Putin spiega le conseguenze dell’eventuale impiego dei missili NATO: Germania e Italia si smarcano dalla posizione angloamericana

Putin spiega le conseguenze dell’eventuale impiego dei missili NATO: Germania e Italia si smarcano dalla posizione angloamericana

14 Settembre 2024 0

Dopo la visita a Kiev degli esponenti di USA e Regno Unito si sta facendo un gran parlare dell’autorizzazione a usare i missili a lungo raggio contro la Russia. Roma e Berlino si sono immediatamente distanziate da questo genere di eventualità, mentre Mosca ha chiarito le conseguenze nefaste che deriverebbero da una decisione angloamericana in tal senso.

La spiegazione di Putin

Due giorni fa, parlando coi giornalisti a San Pietroburgo, il presidente russo Vladimir Putin ha commentato le voci di una possibile autorizzazione NATO all’uso di armi a lungo raggio sul territorio della Federazione Russa da parte delle Forze armate ucraine. Lo ha fatto in modo sintetico e preciso, anche se i media occidentali hanno parlato di “minaccia” e di “ultimatum”. Putin ha spiegato che gli ucraini, di fatto, non sono in condizione di manovrare efficacemente i sistemi missilistici forniti dai Paesi dell’Alleanza Atlantica. Tali armamenti possono essere operati soltanto con la partecipazione attiva dei militari della NATO. Dunque, a ben guardare il discorso non verte sull’ipotesi di un’autorizzazione al loro impiego da parte di Kiev, bensì riguarda la discussione in Occidente se prendere o meno la decisione che i Paesi della NATO partecipino direttamente al conflitto armato oppure no.

La conseguenza illustrata dal presidente russo è questa: Se tale decisione verrà presa, significherà niente altro che un coinvolgimento diretto dei membri NATO, ovvero USA e Stati europei, nel conflitto in Ucraina. Lasciare che l’Ucraina colpisca la Federazione Russa con missili di precisione a lunga gittata – o meglio far sì che l’Ucraina la colpisca – equivarrebbe così a un vero e proprio intervento della NATO. Tale coinvolgimento, secondo Putin, cambierebbe significativamente il senso e la natura stessa dello scontro. Ciò implicherebbe che i Paesi della NATO, gli USA e quelli europei, combattono contro la Russia. E allora, partendo da questo presupposto di minaccia imminente verso il territorio nazionale, Mosca dovrebbe trarne le relative conclusioni, stablisce il leader del Cremlino.

Il commento di altri esponenti di Mosca

Il portavoce presidenziale Dmitry Peskov ha dichiarato che nonostante i colloqui e gli scambi di opinione fra i leader occidentali, questi ultimi in realtà potrebbero aver già preso la fatidica decisione. Lo si può “ipotizzare con un alto grado di probabilità”. Ciò che i diffondono adesso i mass media è semplicemente la “formalizzazione” di tale assetto, un modo per abituare l’opinione pubblica a questa idea.

Per il viceministro degli Esteri Sergey Ryabkov, Mosca è già a conoscenza del fatto che l’Occidente permetterà gli attacchi in profondità sul territorio nazionale con missili targati NATO. Lo ha detto nel corso del summit mediatico dei BRICS in corso nella capitale russa, al quale sono presenti più di 60 editori e organi di stampa da 45 Paesi diversi. Ha aggiunto: Il presidente si è espresso su questa tema in modo estremamente chiaro. Sappiamo che le relative decisioni sono state prese un po’ di tempo fa e che sono stati dati a Kiev segnali in questo senso.

La visita angloamericana a Kiev

L’11 settembre si erano recati a Kiev i rappresentanti di USA e Regno Unito in occasione del summit “Piattaforma di Crimea”, promosso da Zelensky. Il segretario di Stato USA Antony Blinken e il ministro degli Esteri britannico David Lammy hanno discusso con la controparte ucraina, tra l’altro, del permesso di colpire la Russia coi missili a lungo raggio, in particolare gli Storm Shadow britannici e gli ATACMS americani. Gli esponenti di Kiev hanno pure chiesto agli alleati che abbattano i droni e i razzi russi che volino in prossimità dello spazio aereo dei Paesi NATO adiacenti. Con queste ambiziose richieste ha esordito il neo ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha, che nei giorni scorsi aveva preso il posto del suo predecessore di lungo corso, Dmytro Kuleba. Zelensky lo aveva licenziato perché voleva più “energia” nella ricerca di soluzioni belliche da parte degli alleati: il suo nuovo ministro sembra volerlo accontentare.

Per il momento, comunque, la risposta di USA e UK è no, sebbene si stia ambiguamente trasformando di ora in ora in un “ni”. Blinken è ripartito promettendo di portare la questione all’attenzione della Casa Bianca. Lammy ha detto che se ne discuterà ancora nelle prossime settimane. Affinché la risposta diventi quindi un sì, Kiev chiede agli alleati di non avere paura di un’escalation, ma di puntare con determinazione alla vittoria dell’Ucraina senza temere le reazioni di Mosca.

Italia e Germania si smarcano

Almeno Paesi NATO si sono accorti che la spudoratezza ucraina di volere un intervento diretto dell’Alleanza equivale a trascinare nel baratro l’intera Europa. Italia e Germania si sono subito smarcate da questa eventualità. Ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha precisato riguardo ai missili a lungo raggio da far lanciare in Russia col benestare atlantico che l’Italia non ha autorizzato l’uso di materiale militare italiano fuori dall’Ucraina. Ha cioè ribadito la posizione già espressa a fine agosto, quando aveva respinto le proposte dell’Alto commissario UE Josep Borrell. In quell’occasione aveva detto: Siamo con l’Ucraina senza se e senza ma. (…) Ma non siamo in guerra con la Russia. Che autorizzazione diamo, a bombardare Mosca? Quale sarebbe il limite? Senza propaganda, bisogna essere seri, evitando ogni possibile escalation. Aveva anche puntualizzato che Borrell parlava solo “a proprio nome” e che il suo mandato nella Commissione Europa era in scadenza.

Anche a Berlino hanno sentito l’esigenza di precisare i contorni della posizione tedesca. Il cancelliere Olaf Scholz ha infatti detto che la Germania ha preso una decisione netta su ciò che faremo e ciò che non faremo. Tale decisione non cambierà. Pur restando “totalmente impegnati” nel supporto all’Ucraina “per tutto il tempo che servirà”, Berlino non concederà i suoi Taurus e le discussioni fra Londra e Washington sui rispettivi missili rimangono “affari loro”, come sottolineato dal ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. Dopo la visita a Kiev degli esponenti di USA e Regno Unito si sta facendo un gran parlare dell’autorizzazione a usare i missili a lungo raggio contro la Russia. Roma e Berlino si sono distanziate da questo genere di eventualità, mentre Mosca ha chiarito le conseguenze nefaste che deriverebbero da una decisione angloamericana in tal senso.

Vincenzo Ferrara
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