L’UE si riarma e Macron rispolvera l’ombrello nucleare europeo
Nelle crisi internazionali Emmanuel Macron ritrova il suo vigore e la sua forza. Indebolito sul fronte interno, con un claudicante governo Bayrou che naviga a vista ed è sempre sotto la minaccia delle mozioni di censura a destra e a sinistra, il presidente francese ritrova il suo dinamismo nelle gravi crisi che attraversano la Francia.
La politica d’emergenza
È stato così per il Covid, per lo scoppio della guerra in Ucraina ed ora lo è per il voltafaccia degli Stati Uniti sulla questione ucraina e la necessita’ degli alleati europei di fare un balzo in avanti per difendere i propri interessi. Di fronte alla prospettiva di un accordo USA-Russia senza consultazione dell’UE, e dopo il drammatico scontro andato in mondovisione tra Trump e Zelensky, l’Europa reagisce e si prepara repentinamente al riarmo. E mentre a Bruxelles la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen presenta l’ambizioso piano “Rearm Europe”(“Riarmare l’Europa”), Macron rispolvera un’antica dottrina, l’ombrello nucleare europeo.
Non è un caso che abbia dichiarato, in un’intervista a Le Figaro, sul Falcon in volo per il summit di Londra, che l’Europa ora è “sola, minacciata a est e abbandonata a ovest” e non può più fare affidamento sulla NATO come prima, vista la posizione di Trump. Mostrando ai giornalisti una mappa della presenza militare statunitense in Europa, ha sottolineato che la Francia è una delle poche aree non interessate, ragion per cui è proprio su impulso della Francia che occorre partire per spostare l’asse geopolitico della guerra russo-ucraina da Washington a Parigi e Londra.
Gli americani rappresentano il 30% della NATO. Ci vorranno dieci anni investendo molto a livello nazionale ed europeo.
Insomma paventa addirittura una NATO europea.
La fine della dipendenza statunitense
Al presidente fa eco Elsa Bernard, specialista in difesa europea, che in un’intervista a France 24, ha spiegato come gli europei si stiano rendendo conto che:
non possono più dipendere dagli Stati Uniti per la propria sicurezza.
Anche la Germania, tradizionalmente filo-atlantica, sostiene ora “una difesa europea autonoma”. Sebbene i trattati dell’UE non contemplino la creazione di un esercito europeo, Bernard osserva che esistono meccanismi per la difesa collettiva e la cooperazione militare. Su questo tema, Macron, grazie alla potenza dell’arsenale francese, ha giocoforza un terreno su cui trovare un’intesa a livello europeo.
Ecco perché il presidente afferma al Figaro di voler “aprire la discussione” sull’aspetto europeo della deterrenza nucleare. Macron infatti prevede che l’esercito francese possa posizionare armi nucleari nei paesi partner, in coordinamento con i loro eserciti, con l’obiettivo a lungo termine di sostituire la presenza nucleare statunitense in Europa, con i soldati che verrebbero dispiegati sul terreno solo in un secondo momento. Assicura Macron:
Non ci saranno truppe europee sul suolo ucraino nelle prossime settimane.
La questione è dunque come utilizzare il tempo a disposizione per cercare di ottenere una tregua accessibile, con negoziati che richiederanno diverse settimane e poi, una volta firmato il trattato di pace, un dispiegamento». Ma avverte: “Vogliamo, certo, la pace ma non la vogliamo a qualsiasi prezzo, senza garanzie”.
Un terzo polo tra Usa e Russia?
Insomma un nuovo piano europeo per creare un terzo polo alternativo al duopolio USA-Russia? In un’analisi, France-Ouest sottolinea che il ritorno del presidente degli Stati Uniti Trump alla Casa Bianca ha profondamente sconvolto gli equilibri internazionali in sole sei settimane, mettendo involontariamente al centro della scena l’Europa ed in particolar modo la Francia.
Mentre Trump nei fatti esclude l’Ucraina dall’appartenenza alla NATO, i leader europei come rispondono? Con il riarmo. Da questo punto di vista Macron chiede di trarre rapidamente le conseguenze del disimpegno americano, investendo massicciamente nell’Europa della difesa.
«Da tre anni i russi spendono il 10% del loro PIL per la difesa. Dobbiamo quindi prepararci al futuro, avverte, fissando un obiettivo intorno al 3, 3,5% del PIL». Lontano dunque dal 2% raggiunto a fatica dalla Francia, e dal quale molti Stati europei sono lontani. Ecco qual e’ la posta in gioco chiave di un vertice europeo straordinario previsto nei prossimi giorni. “Ci sono i fondi strutturali di coesione e i fondi dei programmi esistenti che non vengono utilizzati. E voglio che si dia mandato alla Commissione di utilizzare finanziamenti innovativi. Vale a dire, o prestiti comuni, o il Meccanismo europeo di stabilità (che permette di aiutare uno Stato in caso di insolvenza finanziaria, ndr), per raccogliere insieme somme considerevoli. Senza dubbio, in una prima fase, abbiamo bisogno di 200 miliardi di euro per poter investire».
