Putin, l’annuncio della sospensione del trattato New START: le motivazioni russe e le reazioni occidentali
Durante il discorso del 21 febbraio all’Assemblea Federale, il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato diversi segnali all’Occidente. Chi li interpreta come minacce, chi come avvertimenti, ma uno dei segnali più forti rimane il suo annuncio della sospensione della partecipazione russa al trattato New START sugli armamenti nucleari. Per il momento il ritiro dall’accordo è solo un’intenzione, una possibilità, anche se Putin ha già dimostrato di saper passare dalle parole ai fatti in modo determinato.
Il suo discorso comunque non prelude certamente a un attacco atomico su Washington o Londra, anche se la narrativa europea mainstream resta legata al vecchio schema reaganiano dell’Impero del Male che aggredisce l’Occidente Libero.
Breve excursus sui negoziati del disarmo
Il trattato New START è un accordo tra USA e Russia del 2011, l’ultimo in ordine di tempo che sancisce le modalità di controllo sugli armamenti nucleari. L’acronimo sta per Strategic Arms Reduction Treaty ed è “new” perché è il seguito dei precedenti START e di fatto li soppianta. I due firmatari non possono dispiegare più di 1550 testate nucleari strategiche a testa e devono rispettare dei limiti sui vettori quali bombardieri pesanti, ICBM (missili balistici intercontinentali) ed SLBM (missili lanciati da sottomarini).
I primi accordi sul controllo degli armamenti risalgono all’epoca del disgelo fra il presidente Richard Nixon e il leader sovietico Leonid Brezhnev, i quali nel 1972 firmarono il Trattato ABM (Anti-Ballistic Missile) derivante dai negoziati SALT I iniziati a Helsinki tre anni prima. Poi vennero i negoziati SALT II, che nel 1979 diedero luogo al relativo Trattato che fra le altre cose limitava la costruzione di armi strategiche. Tuttavia, pochi mesi dopo l’URSS mandò il suo esercito in Afghanistan e i rapporti fra le superpotenze peggiorarono, coi boicottaggi reciproci alle Olimpiadi e altri momenti di grave tensione.
Nel 1982 Ronald Reagan propose di avviare nuove trattative sulla riduzione delle armi strategiche, avviando così la fase degli START. Il primo fu firmato nel 1991 verso la fine della Guerra Fredda, ma attuarlo fu difficile a causa del crollo dell’URSS: tre delle quindici ex Repubbliche sovietiche, Ucraina, Bielorussia e Kazakistan, avevano dei missili nucleari dislocati sul loro territorio e occorreva fare in modo che passassero alla nascente Federazione Russa.
Fu solo nel 2001 che Mosca riuscì a completare i punti dell’accordo. Nel 1993 George Bush padre e il primo presidente russo Boris Eltsin firmarono lo START II, che abbassava ancora il limite delle testate nucleari e vietava i sistemi a lancio multiplo, i MIRV (Multiple Independently targetable Reentry Vehicles). L’accordo però non venne mai ratificato, ma fu superato dal SORT, Trattato sulla riduzione dell’offensiva strategica, firmato nel 2002 da George Bush figlio e da Putin. A sua volta, il SORT è stato sostituito dal New START.
Talvolta pure gli USA sono usciti dai Trattati
Uscire da un trattato sulle armi nucleari non è prerogativa russa, perché nel 2002 il presidente George W. Bush annunciò il ritiro unilaterale degli USA dall’ABM. Secondo Washington, infatti, l’accordo indeboliva la capacità americana di difendersi da attacchi missilistici di organizzazioni terroristiche o di Stati “canaglia”. E col ricordo ancora vivo dell’11 settembre – era passato meno di un anno – la decisione poteva apparire all’opinione pubblica come giustificabile.
Poi fu il turno di Donald Trump, che nel 2019 ritirava gli USA dal Trattato sulle forze nucleari a medio raggio del 1987. Trump sosteneva che Mosca violava i termini dell’accordo e che il trattato svantaggiava Washington rispetto a Pechino. Nel 2015 la Russia si era invece ritirata dal CFE, il Trattato del 1990 sulle forze armate convenzionali in Europa, che sanciva un “sostanziale equilibrio” degli eserciti dei Paesi NATO europei e quelli del Patto di Varsavia.
Nel 2007 la Russia aveva sospeso la partecipazione, ritirandosi completamente nel 2015 perché riteneva l’accordo “anacronistico”, in quanto siglato quando il blocco militare dei Paesi comunisti esisteva ancora. Per gli Stati Uniti, comunque, rimodernare l’arsenale strategico e sviluppare nuovi tipi di missili nucleari è sempre una delle priorità. Lo scorso anno, infatti, Washington aveva annunciato la creazione entro il 2029 del Sentinel, successore del vecchio Minuteman III.
Il discorso di Putin
Nel suo intervento all’Assemblea federale, un discorso alla nazione, Putin ha spiegato il motivo della sospensione della partecipazione al Trattato New START. Nel farlo, ha precisato che non si tratta di un’uscita dall’accordo, ma di una sorta di pausa. Il presidente russo ha rammentato che gli USA stessi hanno violato di fatto gli accordi fondamentali sulla sicurezza e si sono ritirati dai trattati sulle armi nucleari.
Inoltre ha espresso biasimo per l’atteggiamento della NATO, che chiede alla Russia di adempiere fedelmente agli obblighi derivanti dai trattati, mentre i suoi Paesi membri sostanzialmente fanno come gli pare. E gli esponenti dell’Alleanza Atlantica vorrebbero effettuare (a norma del Trattato) ispezioni presso gli impianti nucleari russi, anche se nella questione ucraina si stanno comportando in modo ostile verso la Russia al punto da voler infliggere a Mosca una “sconfitta strategica”.
Si tratta, secondo Putin, di ipocrisia e cinismo oppure di stupidità: ma i vertici occidentali non sono affatto stupidi, appunta il presidente russo. Infine si chiede quale sia la posizione delle altre due potenze nucleari europee, Francia e Regno Unito: come vanno considerati i loro arsenali nucleari, che sono puntati contro la Russia, ma che non rientrano nel trattato START?
Le reazioni di NATO e USA
Alla dichiarazione russa di sospondere la partecipazione al Trattato è corrisposta l’immediata disapprovazione dei vertici NATO e USA. Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg afferma addirittura che con tale decisione viene smantellata l’intera architettura del controllo degli armamenti. Fortunatamente, però, il politico norvegese si ricorda che oltre ad attaccare verbalmente si può anche ricorrere alla diplomazia, e dunque aggiunge: Incoraggio fortemente la Russia a riconsiderare la sua decisione e a rispettare gli accordi esistenti. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken definisce la decisione russa profondamente infelice e irresponsabile.
Biden, da Varsavia, prova a rassicurare Putin sul fatto che né i Paesi europei né tanto meno gli USA stiano tramando per aggredire la Russia o stiano tentando di controllando o distruggerla. Nel discorso all’Assemblea Federale il presidente russo ha lanciato diversi segnali all’Occidente: chi li interpreta come minacce, chi come avvertimenti, ma l’annuncio della sospensione russa al trattato New START sugli armamenti nucleari resta uno dei segnali più forti.
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