Un’altra linea rossa varcata dalla NATO. Parigi annuncia la fornitura a Kiev di altri missili SCALP a lunga gittata

Un’altra linea rossa varcata dalla NATO. Parigi annuncia la fornitura a Kiev di altri missili SCALP a lunga gittata

18 Gennaio 2024 0

Il 2024 comincia all’insegna della grandeur militarista di Parigi. In spregio all’intesa contro la proliferazione delle tecnologie missilistiche a lungo raggio, la Francia ha annunciato l’invio di altri SCALP all’Ucraina. Oltre a premere sul Regno Unito e soprattutto sulla Germania affinché facciano altrettanto, i francesi avanzano sulla pericolosa via dell’escalation, rischiando di provocare una reazione di Mosca. In questo modo i Paesi della NATO si apprestano a oltrepassare un’altra linea rossa, entrando in uno scenario sempre più incerto e pericoloso.

L’annuncio di Macron

Nel corso di una conferenza stampa, il presidente francese Emmanuel Macron ha comunicato la fornitura a Kiev di almeno 40 missili aria-terra a lungo raggio SCALP-EG e di centinaia di bombe.  Non solo: ha aggiunto che a febbraio si recherà in visita in Ucraina per finalizzare un accordo bilaterale sulla sicurezza, analogo a quello stretto fra Londra e Kiev. Lo scopo delle prossime decisioni che dovranno prendere la Francia e l’Unione Europea sarà, secondo Macron, quello di “impedire che la Russia vinca”.

Le voci su una prossima fornitura di missili francesi circolavano già da inizio anno: si parlava di 85 SCALP, una cifra stimata basandosi sul numero di ordigni del genere concessi da Parigi nel 2023, cioè cinquanta. Ma oggi Macron ne promette appena una quarantina, dunque meno dell’anno scorso. Vedremo se dall’arsenale francese tirerà fuori anche gli SCALP nella loro versione britannica, gli Storm Shadow, anch’essi tenuti finora al di sotto dei 250 km di raggio, considerato non eccessivamente rischioso dal punto di vista di una possibile rappresaglia russa.

L’insistenza di Zelensky

Proprio la superiorità nello spazio aereo è ciò che Zelensky sta chiedendo da mesi ai suoi alleati occidentali. Con i missili francesi forse non verrà del tutto accontentato, ma per adesso è una piccola grande vittoria per la sua narrativa interna. Per quella esterna ci pensa lui stesso a cercare di convincere Europa e America che la superiorità navale è già stata recuperata dal suo valente esercito, che avrebbe acquisito vantaggio sulla flotta russa del Mar Nero (come da lui dichiarato al Forum di Davos in corso).

Resta la questione del dominio dei cieli, saldamente in mano agli aerei russi. Kiev conta molto sugli F-16 di produzione americana di cui si è molto parlato dopo il fallimento della controffensiva in autunno. Le tempistiche sono lente a priori, poiché i velivoli non sono disponibili subito e i piloti devono ancora essere addestrati, ma i tempi di consegna slittano ancora in avanti.

La Danimarca infatti ha ancora una volta rimandato la fornitura, che ora è prevista in primavera. Ma Zelensky insiste e mostra al mondo la sua fiducia negli alleati: I nostri partner conoscono i nostri bisogni e in quale quantità.

Varcata la linea rossa dell’MTCR

La promessa della fornitura missilistica dalla Francia all’Ucraina apre una serie di problemi sia militari che politici. Finora i Paesi della NATO ha varcato progressivamente una serie di “linee rosse” poste dal pudore e dal buon senso. Se il primo dovrebbe consistere nel non contraddire con troppa facilità e rapidità le proprie affermazioni pubbliche (quelle di non concedere all’Ucraina le armi che si era detto di non poter dare per motivi tecnici o politici), il secondo certamente consiste nell’evitare una disastrosa escalation con Mosca.

E invece i governi occidentali – spesso andando contro la volontà popolare – hanno dato armi sempre più potenti e pericolose su tutti i piani: dai fucili si è passati carri armati, dalle munizioni ai missili, dai sistemi anti-aerei agli aerei stessi. Ma oggi i missili promessi superano la linea rossa delle convenzioni internazionali, in particolare quella dell’MTCR, ovvero il Missile Technology Control Regime.

