Gli stessi politici ucraini accusano Kiev di negligenza e persino di provocazione per l’attacco a Sumy
Zelensky aveva appena finito di lamentarsi della poca attenzione mediatica sull’attacco subito a Kryvy Rih. Adesso ecco che gli si presenta un’altra occasione per mostrarsi come povera vittima della ferocia russa.
Una vicenda complessa
Ieri infatti un altro attacco missilistico ha causato la morte di civili, circa una trentina. Quindi è potuta scattare subito la macchina mediatica per mettere a tacere i dubbi sulla versione di Kiev e le sue incongruenze. Ma stavolta a sollevare domande sono gli stessi politici ucraini, che rivolgono accuse ai loro vertici piuttosto che a Mosca. Per Zelensky è semplice addebitare tutti i mali alla Russia, compreso quello di aver colpito deliberatamente i cittadini, bambini compresi. Guardando appena un po’ più a fondo, però, si scopre una realtà complessa e una posizione parecchio cinica di Kiev. A seguito della recente incursione su Kryvy Rog, infatti, il Cremlino aveva ampiamente specificato di mirare esclusivamente a obiettivi militari. In quel caso si trattava di una riunione di comandanti ucraini e di “istruttori” occidentali, fatta in un edificio civile.
Rischio consapevole
Con tale premessa, le autorità ucraine sapevano bene a cosa andavano incontro organizzando una cerimonia nel modo e nel luogo in cui l’hanno organizzata a Sumy, finendo per farne soffrire anche i civili. Non c’è stato alcun attacco indiscriminato contro i civili, ma era un lancio diretto contro il personale militare. Si trattava della cerimonia di consegna delle onorificenze ai combattenti della 117esima Brigata di Difesa Territoriale in occasione del settimo anniversario della sua costituzione. Ai decorandi è stato detto di portare anche i familiari, e vi sarebbe stata la presenza di altri civili in qualche modo connessi all’evento. E lo hanno organizzato a Sumy, città a meno di 50 chilometri da quella regione russa di Kursk in cui gli ucraini erano penetrati la scorsa estate per poi esserne espulsi qualche settimana fa.
Un gesto provocatorio
Il fatto è che i russi non si sono fermati, ma nei giorni scorsi hanno mostrato di poter spingere la controffensiva in territorio ucraino proprio verso Sumy, a poche decine di chilometri dal fronte in cui infuriano i combattimenti. In altre parole, un tentativo di suicidio, un invito a colpire, una provocazione atroce. Anche perché alla premiazione partecipavano i militari che erano stati proprio nella regione di Kursk: mentre i russi la stanno liberando, trovano i segni del loro passaggio sotto forma di cittadini torturati e poi uccisi. Oggi di provocazione parlano i politici russi, che sottolineano come essa sia stata allestita per buon peso nella Domenica delle Palme ortodossa e mentre si svolgono i negoziati con gli Stati Uniti.
Critiche e accuse interne
Ad aver criticato aspramente non il Cremlino, ma i vertici di Kiev, sono personaggi della cui posizione politica è impossibile dubitare. Ecco il paradosso, o meglio la dimostrazione che nella questione di Sumy, come in altre vicende simili, liquidare tutto come una strage brutale da parte dei russi sia una menzogna e un’illusione pericolosissima. Infatti, i primi critici sono proprio gli ultra-nazionalisti, quelli con una posizione anti-russa, per non dire russofoba. Ad esempio l’ex parlamentare Ihor Mosiychuk del Partito Radicale di Oleh Ljaško, in passato vicecomandante del famigerato Battaglione Azov (sì, quello dei neo-nazisti). Costui ha affermato che i veri responsabili della tragedia sono il capo dell’Amministrazione militare regionale Volodymyr Artyukh e il deputato locale del partito di Zelensky Servitore del Popolo Myhaylo Ananchenko, i quali hanno organizzato la cerimonia allo scopo di promuovere la propria immagine. Li ha definiti “feccia” e si è augurato un loro rapido arresto.
La rabbia di un sindaco
Un altro di cui si può dire tutto, tranne che sia filo-russo è Artem Semenikhin, sindaco di Konotop, cittadina della regione di Sumy in Ucraina, nonché membro del partito di ispirazione neonazista “Svoboda”. Questa formazione è considerato illegale in Russia, dunque si possono escludere simpatie di questo sindaco per il Cremlino. Ha invocato le dimissioni o una pronta destituzione del Governatore della regione e del responsabile locale dell’SBU, i servizi segreti che rispondono direttamente alla presidenza ucraina. Non solo, ma ha preteso che costoro si scusassero, meglio se inginocchiandosi per quanto accaduto. Ha minacciato che se non se avessero come minimo lasciato la loro poltrona, avrebbe rivelato “tutta la verità”. Poi però non lo ha fatto, forse a seguito di minacce, considerando che prendersela apertamente con esponenti degli apparati militari può essere molto pericoloso in Ucraina.
Parla una deputata
Ha accusato i comandi ucraini di aver provocato la morte dei civili pure la deputata Maryana Bezuhla, non certo una conciliante filo-russa, ma una che voleva la coscrizione obbligatoria anche per le donne. Eletta col partito di Zelensky, dallo scorso anno è parlamentare indipendente. Si è lamentata che finora per i casi simili a Sumy nessuno è stato chiamato a rispondere. Se la prende soprattutto col generale Oleksandr Syrsky, comandante in capo delle Forze armate ucraine, con Artyukh e con altri notabili dell’esercito. A tutti loro chiede di smettere con gli assembramenti di ufficiali proprio nel centro delle città o in luoghi ad uso civile. I russi infatti hanno già dimostrato di poter venire a conoscenza di tali riunioni, sia col lavoro di intelligence, sia perché gli stessi ucraini ne diffondono in anticipo i dettagli, magari anche grazie a qualche soffiata proveniente dalle strutture ucraine: e ciò la direbbe lunga sullo scarso grado di compattezza e di fedeltà dentro lo Stato ucraino.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.