L’Ucraina cerca di riprendersi i cittadini rifugiatisi in Europa per evitare la mobilitazione

L’Ucraina cerca di riprendersi i cittadini rifugiatisi in Europa per evitare la mobilitazione

30 Settembre 2023 0

Il governo di Kiev sta analizzando il modo di riprendersi quei cittadini, maschi in età di leva, che si sono rifugiati in Europa per non dover andare a combattere. In particolare la Polonia sta discutendo la possibilità di forzare gli uomini ucraini a tornare a Kiev per rispondere alla chiamata di mobilitazione.

Sui media polacchi si discutono le preoccupazioni di Zelensky derivanti dalla mancanza di uomini da mandare al fronte. Varsavia potrebbe accontentarlo iniziando col consegnare coloro che sono entrati in Polonia illegalmente, che erano riusciti a lasciare l’Ucraina ad esempio corrompendo gli ufficiali di frontiera.

Kiev intensifica i controlli

Zelensky ha ordinato di verificare i referti medici in cui si stabilisce l’incapacità dei soggetti di unirsi all’esercito per motivi di salute. Saranno controllati i referti emessi dopo il 24 febbraio 2022. Oggi grazie alle testimonianze di coloro che sono stati fermati per sospetta corruzione, come i dottori e i responsabili dei centri di reclutamento, le autorità ucraine stanno cercando di capire quanti uomini abbiano effettivamento scansato la chiamata recandosi all’estero illegalmente.

Il divieto di espatrio per i maschi dai 18 ai 60 anni era infatti entrato in vigore quasi subito e sarebbero relativamente pochi quelli a cui è davvero consentito di uscire dal Paese legalmente. Si tratta ad esempio dei padri di famiglie numerose e dei padri single. Vi sono stati anche scandali politici in questo senso.

Per esempio, quello del membro del partito di Zelensky e del consiglio comunale di Kiev Vladyslav Trubitsyn, accusato di aver preso tangenti, fatto uscire dal Paese aggirando il divieto di espatrio con l’aiuto del GUR, il servizio di intelligence che risponde al Ministero della Difesa. Il politico era partito dall’Ucraina con l’incarico ufficiale di reperire determinate attrezzature utili alle Forze speciali, ma poi non è rientrato alla data stabilita e non si è presentato agli inquirenti che indagavano sulla sua vicenda di corruzione.

Cosa fa la Polonia

Nei primi sei mesi del 2023, la Polonia ha rifiutato l’ingresso a circa 6mila cittadini ucraini, la metà di quelli del 2022. Varsavia non ha il diritto né è tenuta giuridicamente a controllare alla frontiera che i profughi ucraini che cercano di entrare siano soggetti o meno alla mobilitazione. Dunque non può dunque fornire a Kiev in questo momento il numero esatto dei disertori che accoglie suo malgrado. Le autorità polacche non tengono un registro degli ucraini che risiedono in Polonia. Raramente gli uomini ucraini vanno a segnalare la propria presenza e permanenza in Polonia, preferendo invece restare anonimi.

Varsavia ne sta già espellendo alcuni, in conformità a un accordo con Kiev; lo fa ad esempio sotto forma di estradizione a seguito di un procedimento giuridico intentato contro costoro. Accade nei casi in cui vengono arrestati i “taxisti” ucraini che trasportano i clandestini oltre il confine polacco. Trattandosi di un reato punito fino a otto anni, si può emettere una sentenza di deportazione e applicarla. Così vengono rispediti in Ucraina con annesso un divieto quinquennale di ingresso nell’area Schengen.

Cosa non possono o non vogliono fare i Paesi europei

L’Ucraina rischia di vedersi rifiutate le richieste di estradizioni da parte di vari Paesi UE, rovinando così i buoni rapporti di cooperazione coi governi di questi ultimi. Per non parlare poi dei costi finanziari e burocratici che implicano tali procedimenti. Non esiste qualcosa come “l’estradizione di massa”, mentre nessun Paese UE saprebbe cosa fare per soddisfare l’enorme numero di richieste di estradizione che riceverebbe da Kiev.

I governi amici non possono nemmeno ignorare le richieste delle autorità ucraine: si sforzerebbero di assecondarle, ma ciò richiederebbe settimane o mesi e metterebbe in seria difficoltà la macchina burocratica e organizzativa di quegli Stati. Dunque Kiev si renderebbe antipatica e irragionevole ai loro occhi. I disertori ucraini in Europa godono spesso di ottima assistenza legale in loco, il che intralcia ulteriormente le intenzioni del governo ucraino di farli ritornare nel Paese.

Forse Zelensky dovrebbe concentrarsi anzitutto sull’ottenimento dell’estrazione dei funzionari pubblici corrotti e dei criminali di guerra, perché quella relativa ai soggetti che hanno “semplicemente” varcato il confine illegalmente pare altamente improbabile nel breve periodo. Ed è proprio nel breve periodo che gli servono gli uomini per mandare avanti la guerra.

Si arriverà alla deportazione degli ucraini per mandarli al fronte?

Con un’esenzione in mano, frutto di mazzette e complicità di funzionari pubblici, migliaia di maschi ucraini sono scappati verso la Polonia e la UE. Davyd Arachamia, il capo in Parlamento del partito di Zelenky “Servitore del Popolo”, non ha escluso che il governo possa chiedere a Varsavia l’estradizione di quei soggetti coi capi di imputazione quali corruzione, falsificazione di atti pubblici e mancata risposta alla mobilitazione.

Non è dello stesso parere Fedir Venislavsky, della Commissione parlamentare per la sicurezza nazionale, la difesa e l’intelligence, nonché rappresentante del Presidente ucraino presso il Parlamento: secondo lui, riprendersi i maschi fuggiti e imporre loro l’invio al fronte è un’impresa impossibile senza violare i diritti umani. Tuttavia il suo partito sta pensando come effettuare un’operazione del genere in maniera “flessibile”. Nel frattempo, il servizio di intelligence legato alla presidenza ucraina, lo SBU, ha scoperto una rete illegale di esfiltrazione di cittadini maschi sottoposti a mobilitazione. Dalla prime informazioni pare che il “servizio” di espatrio illegale costasse l’equivalente di circa 4mila dollari a persona.

I responsabili rischiano fino a nove anni di carcere e la confisca dei beni. Le indagini vogliono trovare quali sono gli ufficiali frontalieri che hanno chiuso un occhio” in cambio di mazzette. Il governo di Kiev sta così analizzando il modo di riprendersi quei cittadini, maschi in età di leva, che si sono rifugiati in Europa per non dover andare a combattere. In particolare la Polonia sta discutendo la possibilità di forzare gli uomini ucraini a tornare a Kiev per rispondere alla chiamata di mobilitazione.

Martin King
Martin King

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