Non è un accordo vincolante a livello di diritto internazionale, ma è pur sempre regime di controllo che ha una grande valenza politica, poiché vi sono “iscritti” 35 Paesi fra cui appunto Francia, Regno Unito, USA e Russia, oltre a Germania, Olanda, Polonia, Svezia e pure l’Italia. Due degli assenti di rilievo sono invece Israele e Cina. Il peso internazionale dell’MTCR è evidenziato dal fatto che i programmi missilistici non sono vietati o disciplinati da altri accordi internazionali.

Nel quadro dell’MTCR sono previste misure di controllo delle esportazioni di tecnologia missilistica a scopo bellico: gli Stati parte del regime devono anzitutto sapere se lo Stato destinatario possiede già armi di distruzione di massa e verificare se è impegnato in un programma missilistico, dunque se l’oggetto dell’export può contribuire a tale programma.

La discussione sugli SCALP

Proprio Parigi, Londra e Washington furono nel 1987 fra le promotrici dell’intesa, nata verso la fine della Guerra Fredda soprattutto per impedire la diffusione dei sistemi vettori di armi nucleari e dunque per non concedere un vantaggio all’Unione Sovietica. Oggi, però, questo sistema di controllo viene sempre più spesso considerato dai Paesi NATO come un ostacolo a determinati programmi geopolitici. Vietando la fornitura di vettori  con capacità di carico superiore ai 500 kg e con gittata superiore ai 300 km (e delle relative tecnologie), l’MTCR diventa un ostacolo all’invio degli SCALP e degli Storm Shadow all’Ucraina.

Il problema era già stato posto nel 2002, quando Francia e Regno Unito considerarono la propria vendita di missili agli Emirati Arabi come perfettamente aderente ai dettami dell’intesa: ma il loro calcolo, che stabiliva come inferiore ai 300 km il raggio dei missili, era stato effettuato a livello del mare, mentre gli USA guardavano all’altitudine e lo stimavano dunque superiore ai 400 km, giudicandolo come una violazione dell’MTCR.

Oggi quel che è sicuro è che gli SCALP francesi hanno la capacità balistica di colpire il territorio della Federazione Russa: se fornirli a Kiev non costituisce formalmente la rottura di un trattato vincolante, rappresenta comunque la violazione di un’intesa internazionale che sussiste da decenni e che comprende quasi quaranta dei Paesi più sviluppati del mondo.

Voglia di missili anche in Germania

Mentre a Strasburgo alcuni eurodeputati si indignano perché i Paesi membri smettono di dare soldi e armi a Kiev, anche a Berlino spingono per ricominciare a dare di più. I cristiani-democratici chiedono a gran voce che la Germania fornisca i missili Taurus, con una gittata da 500 km, dunque ampiamente capaci di colpire in profondità il territorio russo. In un’intervista proprio il leader del partito CDU Friedrich Merz li ha esaltati perché in grado di distruggere il ponte di Kerch in Crimea. È un’enorme opera ingegneristica civile, un imponente viadotto stradale che collega la penisola al continente, ma Merz vorrebbe vedere il ponte distrutto dai missili tedeschi.

Ha poi ammesso che le forze ucraine non hanno alcuna prospettiva di contrastare quelle russe e che dunque i Taurus potrebbero fare la differenza. Anche l’ex presidente Joachim Gauck ha dichiarato di “non capire più il motivo” per cui Berlino esita a concederli, esortandone quindi l’invio al più presto. Aumentano così le pressioni interne sul cancelliere Olaf Scholz, il quale volendo evitare un’escalation ha cercato finora di trattenere le spinte guerrafondaie di certi esponenti politici tedeschi. In una recente conferenza congiunta col primo ministro lussemburghese Luc Frieden ha però criticato la tendenza di molti Stati membri della UE a non mandare più all’Ucraina armamenti ed equipaggiamenti a sufficienza, soprattutto considerando le necessità ucraine nel lungo periodo.

Ha dunque invitato tutti a fare proposte concrete, rimandando le relative decisioni al summit UE del 1° febbraio. Intanto, in spregio all’intesa contro la proliferazione delle tecnologie missilistiche a lungo raggio, la Francia ha annunciato l’invio di altri SCALP all’Ucraina, premendo su Regno Unito e Germania per fare altrettanto. In questo modo i Paesi della NATO si apprestano a oltrepassare un’altra linea rossa, entrando in uno scenario sempre più incerto e pericoloso.

Martin King
Martin King

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici