Londra insiste coi Repubblicani affiché approvino gli aiuti a Kiev: i motivi storici e politici dell’ostilità britannica verso Mosca

Londra insiste coi Repubblicani affiché approvino gli aiuti a Kiev: i motivi storici e politici dell’ostilità britannica verso Mosca

31 Gennaio 2024 0

Il New York Times ha analizzato in dettaglio i motivi per cui i politici britannici spingono con insistenza affinché Washington continui a foraggiare l’Ucraina. Vi sono ragioni storiche, culturali e contingenti per tale atteggiamento intransigente e ostile di Londra verso Mosca. Il tornaconto sia per i Tory che per i Labour è proficuo sul piano interno e utile su quello internazionale, sin dai tempi della funesta guerra in Iraq, nella quale il primo ministro Blair fu sempre dalla parte di Bush jr., anche nelle decisioni più cruente e – come si è evinto in seguito – ingiustificate.

Il Regno Unito, spesso un semplice gregario degli USA in tema di sicurezza, sta spingendo l’alleato a mantenere la posizione contro Putin, nel pieno del timore verso una Russia che credono rappresenti una minaccia esistenziale all’Europa. Quando il ministro degli Esteri ed ex premier David Cameron è andato a Washington il mese scorso, ha trovato il tempo di parlare del sostegno all’Ucraina con la rappresentante della Camera Marjorie Taylor Greene, repubblicana georgiana di destra che si oppone con decisione a ulteriori aiuti americani per Kiev.

La scorsa settimana un altro ex premier di Londra, Boris Johnson, ha dichiarato che una rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca non sarebbe qualcosa di così brutto se il nuovo presidente acconsentisse ad assistere l’Ucraina. Semplicemente non posso credere che Trump possa abbandonare così gli ucraini, ha scritto Johnson in un articolo sul Daily Mail che sembra una sorta di appello personale al candidato.

La “relazione speciale” fra UK e USA

Se la “relazione speciale” fra Gran Bretagna e Stati Uniti ha acquisito nelle ultime settimane un carattere di “esortazioni particolari”, è perché Londra, fermissima nel suo sostegno all’Ucraina, ora vede il suo ruolo come quello di stimolare un alleato per il quale l’aiuto al Paese in difficoltà è divenuto un travagliato corso politico.

I diplomatici britannici hanno detto che Cameron e gli altri politici più esperti hanno reso prioritario il convincimento dei repubblicani, ostili a nuovi aiuti. Per motivi storici e geografici, la Gran Bretagna riconosce che tale sostegno non è qualcosa di “istintivo” per gli americani come lo è per i britannici. Ammette da un diplomatico di alto livello che ha parlato in modo anonimo per la delicatezza della questione.

A differenza che negli USA (dove la questione dell’Ucraina è rimasta impigliata in un dibattito coi Repubblicani sulla politica frontaliera del presidente Biden e non è vista di buon occhio da Trump) il sostegno per Kiev dopo due anni è rimasto solido in Gran Bretagna, non è affatto diminuito ed è pure bipartisan.

Consenso bipartisan

Persino in un anno elettorale come questo, in cui il governo dei Conservatori si scontra con l’opposizione dei Laburisti praticamente su tutto. Non vi è alcun dissenso sull’Ucraina, che rappresenta per il Paese la più grande sfida di politica estera. Quando recentemente il premier Rishi Sunak ha annunciato aiuti ulteriori per 2,5 miliardi di sterline, il leader laburista Keir Starmer ha immediatamente dato il suo consenso. Il Regno Unito, il terzo fornitore di armi dopo USA e Germania, è stato quindi la prima potenza a impegnarsi nell’assistenza nel 2024. Tutti i nostri partiti rimarranno uniti in difesa dell’Ucraina contro l’aggressione di Putin, ha dicharato Starmer.

Visitando poco prima di Natale le truppe britanniche dislocate in Estonia al confine con la Russia, ha messo in guardia contro i problemi che peggiorano quando la politica nei confronti di Putin si ammorbidisce. Il consenso politico riflette l’opinione pubblica britannica. Secondo un sondaggio fatto a luglio dal British Foreign Policy Group, il 68% circa della popolazione è favorevole al supporto militare verso l’Ucraina. Mentre il 53% dice che gli aiuti dovrebbero essere dati “finché servirà”. Molti inglesi vedono la guerra in Ucraina, che è lontana poco più di tre ore di volo, quasi come se fosse sulla loro porta in casa. E il loro supporto riflette la paura che una vittoria russa possa determinare una minaccia esistenziale alla sicurezza dell’Europa e del Regno Unito. Rivolgendosi al Parlamento ucraino a gennaio, Sunak ha descritto gli aiuti militari come “un investimento nella nostra sicurezza collettiva”. E ha detto che “se Putin vince in Ucraina, non si fermerà lì”.

Da gregario a promotore

Il generale Patrick Sanders, comandante delle Forze armate britanniche, ha avvertito i suoi concittadini che oggi essi costituiscono una “generazione pre-bellica”. La quale potrebbe essere chiamata in servizio per contrastare una minaccia militare all’Europa da parte di una Russia ringalluzzita. Downing Street ha poi chiarito che Sanders non stava preannunciando una mobilitazione in tempo in pace. Vi sono precedenti di un Regno Unito che prova a mantenere fermi gli USA incerti nei conflitti internazionali.

Nel 1990, quando il presidente George H.W. Bush cercava di costruire una coalizione alle Nazioni Unite per combattere l’Iraq dopo che questo aveva invaso il Kuwait, Margaret Thatcher gli disse la famosa frase: Ricordati, George, questo non è il momento di essere titubante. In altri casi, invece, Londra ha giocato nel ruolo di buon gregario dell’America.

