contare su qualunque aiuto da parte della Russia.

Le costanti tensioni derivanti dalla questione kosovara fanno sorgere la domanda se entrare in guerra a favore della Serbia sia o meno un corollario delle parole dell’Ambasciatore. Egli risponde semplicemente: Dipende tutto dalla situazione. Sto dicendo che la Serbia può contare su qualsiasi aiuto che possa essere efficace e necessario in circostanze concrete. Inoltre sottolinea come sviluppare ulteriormente questo concetto significherebbe esporsi alle solite “ostili interpretazioni” fatte su qualunque cosa viene detta dai rappresentanti della Russia. Non voglio alimentare i nemici, ecco perché rispondo così: ogni cosa dipende dalla valutazione e dalla situazione specifica nella quale Serbia e Russia si vengono a trovare.

La questione del Kosovo

La Serbia ha attualmente lo status di Paese-candidato all’adesione alla UE, ottenuto nel 2021, ma Belgrado aveva mostrato già dal 2005 la volontà di entrare nell’Unione Europea. Il percorso di integrazione politica ed economica deve comunque passare dalla normalizzazione delle relazioni con il Kosovo. E anche per Pristina essere accettati nel consesso europeo o euroatlantico non può prescindere dalla conciliazione con Belgrado. Ci sono però ancora molti ostacoli da superare. Ancora pochi mesi fa, Vučić aveva pubblicamente affermato, a proposito del piano franco-tedesco per la soluzione della crisi in Kosovo, che “il riconoscimento del Kosovo e la sua ammissione all’Onu sono per noi fuori discussione. Sul resto possiamo parlare.

Il vertice di Ohrid

L’occasione più recente di avanzare sulla via della conciliazione si è presentata la settimana scorsa, quando i leader dei rispettivi Paesi si sono incontrati a Ohrid, in Macedonia del Nord. Purtroppo però il vertice si è risolto in un nulla di fatto, nonostante la NATO avesse esortato le parti a fare dei progressi. Il segretario generale delegato dell’Alleanza Atlantica Mircea Geoană aveva dichiarato prima dell’incontro di appoggiare fortemente la UE nei suoi sforzi di normalizzazione delle relazioni fra Serbia e Kosovo. Ma prima del summit Vučić aveva specificato che non avrebbe “firmato nulla”, perché mancava la bozza di risoluzione che la UE avrebbe dovuto presentare per tempo in risposta alle proposte avanzate da serbi e albanesi.

Le due parti avevano dato un assenso preliminare al piano europeo il 27 febbraio, ma a Ohrid non si è andati oltre un generico consenso sul fatto di dover implementare il futuro piano europeo in undici punti.  La soluzione del problema del Kosovo non va rimandata, perché può rischiare di diventare il prossimo punto caldo dell’Europa. Il presidente serbo Aleksandar Vučić è sempre stato contrario ai tribunali internazionali sui crimini di guerra e oggi in maniera negativa l’emissione di un mandato di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin da parte della Corte P

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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