Riconoscimento facciale, Usa verso il grande fratello come la Cina

Riconoscimento facciale, Usa verso il grande fratello come la Cina

30 Dicembre 2022 0

L’agenzia per la Sicurezza dei Trasporti americana (Tsa) e la US Customs and Border Protection (CBP) vogliono allargare l’utilizzo degli scanner facciali per verificare le identità dei passeggeri negli aeroporti americani. A riportare la notizia il Washington Post in un lungo articolo nel quale avanza una lunga serie di perplessità sulla strada che vuole intraprendere l’autorità federale.

Ad oggi sono sedici i principali aeroporti nazionali che stavano testando la tecnologia di riconoscimento facciale, ora però l’intenzione sarebbe estenderlo a livello nazionale dal 2023. Una delle poche notizie ufficiale è che a giugno del 2019 il CBP aveva già scansionato i volti di oltre 20 milioni di viaggiatori in entrata e in uscita dal Paese. La TSA ha anche collaborato con il CBP su iniziative di vera e propria sorveglianza facciale, con piani per espandere ulteriormente la sorveglianza facciale ai viaggiatori nazionali. E l’estensione a tutti gli aeroporti americani va proprio in quest’ultima direzione.

Gli attuali chioschi con le telecamere hanno soppiantato un lavoro che prima veniva svolto da centinaia di esseri umani chiamati a controllare le foto sui documenti d’identità dei viaggiatori per assicurarsi che non siano impostori. E la loro sperimentazione nasce a seguito degli attacchi dell’11 settembre. E il primo aeroporto ad ospitare il riconoscimento facciale della TSA è stato il Ronald Reagan di Washington (DCA) nell’agosto 2020.

Come funziona il riconoscimento facciale TSA

Ti avvicini al chiosco per controllare i documenti di viaggio e inserisci il tuo documento d’identità in una macchina. Quindi guardi in una fotocamera per un massimo di cinque secondi e la macchina confronta la tua foto dal vivo con quella che vede sul tuo documento d’identità. Lo chiamano un sistema di verifica “uno a uno”, confrontando un volto con un ID. Anche se il software sta giudicando se sei un impostore, c’è ancora un agente umano lì per fare la chiamata finale (almeno per ora).

Per Jason Lim, che aiuta a eseguire il programma formalmente noto come Credential Authentication Technology with Camera (CAT-2) per Tsa “Questa tecnologia è sicuramente un miglioramento della sicurezza e finora siamo molto soddisfatti per le capacità della macchina di eseguire il riconoscimento facciale in modo accurato“. Non tutti però sono d’accordo. Il WP ha evidenziato come esistano seri problemi per le persone che non assomigliano esattamente alla foto della patente di guida e per variazioni nell’aspetto nel tempo, come ad esempio un cambio di pettinatura. Per Tsa gli errori sono trascurabili eppure non ha mai voluto rilasciato un report effettivo sulla frequenza con cui il suo sistema identifica erroneamente le persone, attraverso corrispondenze positive o negative errate.

Il problema di errori nei riconoscimenti facciali

Albert Fox Cahn, il fondatore del Surveillance Technology Oversight Project, o STOP, e uno dei più grandi critici del riconoscimento facciale, proprio dalle colonne del WP ha sottolineato come sia preoccupato che la TSA dia il via libera ad una tecnologia che è più probabile che accusi falsamente Black and Brown e viaggiatori non binari e altri gruppi che hanno storicamente affrontato più errori di riconoscimento facciale.

E la denuncia di Cahn è stata suffragata da uno studio federale, pubblicato dall’Istituto nazionale federale di scienza e tecnologia e realizzato nel 2019, che ha rilevato come le persone asiatiche e afroamericane avevano una probabilità fino a 100 volte maggiore di essere identificate erroneamente rispetto agli uomini bianchi, a seconda del particolare algoritmo e del tipo di ricerca.