La scorsa settimana ad esempio ha accompagnato gli USA nel secondo giro di attacchi aerei contro i miliziani Houthi dello Yemen. Appena poche ore dopo una telefonata tra Sunak e Biden nella quale si erano accordati sulla necessità di contrastare i tentativi degli Houthi di bloccare i traffici commerciali nei corridoi marittimi internazionali.

Gli inglesi tentano di ‘scrollarsi di dosso l’immagine di cagnolini degli Usa’

Malcolm Chalmers, vicedirettore generale del Royal United Services Institute, un think tank londinese, ha detto che la cooperazione anglo-americana nello Yemen e lo spronamento britannico verso Washington sull’Ucraina riflettono le dinamiche di interazione che hanno caratterizzato per decenni le relazioni transatlantiche. Talvolta la gente fraintende la politica di sicurezza inglese pensando sia una “cagnolina” degli USA, ha affermato. Il Regno Unito dà grande valore alle sue relazioni con gli Stati Uniti, ma ciò non significa che non facciamo pressione su Washington se vediamo che non sta andando dalla parte giusta.

La differenza fra gli alleati sull’Ucraina è stata particolarmente netta, anche perché entrambi stanno entrando in cicli elettorali nei quali queste politiche finiscono facilmente preda di dibattiti politici più larghi. I populisti della Brexit come Nigel Farage continuano a restare in campo. Farage è notoriamente alleato di Trump e condivide con lui uno sguardo benevolo verso Putin.

Ora sta sostenendo il nuovo partito anti-immigrazione Reform U.K., che qualche deputato Tory teme possa rubare voti proprio ai conservatori. Ma questi ultimi, a differenza dei Repubblicani, non hanno una “ala putinista” nel loro partito, spiega Lawrence Freedman, professore emerito di studi militari presso il King’s College di Londra. L’unico che avrebbe potuto cercare un qualche compromesso con la Russia sarebbe forse stato il precedente leader dei Laburisti Jeremy Corbyn, dice l’accademico.

Laburisti patriottici

Dopo tutto Corbyn una volta aveva detto che avrebbe voluto vedere la NATO “sciolta definitivamente”. Dichiarazioni del genere hanno affibbiato ai Labour la reputazione di carenti di patriottismo, aspetto sul quale Starmer ha sistematicamente lavorato per poterlo sradicare, insieme all’antisemitismo che in passato infestava l’estrema sinistra. Il fatto di aver eliminato quelle caratteristiche potrebbe essere un’altra ragione per la quale l’Ucraina non è diventata una questione contesa.

Mentre le elezioni inglesi probabilmente saranno dominate dai temi economici più che dalla sicurezza nazionale, gli esperti dicono che Starmer ha dovuto proteggere i Labour dalle accuse di non essere abbastanza patrioti. La sicurezza è uno dei pochi temi su cui i sondaggi mostrano che gli elettori ancora preferiscono i conservatori ai laburisti. Nella storia dei Labour c’è una costante: l’essere molto patriottici, afferma Jonathan Powell, ex capo dello staff del premier laburista Tony Blair, noto per aver assecondato George W. Bush per tutta la guerra in Iraq. Tuttavia per i Labour è sempre stato problematico convincere la gente del proprio patriottismo.

Il dibattito sul deterrente nucleare

Powell nota che le roccaforti Labour come la circoscrizione di Blair nell’Inghilterra del nord erano terreno fertile per il reclutamento dell’esercito. Ma nel 2019, spinti dalla promessa di Johnson di realizzare finalmente la Brexit, i conservatori hanno conquistato molti di questi seggi. In un articolo dello scorso autunno sul giornale pro-Tory Daily Telegraph, il ministro-ombra laburista della Difesa John Healey insieme al ministro-ombra degli Esteri David Lammy riflettevano sul fatto che il deterrente nucleare britannico e la sua adesione alla NATO fossero un’eredità del governo Labour post-Seconda guerra mondiale di Clement Attlee.

I politici Labour accusavano poi i successivi governi Tory di dissanguare le Forze armate nazionali con tagli di bilancio imposti dall’austerità fiscale. Scrivono i due ministri-ombra: Negli ultimi 13 anni il nostro esercito è stato ridotto al minimo dai tempi di Napoleone.

L’ostilità britannica alla Russia

Gran parte del sostegno inglese all’Ucraina è quindi radicato nell’identità culturale nazionale, situata ancora più in profondità rispetto alle simpatie verso i partiti politici. Come spiega Powell, la nozione di Paese coraggioso che combatte con tutte le sue forze è qualcosa che conosciamo bene. Il Regno Unito aveva preso una posizione molto dura contro la Russia già dai tempi di Winston Churchill, che avvertì della “cortina di ferro” dopo la Seconda Guerra mondiale.

Il cinismo sulle intenzioni dei russi emerse ancora nel 2018 dopo che il Cremlino fu accusato di aver avvelenato a Salisbury, in Inghilterra, un suo ex membro dei servizi segreti e sua figlia con un agente nervino. Londra diede la colpa all’intelligence militare russa e procedette a espellere i diplomatici di Mosca.Una serie di premier conservatori ha anche scoperto che sostenere l’Ucraina è una strategia che funziona per rivitalizzare il Paese dopo la Brexit sul piano internazionale.

Senza bisogno di impegnare le proprie truppe o di destinare fondi oltre un anno finanziario, Londra può apparire come leader di livello mondiale a un costo relativamente basso. Tale politica non rappresenta un grosso sforzo per il Regno Unito, spiega il professor Freedman. E se si prende l’iniziativa proprio come ha fatto Londra in un certo numero di occasioni – oggi pure con garanzie di sicurezza – allora si ottiene un credito di fiducia.

Redazione Strumenti Politici
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