Negli USA accusano Zelensky di interferenze nella campagna presidenziale. Chiesto il licenziamento dell’ambasciatrice ucraina.

Negli USA accusano Zelensky di interferenze nella campagna presidenziale. Chiesto il licenziamento dell’ambasciatrice ucraina.

28 Settembre 2024 0

Il viaggio di Zelensky negli Stati Uniti sta scatenando una marea di polemiche nell’arena politica americana. Le parole e le azioni del presidente ucraino sono considerate da diversi senatori molto più che inopportune: delle vere e proprie ingerenze nella campagna elettorale presidenziale.

Le critiche a Vance

Zelensky aveva innescato la diatriba già all’inizio della settimana, quando è uscita la sua intervista al New Yorker. Commentando la decisione di Trump di scegliere il senatore dell’Ohio J.D. Vance come suo candidato vicepresidente, ha immediatamente bollato quest’ultimo come troppo radicale. Il fatto che sia intenzionato a far cedere i territori ucraini alla Russia costituisce uno di segnali pericolosi mandati a Kiev. Afferma comunque di non prenderlo sul serio e di ritenere le sue uscite come puri slogan. Comunque lo invita a documentarsi sulla Seconda Guerra mondiale per capire le conseguenze di determinate scelte. L’astio che si percepisce dalle risposte di Zelensky deriva dall’esplicito scetticismo di Vance verso la necessità per gli Stati Uniti di continuare a foraggiare l’Ucraina a discapito degli americani stessi. Nella stessa intervista ha poi usato toni molto più concilianti e comprensivi verso Trump, ma non è bastato a far passare inosservate le critiche a Vance.

La visita alla fabbrica di munizioni

La rabbia dei senatori americani è salita ancora quando qualche giorno fa Zelensky ha visitato una fabbrica di armi nella città natale di Biden, Scranton. L’impianto si trovi in Pennsylvania, uno Stato chiave per la corsa elettorale, forse addirittura determinante per il 5 novembre. L’accusa è che si sia trattato un evento elettorale a tutti gli effetti, gestito dai collaboratori della vicepresidente Kamala Harris. Zelensky è giunto a bordo di un C-17 della U.S. Air Force, dunque su un mezzo dell’aviazione militare statunitense. Non solo ha utilizzato le immagini dello stesso per pubblicizzare il suo viaggio diplomatico, ma mentre era a bordo del velivolo ha rilasciato dichiarazioni di natura politica. Ciliegina sulla torta del cattivo gusto è stata l’apposizione della firma sulle munizioni da artiglieria da 155 millimetri, quelle prodotte nell’impianto di Scranton. Finora gli USA ne hanno fornito all’Ucraina ben 3 milioni di pezzi.

L’indagine parlamentare

A seguito di questi fatti, il deputato repubblicano del Texas Lance Gooden insieme ad altri otto Congressmen ha chiesto l’apertura di un’inchiesta. La commissione della Camera ha così avviato l’indagine, come annunciato dal presidente della Commissione di vigilanza e contabilità della Camera James Comer, deputato repubblicano del Kentucky. L’accusa principale è che la tappa di Zelensky alla fabbrica di munizioni sia stata un atto di pubblicità elettorale organizzato dalla stessa amministrazione Biden ricorrendo ai fondi pubblici. Si tratterebbe dunque di una “potenziale interferenza nelle elezioni federali”. Dal Partito Democratico fanno presente che per le visite di questo tipo è consuetudine che i governatori accompagnino gli ospiti, come avvenuto con Zelensky per il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro. Tuttavia quest’ultimo, dicono gli accusatori repubblicani, è figura vicinissima alla Harris. È stato pure fra i potenziali candidati democratici alla vicepresidenza. Inoltre, nessun esponente repubblicano è stato invitato per l’occasione.

Chiesto il licenziamento dell’ambasciatrice di Kiev

Una reazione forte è arrivata anche dal presidente della Camera Mike Johnson, secondo cui la visita a Scranton è stato un vero e proprio evento elettorale di parte pianificato per aiutare i Democratici. Dunque è stata un’interferenza nella politica americana. Johnson ha così chiesto formalmente il licenziamento dell’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti Oksana Markarova. Secondo lui non può più servire equamente ed efficacemente come diplomatica in questo Paese. Finora l’ambasciata di Kiev a Washington non ha rilasciato commenti. Lo hanno fatto invece i Democratici, i quali dicono che le prese di posizione di Johnson e di Comer mostrano come i Repubblicani vogliano abbandonare un “importante alleato degli Stati Uniti”. Il deputato democratico Jamie Raskin afferma: Mentre il presidente Zelensky combatte per la libertà e lo stato di diritto a nome delle democrazie di tutto il mondo, Donald Trump e i suoi servili seguaci Maga si schierano ripetutamente con Vladimir Putin.

Stai fuori dai nostri affari!

Altri esponenti repubblicani hanno espresso irritazione e contrarietà per i commenti di Zelensky su Vance e per gli altri fatti della settimana. L’ex governatore dell’Alaska Sean Parnell ha detto: Se non è questa un’ingerenza nelle elezioni di un Paese straniero, allora non so cosa lo possa essere. Il senatore del Texas John Cornyn ha dichiarato alla CNN che Zelensky deve “stare fuori dalla politica americana”. Ha aggiunto che il suo è stato un “monumentale errore di valutazione”. Pure il senatore del South Dakota John Thune ha consigliato al presidente ucraino di restare fuori dagli affari statunitensi. Sebbene lui e Vance abbiano su alcune questioni delle differenze di vedute, dice, questo non è certo il luogo in cui possa fare contestazioni nel bel mezzo delle elezioni americane.

Persino Graham arriccia il naso

A Zelensky è arrivato un velato rimprovero addirittura da uno dei sostenitori più accaniti di Kiev, il “falco” Lindsey Graham. Il senatore della Carolina del Sud ha definito come “sbaglio” il giro in Pennsylvania insieme al governatore Shapiro. Di per sé visitare l’impianto produttivo di munizioni “ha senso”, ma le implicazioni politiche della visita andavano evitate. Il viaggio di Zelensky negli Stati Uniti sta scatenando una marea di polemiche nell’arena politica americana. Le parole e le azioni del presidente ucraino sono considerate da diversi senatori molto più che inopportune: delle vere e proprie ingerenze nella campagna elettorale presidenziale.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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