D’altra parte Business Insider come ricordato da Fox Business ha osservato che “l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine è illegale in alcune città, tra cui San Francisco poiché, in alcuni casi, le scansioni di riconoscimento facciale hanno portato a falsi arresti e persino al carcere per un uomo di colore che è stato identificato erroneamente“.

Le critiche alla Cina, ma i metodi sono i medesimi

Quando si sente parlare di governi che utilizzano il riconoscimento facciale, l’immaginazione corre giustamente alla situazione in Cina, dove è molto ampio l’uso di tale tecnologia. Una situazione che rende estremamente difficile per i cittadini eludere la sorveglianza. Quello che diventa difficile comprendere è perchè se lo fa Pechino è una violazione della privacy se invece lo fanno altri Paesi, Stati Uniti in testa è tutto legittimo. Quali maggiori garanzie si hanno al riguardo a Washington?

E’ evidente che la tecnologia di riconoscimento facciale può consentire una sorveglianza governativa non rilevabile e estremamente pervasiva e su vasta scala. Man mano che questa tecnologia diventa sempre più diffusa, il governo può usarla per accaparrarsi un potere senza precedenti per tracciare i movimenti e le associazioni degli individui, ponendo gravi rischi per la privacy e le libertà civili.

Se poi questa tecnologia viene messa nelle mani di agenzie come il CBP e la TSA, che sono state sorprese a seguire e spiare giornalisti, sottoporre viaggiatori innocenti a perquisizioni eccessive e umilianti, e prendere di mira e interrogare individui a causa della loro origine nazionale, credenze religiose, o opinioni politiche l’opinione pubblica globale dovrebbe preoccuparsi al pari di quanto avviene in Cina. Ancora di più se le Agenzie federali chiamate a governare questi processi ostacolano le richieste di informazioni e trasparenza.

La TSA afferma di non utilizzare il riconoscimento facciale per scopi di applicazione della legge. E sostiene di aver ridotto al minimo la conservazione dei dati sui volti, non utilizzando le scansioni per creare un nuovo database nazionale di ID dei volti. “La scansione e la corrispondenza vengono eseguite e immediatamente sovrascritte sul podio del Travel Document Checker. Non conserviamo né la foto dal vivo né la foto del documento d’identità“, ha assicurato sempre Lim al WP. Ma la TSA ha riconosciuto che ci sono casi in cui conserva i dati fino a 24 mesi in modo che il suo ufficio scientifico e tecnologico possa valutare l’efficacia del sistema.

Il precedente

La richiesta della TSA ha un precedente eccellente. A chiedere il riconoscimento fiscale appena un anno fa era stato l’Internal Revenue Service (IRS), il riscossore ufficiale delle tasse federali. Voleva accedere alle dichiarazioni dei redditi degli americani attraverso il riconoscimento facciale. La proposta fu accolta in modo feroce per i contraccolpi che avrebbe potuto creare sui problemi di privacy e alla fine è stata eliminata.

Purtroppo è noto che nei test con Delta, le macchine confrontano i volti in tempo reale dei passeggeri con un database di foto che il governo ha già, in genere dai passaporti. Risparmiare cinque minuti, perchè di questo si tratta, di prececk vale la possibilità che la propria identità biometrica finisca in big data che possono essere trafugati o manipolati?

Nel marzo 2020 l’American Civil Liberties Union e la New York Civil Liberties Union hanno intentato una causa chiedendo a un tribunale federale di ordinare al Department of Homeland Security, CBP, TSA di consegnare i documenti sull’implementazione della sorveglianza facciale negli aeroporti e i loro piani per sottoporre viaggiatori verso questa tecnologia in futuro. La causa, come spiegato dalle stesse organizzazioni, cercano di chiarire i contratti del governo con compagnie aeree, aeroporti e altri enti relativi all’uso del riconoscimento facciale. Ma non solo, vorrebbero anche mettere in chiaro le politiche e procedure riguardanti l’acquisizione, l’elaborazione e la conservazione delle informazioni biometriche acquisite al momento della scansione; e l’analisi dell’efficacia della tecnologia di riconoscimento facciale.

 

 

 

 

 

 

Marco Fontana
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