Negli Stati Uniti si moltiplicano le critiche alla retorica di Biden: gli aiuti militari a Kiev favoriscono solo i fabbricanti di armi, non il popolo americano
Sulla rivista del Quincy Institute for Responsible Statecraft, centro studi con base a Washington, viene smontata la retorica che il presidente Biden usa con gli americani per convincerli a finanziare l’Ucraina. Produrre armi per Kiev, spiega, va a beneficio dell’industria della difesa e del suo indotto, quindi di tutto il popolo americano.
La fallacia di tale ragionamento è svelata dal professor Peter Harris della Colorado State University: a ricevere i fondi e a fare cassa sono in realtà alcune aziende produttrici, sempre le stesse, situate in zone ben precise del Paese. Il guadagno di pochi soggetti selezionati non può giustificare l’uso delle tasse di tutti i contribuenti.
Ma alla fine gli Stati Uniti rinnoveranno i finanziamenti all’Ucraina per la sua guerra contro la Russia? Il Congresso sta sperimentando delle difficoltà nel dirimire la questione, con i Repubblicani che ancora non concedono il loro assenso a meno che Biden non accetti di rafforzare le misure di sicurezza lungo con il confine col Messico. Poiché il sostegno all’Ucraina appare in questo momento piuttosto traballante, alla Casa Bianca sono nervosi, e hanno ragione a esserlo.
Il sistema dei finanziamenti all’Ucraina
Nello sforzo di convincere i Congressmen della necessità di continuare ad armare Kiev, lo scorso anno il presidente Biden ha cercato di sottolineare i benefici economici che ne sarebbero derivati ai cittadini americani. Tale strategia di comunicazione era motivata dal fatto che molti elettori – così si pensava – potevano credere erroneamente che la definizione di “aiuti all’Ucraina” implicasse enormi somme di denaro trasmesse sui conti bancari di Kiev.
In realtà molti degli aiuti militari degli USA hanno la forma di contributi materiali, tipo armi e munizioni provenienti da depositi già esistenti. Quando il Congresso approva ulteriore assistenza all’Ucraina, la parte del leone di tali finanziamenti va alle aziende nazionali che hanno il compito di rifornire anzitutto gli arsenali del Pentagono.
Visti sotto questa luce, gli aiuti all’Ucraina iniziano a sembrare più accettabili alle persone che hanno una visione ristretta dell’interesse nazionale. Chi avrebbe da obiettare all’afflusso di miliardi di dollari verso aziende situate negli States e quindi verso i lavoratori americani? Tuttavia, fra le molte buone ragioni per mettere le risorse degli USA al servizio dello sforzo bellico ucraino, il miglioramento delle condizioni economiche dei normali cittadini americani è una delle più deboli.
Cosa implicano davvero questi finanziamenti
Naturalmente è fuorviante caratterizzare i fondi spesi per armare Kiev (finora più di 68 miliardi di dollari) come un guadagno inatteso. A sentir parlare Biden, uno potrebbe credere che le spese militari siano praticamente dei soldi a gratis, che aspettano di andare a beneficio dei produttori americani non appena il Congresso si decide a lasciarli passare.
In realtà sono proprio i soldi delle tasse dei contribuenti, ossia denaro preso dalle tasche della gente comune, e non soldi che vengono dati loro. È sempre vero che il Congresso può destinare fondi al fine di redistribuire la ricchezza: gli aiuti all’Ucraina non fanno eccezione. Ma un modo in cui si distinguono le spese militari è nei termini diseguali con cui i soldi per la Difesa vengono distribuiti; il motivo di tale disomogeneità è il modo in cui le aziende del settore della difesa sono dislocate sul territorio degli USA e concentrate in determinate località: ad esempio Tarrant County nel Texas, Fairfax County in Virginia ed El Paso County in Colorado.
Il budget per la Difesa raggiungere solamente questi luoghi, dove operano i fabbricanti di armi, le aziende aerospaziali ed enti simili, che formano una regione non contigua dentro gli USA che alcuni accademici hanno denominato “cinturone da pistola” (gunbelt) a causa della sua dipendenza economica dal militarismo.
La domanda scottante
Di contro, la generosità del Pentagono raramente ha un impatto diretto sulle economie locali che sono incentrate su altri settori. In breve, ogniqualvolta la spesa militare aumenta, significa solo che le comunità già abituate a ricevere larghe somme di dollari destinati alla difesa ne ricevono ancofra più del solito. Come mostra la stessa mappa del Dipartimento della Difesa, è questo il motivo per cui più di una dozzina di Stati non hanno avuto nessun aumento di afflusso di denaro dagli aiuti per l’Ucraina.
La verità allora è che gli aiuti per Kiev sono di beneficio esclusivamente per le economie di alcune zone selezionate degli USA: quindi perché i contribuenti di tutta America dovrebbe essere felici dell’afflusso di denari federali soltanto verso alcune città e alcuni paesi? È una domanda che non viene sollevata abbastanza spesso. Per la precisione gli Stati che appartengono al “cinturone” ogni anni ricevono decine di miliardi di dollari di budget federale.
Nulla di deplorevole: è solo una normale conseguenza del fatto che gli USA hanno un grosso budget per la Difesa. Sono soldi che vanno spesi da qualche parte. Ma non vi è nulla che abbia uno spirito progressista o comunitario nel dare ulteriori miliardi a tali posti, anzi è estremamente ripugnante aspettarsi la gratitudine di tutto il popolo per un’esageratamente iniqua ripartizione di ricchezza.
Le spese militari non sono un programma sociale
Una possibile replica a tale argomento è che le spese militari di per sé non hanno la caratteristica di dover essere eque, dunque nessuno dovrebbe sdegnarsi se i soldi spesi per gli aiuti a Kiev vanno a beneficio di alcuni americani e non di altri. Dopo tutto il Pentagono distribuisce soldi come maniera per stabilire una forte difesa nazionale, non per migliorare la condizione di determinate località geografiche o gruppi demografici.
Ma è proprio questo il punto: le spese militari non sono un programma sociale e non dovrebbero essere giustificate così. Se vi sono americani che beneficiano economicamente dalla politica estera degli USA o di quella della Difesa, per esempio con l’assistenza all’Ucraina – e certamente ve ne sono – allora ciò dovrebbe essere ammesso come un semplice effetto casuale, non come un obiettivo che viene massimizzato da una campagna politica ben indirizzata.
Per chiunque sia interessato a migliorare il benessere dei semplici cittadini americani, le spese militari non dovrebbero essere il meccanismo prescelto; esse sono una forma di ripartizione di ricchezza, ma soltanto in un senso retrogrado, qualcosa che difficilmente va celebrato. Il presidente Biden non fa mistero di ritenere che la guerra in Ucraina tocchi il nucleo degli interessi nazionali americani.
Dovrebbe allora continuare a proporre la sua idea in termini più convincenti, perché gli effetti economici degli aiuti a Kiev sulle economie locali non sono certo un argomento forte.
FONTE: FONTE ORIGINALE:
52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.