Tunisia: l’attesa infinita dei migranti per ritornare a casa con l’Oim

Tunisia: l’attesa infinita dei migranti per ritornare a casa con l’Oim

9 Aprile 2025 0

Migliaia di migranti provenienti da diverse nazioni dell’Africa subsahariana, attualmente ospitati nell’insediamento informale situato ai chilometri 24, 25 di Al Amra, e Ben Farhat, nel governatorato di Sfax attendono le procedure dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) senza aver ancora ricevuto seguito operativo. “Siamo tra 1.500 e 2.000 persone che in questo momento desiderano lasciare la Tunisia“, ha dichiarato Kwame, un giovane originario del Ghana arrivato in Tunisia l’anno scorso. La situazione nell’area di accoglienza rimane precaria.

Numerosi individui, provenienti da Ghana, Sudan, Camerun e Nigeria hanno espresso la volontà di fare ritorno nei loro paesi d’origine, inoltrando formale richiesta di assistenza all’Oim, l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata alle migrazioni.

Forti incertezze e preoccupazioni

Tuttavia, ad oggi, non sarebbero giunte indicazioni precise riguardo ai tempi e alle modalità di realizzazione di questi rientri volontari. Tale incertezza sta generando crescente preoccupazione e frustrazione tra i richiedenti protezione, molti dei quali si trovano in condizioni di vulnerabilità e aspirano a ricongiungersi con le proprie famiglie, dopo un prolungato periodo di attesa in Tunisia nella speranza di proseguire verso l’Europa. “Ho fatto richiesta di rimpatrio da sei o sette mesi”, afferma un migrante della Costa d’Avorio ai nostri microfoni, mentre una sua connazionale incalza: “la Tunisia era solamente un passaggio, non siamo venuti qua per restare”.

Tra le decine di subsahariani, incontrati di fronte alla sede dell’Oim a Lac 1, nella capitale Tunisi, diversi richiedenti protezione attendono aggiornamenti sulle tempistiche previste per l’avvio dei programmi di rimpatrio da parte dell’organizzazione internazionale. “Abbiamo urgente bisogno di tornare a casa, siamo esausti“, ha affermato un giovane proveniente dalla Nigeria che si è identificato come Chinedu, mentre molti altri hanno fatto appello al presidente Kais Saied di aiutarli per tornare a casa.

A Sfax continua il monitoraggio dei richiedenti asilo

Bayo, originario del Ghana, ha lanciato un appello alle autorità tunisine affinché facilitino il loro rientro sicuro nei paesi d’origine. “Abbiamo trascorso quasi un anno senza impiego, siamo pronti a partire immediatamente“, ha aggiunto Bayo. Le motivazioni del ritardo nella risposta dell’Oim nell’organizzazione dei voli di rientro non sono state comunicate ufficialmente. La situazione a Sfax rimane sotto stretta osservazione, con le autorità locali e le organizzazioni umanitarie, tra cui la Mezzaluna Rossa Tunisina e gli scout, che monitorano le condizioni dei richiedenti protezione in attesa di sviluppi.

La mancata risposta alle richieste di rientro volontario rischia di esacerbare le tensioni e di prolungare la difficile condizione in cui versano queste persone. La vicenda evidenzia ancora una volta la complessità e le sfide connesse alla gestione dei flussi migratori nella regione del Mediterraneo e la necessità di un approccio globale e coordinato tra paesi di transito, di origine ed enti internazionali.

I primi scontri

Violenti scontri sono divampati nei campi di fortuna allestiti tra gli uliveti di Sfax, in Tunisia, provocando la morte di un cittadino guineano e il ferimento di decine di persone. A renderlo noto giovedì è stato Tarek Mahdi, membro del parlamento tunisino che ha visitato l’area interessata. Il portavoce della Guardia nazionale, Houssem El Dine Jebabli, ha confermato il decesso dell’uomo originario della Guinea, precisando che è stato colpito alla testa da una pietra.

Sei persone sono state arrestate in relazione agli incidenti, tra cui il presunto aggressore, identificato come un cittadino ivoriano, ha aggiunto Jebabli. Secondo quanto riferito da Tarek Mahdi, rappresentante eletto di Sfax, ai media nazionali, gli scontri sarebbero iniziati martedì scorso. Il parlamentare ha parlato di “decine” di feriti, alcuni dei quali colpiti da “machete e altre armi da taglio“. Il deputato ha inoltre indicato che la disputa sarebbe scaturita tra due gruppi di migranti, uno proveniente dalla Guinea e l’altro dalla Costa d’Avorio, in seguito alla trasmissione di una partita di calcio.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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