Micronexit: temporaneamente scongiurata la spaccatura fra gli Stati del Pacifico
La cosiddetta “Micronexit”, ovvero l’uscita di alcuni Stati dal Pacific Island Forum (PIF), l’organizzazione intergovernativa che riunisce i Paesi dell’oceano Pacifico, è stata per il momento scongiurata. Il recente viaggio diplomatico del segretario di Stato americano Antony Blinken sembra aver avuto l’effetto di rinsaldare le posizioni unitarie a discapito dei tentativi della Cina di aumentare la propria influenza sulla regione. Nel visitare gli Stati oceanici, Blinken ha sottolineato il “ruolo cruciale” del PIF nell’indirizzare l’azione dei Paesi dell’area pacifica e ha promesso che Washington continuerà a impegnarsi nel fornire in primo luogo sicurezza e poi gli aiuti contro il COVID. Gli Stati Federati di Micronesia in particolare hanno dichiarato voler di “mettere in pausa” il ritiro dall’organizzazione dopo aver ottenuto la promessa di riformare il PIF, a condizione però che tali riforme vengano effettivamente attuate entro il prossimo mese di giugno. Il primo ministro ad interimdelle isole Figi Aiyaz Sayed Khaiyum ha accolto favorevolmente la sospensione dell’uscita, perché darà il tempo per far progredire le trattative e non disperdere i valori ancora attuali del dialogo e della Pacific Way.
A bloccare le pratiche di uscita sono anche Kiribati, Nauru, Palau e la Repubblica delle Isole Marshall, che ha tenuto un summit online l’11 febbraio per discutere le riforme sostanziali che andrebbero applicate al Pacific Island Forum e alla sua presidenza. La decisione di revocare temporaneamente il ritiro è stata comunicata alla sede del PIF nelle Figi a un anno esatto dall’annuncio di uscita dato insieme agli altri quattro Paesi: la spaccatura si era avuto quando è stato impossibile raggiungere un accordo informale sulla scelta di un nuovo segretario a rotazione fra gli Stati membri e nella votazione del 4 febbraio 2021 era stato scelto il premier delle isole Cook Henry Puna a scapito del rappresentante delle isole Marshall, l’ambasciatore Gerald Zackios. E proprio la rinuncia di Puna potrebbe essere la vera causa del blocco della “Micronexit”, come suggerito dal presidente della Micronesia David Panuelo, ma senza trovare riscontro da parte del PIF, che ha voluto mantenere riservati i dettagli dell’accordo. I leader dei Paesi PIF si incontreranno a marzo per discutere insieme i prossimi passi da fare, per poi tenere entro qualche mese un altro vertice a Suva, capitale delle Figi.
Nell’ambito dell’organizzazione la scorsa primavera vi era stato un altro evento che aveva dato un forte scossone alla stabilità della regione: il cambio di potere a Samoa. Da aprile a luglio, infatti, vi era stata una pesante crisi istituzionale iniziata con le elezioni politiche che avevano visto la vittoria di misura della candidata Fiame Naomi Mataʻafa del partito FAST (Faʻatuatua i le Atua Samoa ua Tasi), divenuta così la prima donna premier di Samoa. Lo sconfitto è stato Sa’ilele Malielegaoi, che era rimasto in carica per 23 anni, il secondo premier più longevo del mondo dopo Hun Sen, primo ministro della Cambogia dal 1985.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.