La ricerca di denaro per la Francia
Insomma come ha fatto durante il Covid, Macron vorrebbe quindi cercare a Bruxelles il denaro che manca alla Francia per fare il salto di qualità dopo la batosta delle agenzie di rating. Secondo i dati pubblicati dal quotidiano economico francese Les Échos, solo gli Stati baltici, la Polonia e la Grecia spendono attualmente più del 3% del PIL per la difesa, mentre la Francia rimane davanti ad altre grandi nazioni europee come l’Italia e la Spagna, che stanziano meno dell’1,5%. Tuttavia gli obiettivi di Macron di raggiungere il 3% del PIL richiederebbero uno sforzo significativo, triplicando l’aumento di bilancio previsto a 10 miliardi di euro all’anno e raggiungendo i 100 miliardi di euro entro il 2029.
Les Échos osserva che se la spesa per la difesa sale al 3% del PIL senza misure di bilancio più rigorose, il deficit potrebbe superare il 4% entro il 2029. Per affrontare questo problema di bilancio, l’UE potrebbe dunque svolgere un ruolo primario. In vista del vertice del prossimo vertice, il presidente Macron ha proposto varie opzioni di finanziamento, tra cui fondi strutturali di coesione, fondi di programma inutilizzati, prestiti congiunti della Commissione o la leva finanziaria del Meccanismo europeo di stabilità.
Spesa militare al rialzo
Intanto Macron avanza a passo celere ricordando che il bilancio delle forze armate è stato raddoppiato ma vuole già preparare i francesi ad andare oltre. Riportare in discussione la legge di programmazione militare (LPM)? “Dovremo rivedere al rialzo”, taglia corto. Ma il tema fondante di questa Europa che si riarma e che rimette al centro della scena proprio la Francia è quello della dissuasione nucleare. Macron vuole “aprire la discussione” sul suo aspetto europeo, un’affermazione che ha attirato le ire di Marine Le Pen. La dissuasione deve rimanere “francese” e “non deve essere condivisa”, ha reagito la leader dell’estrema destra.
“Questi argomenti non tollerano dilettantismi”, ha ribattuto Macron. “Le Pen non è seria. Altrimenti, lei o il signor Bardella sarebbero venuti alla riunione in formato Saint-Denis che ho fatto la scorsa settimana con i partiti”. Sul piano strategico, Emmanuel Macron assicura che i principi cardine della dissuasione rimarranno invariati:
Il presidente della Repubblica prende la decisione, in totale sovranità e sempre in via riservata, di utilizzare le armi nucleari. Ma il generale de Gaulle e i miei altri predecessori hanno sempre detto che gli interessi vitali hanno una dimensione europea.
Ecco dunque il punto di svolta: “Coloro che desiderano approfondire il dialogo con noi potranno, se necessario, essere coinvolti nelle esercitazioni delle forze di dissuasione. Questi scambi contribuiranno allo sviluppo di una vera e propria cultura strategica tra gli europei”, dice il presidente. L’esercito francese dunque potrebbe forse arrivare a posizionare armi nucleari in altri paesi europei in collaborazione con le loro forze armate con l’idea di sostituirsi a lungo termine agli americani. Una prospettiva inimmaginabile fino a poche settimane ma, ammonisce il presidente francese, con un’America cosi’ distante dall’Europa e così vicina alla Russia, “non bisogna aver paura di questo argomento”.

Giornalista professionista ed autore. Dopo la laurea in filosofia all’Università di Napoli ed un Master in filosofia alla Sorbona di Parigi lavora per l’agenzia nazionale ANSA, al desk di ANSAmed. Ha collaborato per ResetDoc e Gruppo Espresso. Da Parigi scrive per Strumenti Politici, Micromega, Linkiesta, Pagina99, The Post Internazionale, Atlantico, Valigia Blu, Focus On Africa, Imbavagliati.it, Articolo 21. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla censura in Turchia dal titolo « Sansür: Censura. Giornalismo in Turchia » (Bianca&Volta) che nel 2015 s’aggiudica un premio al Concorso Internazionale Giornalisti del Mediterraneo di Otranto. Nel 2016 per il suo libro « Medin. Trenta Storie del Mediterraneo » (Rogiosi), s’aggiudica il Premio di Letteratura Mediterranea Costa d’Amalfi Libri 2016. Dal 2016 coordina con la giornalista Désirée Klein il Festival Internazionale di Giornalismo Civile “Imbavagliati” al PAN di Napoli. Oggi lavora a Parigi presso l’agenzia stampa Kantar per conto della Commissione Europea, la NATO ed il ministero degli interni francese.