Orbán blocca il rinnovo delle sanzioni UE anti-russe e sventa quelle contro la Georgia
Nelle convulse settimane finali dell’amministrazione Biden l’Unione Europea a guida von der Leyen non ci prova nemmeno a voltare pagina. Si incaponisce con l’ennesimo pacchetto di sanzioni e col rinnovo di tutte le misure anti-russe e vuole anche punire la Georgia per non accettare le sue interferenze elettorali. Ma il premier ungherese Viktor Orbán si è messo di traverso e sta facendo penare gli euroburocrati.
Stop al rinnovo delle sanzioni
Siamo ormai al quindicesimo pacchetto di sanzioni antirusse da parte di Bruxelles. Ogni sei mesi devono essere rinnovate con voto unanime. Finora l’accordo per ottenere il consenso di tutti e 27 gli Stati membri è sempre stato raggiunto all’ultimo summit disponibile. Ma stavolta le cose sembra possano andare diversamente, proprio al termine del semestre ungherese di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea. Il voto per il rinnovo delle sanzioni è previsto alla fine di gennaio, undici giorni dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca. E proprio in considerazione della nuova amministrazione americana, Orbán ha deciso di mettere uno stop alle misure anti-russe. Dopo il vertice UE della settimana scorsa ha infatti dichiarato di essere contrario a qualunque cosa che possa andare contro le future relazioni transatlantiche dell’Europa. Quindi, prima di dare l’assenso alle sanzioni, vuole valutare la linea che gli USA a guida repubblicana intenderanno tenere verso il Cremlino.
Ultimi colpi di coda UE-Biden
L’amministrazione Dem ormai agli sgoccioli sta cercando disperatamente il modo di danneggiare Mosca. Sul piano militare ha approvato a ottobre un pacchetto urgente di assistenza bellica sfruttando i poteri straordinari concessi al presidente per prelevare armi dagli stessi arsenali nazionali. E oggi ne ha promesso un altro. Sul piano economico sta studiando l’applicazione di sanzioni al commercio di petrolio russo anche contro gli acquirenti terzi. Il problema per il blocco occidentale è che fino a questo momento la Russia ha retto bene i colpi delle sanzioni euroamericane, dimostrando anzi la capacità di crescere nonostante le limitazioni. Bruxelles, guidata da Ursula von der Leyen al suo secondo mandato come presidente della Commissione, ha appena imposto il quindicesimo pacchetto sanzionatorio. Vista la scarsa efficacia dei precedenti, quello attuale è calibrato proprio sulla “flotta fantasma” di petroliere russe e contro l’industria della difesa di Mosca.
I buoni rapporti fra Orbán e Trump
Non è una novità il fatto che il premier ungherese metta i bastoni fra le ruote all’Eurocommissione. Stavolta però dipende soprattutto dai suoi buoni rapporti col presidente americano. Orbán infatti ha dimostrato il suo entusiasmo per la vittoria elettorale di Trump e il 9 dicembre si è recato a trovarlo nella sua dimora di Mar-a-Lago. Il deputato repubblicano Mike Waltz, designato come prossimo Consigliere per la sicurezza nazionale, ha affermato che Orbán, oltre ad avere relazioni regolari coi russi, ha chiaramente un ottimo rapporto con Trump. E infatti poco dopo la sua visita in Florida, ha parlato con Putin di tregua e negoziati di pace. È stato ipotizzato che quello fosse anche il messaggio che presumibilmente veniva dall’incontro con Trump, ma Waltz non ha confermato né smentito. Si è limitato a dire: intendiamo continuare a dialogare e il presidente fa chiaramente sapere che vuole che questa guerra si fermi.
I rapporti non tanto buoni con Zelensky
Con i vertici ucraini, invece, il governo di Budapest ha dei rapporti tutt’altro che idilliaci. Gli ultimi scandali riguardano le dichiarazioni di Zelensky sul fatto che non gli servano “intermediari” per comunicare col presidente eletto degli Stati Uniti. E ha aggiunto che vi sono diversi politici che cercano di trarne vantaggio. Il riferimento è ovviamente al premier ungherese: non ha alcun mandato per trattare una tregua o lo scambio di prigionieri, precisa Zelensky. Il Ministero degli Esteri ucraino ha poi intimato all’Ungheria di smetterla con le affermazioni sulla sua capacità di fermare il conflitto e ha chiesto di evitare i contatti unilaterali col Cremlino.
Stop alle sanzioni contro la Georgia
Intanto Orbán è riuscito a bloccare un altro pacchetto di sanzioni, quello indirizzato al governo di Tbilisi. La scorsa settimana l’Unione Europea voleva applicare misure contro i politici georgiani, colpevoli secondo Bruxelles di aver represso con la violenza le proteste post-elettorali. Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha a sua volta accusato la UE di essersi schierata in modo per nulla neutrale e democratico a fianco dell’opposizione georgiana. E allora pensano misure come la sospensione dell’esenzione dal visto, per le quali non serve l’unanimità (come le sanzioni anti-russe), ma una semplice maggioranza. Nelle convulse settimane finali dell’amministrazione Biden l’Unione Europea a guida von der Leyen non ci prova nemmeno a voltare pagina. Si incaponisce col rinnovo di tutte le misure anti-russe e vuole anche punire la Georgia per non accettare le sue interferenze elettorali. Ma Orbán si è messo di traverso e sta facendo penare gli euroburocrati.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.