Vertice Italia-Africa, la forza della verità nel discorso del presidente Kais Saied

Vertice Italia-Africa, la forza della verità nel discorso del presidente Kais Saied

30 Gennaio 2024 0

Durante il suo discorso al Vertice “Italia-Africa. Un ponte per una crescita comune”, il presidente della Repubblica tunisina, Kais Saied, ha preso la parola a Palazzo Madama per affermare i principi nazionali e le costanti del suo Paese. Un discorso che vale la pena leggere e rileggere perchè racchiude le sfide, la storia e le speranze di un continente, o forse è il caso di dire dell’umanità.

Prima di qualsiasi accordo c’è un ordine del giorno che voglio rispettare, ma c’è un ordine notturno che voglio fermamente rivelare.
Ha esordito Saied, ricordando che “tra gli argomenti che non sono esplicitamente inclusi nell’ordine del giorno di questo incontro, ma che devono essere menzionati e non trascurati, c’è la guerra di sterminio condotta dalle forze di occupazione sioniste in Palestina contro tutto il popolo palestinese. Passano appena pochi minuti prima che un martire risorga, un ferito venga ferito, una casa venga demolita, un rifugio bombardato o un ospedale distrutto”.

La questione israelo-palestinese

Il presidente tunisino ha ribadito che “purtroppo nelle ultime settimane si parla spesso di una nuova forma di Stato, uno Stato senza le componenti minime di uno Stato, la prima delle quali è la sovranità, uno Stato che assomiglia a governi senza effettiva autorità o a governi della diaspora, come il governo cecoslovacco che si annunciò a Parigi nel periodo tra le due guerre, come chiese beffardamente il suo presidente. E allo stesso tempo si tormentava dicendo: è possibile accettare l’esistenza di un paese il cui territorio non superi le dimensioni di un appartamento parigino?”.
Saied ha denunciato inoltre la terribile situazione nei territori della Palestina occupata dove “è collocata davanti ad ogni appartamento o ad ogni piazza del territorio occupato una guardia usurpatrice che concede visti d’ingresso o nega il permesso di uscita”.
Secondo il capo dello Stato, “la pace non sarà raggiunta a meno che tutta la Palestina non venga liberata e il popolo palestinese non stabilisca uno stato pienamente sovrano con la Santa Gerusalemme come capitale. Chi lavora per collocare le persone negli appartamenti, nei palazzi o nelle piazze è come chi mette la legna sui carboni ardenti per rendere il fuoco ancora più intenso”.

Una crisi che parte dagli accordi di Berlino

Nel continente africano in generale – ha ricordato Saied – i fuochi della guerra si sono diffusi a partire dagli Accordi di Berlino alla fine del XIX secolo, e continuano a diffondersi a causa, nella maggior parte dei casi, di interventi stranieri. In meno di tre decenni, molte regioni dell’Africa hanno vissuto più di trentacinque guerre civili, e per quanto riguarda il numero di rifugiati e sfollati, è difficile o quasi impossibile contarli. Il numero degli africani morti a causa di carestie, epidemie e malattie non è meno numeroso di quelli che morirono nelle guerre. L’aspettativa di vita media in un paese africano oggi è solo poco più di quarant’anni”.
Tutte queste tragedie – ha aggiunto il presidente – sono accadute e accadono mentre l’Africa possiede un terzo della ricchezza mondiale, circa 2,4 trilioni di dollari americani, e secondo l’ultimo rapporto sulla ricchezza 2023 in Africa, questa cifra è destinata ad aumentare nei prossimi dieci anni. Ci sono stati molti convegni, ma quasi in ogni occasione ne escono solo annunci, una volta in questa capitale e una volta in quella. Tutti vogliono essere una locomotiva, mentre i paesi africani sono carri trainati a volte in questa direzione e a volte in quella”.

L’approvazione del piano Mattei

Ma oggi a Roma – ha concluso il presidente – ci incontriamo con un pensiero nuovo, per lodevole iniziativa della signora Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana, e con approcci diversi, ricordando le delusioni e il dolore del passato e anticipando un nuovo futuro basato sulla gestione dei problemi dell’Africa, non con la logica dei veicoli trainati, ma con la logica di guidare insieme la locomotiva, nella direzione a cui insieme ci stiamo avviando. Una nuova società umana, basata sulla giustizia, in cui tutte le cause di discriminazione, miseria e povertà vengono eliminati. Il piano Mattei non è solo cooperazione in più settori, ma è piuttosto una strada a doppio senso, una strada con tante stazioni, legate a tutte le legittime richieste di ogni essere umano, in cui il Nord e il Sud si stringono la mano, in cui l’Africa stringe la mano all’Italia, per camminare fianco a fianco, mano nella mano, per aprire una nuova pagina nella storia. Oggi non poniamo basi infrastrutturali di base, ma contribuiamo attivamente a stabilire una struttura intellettuale che rompa con vecchi concetti e apra orizzonti nuovi, più alti e più sublimi, in cui gli esseri umani sono uguali e in cui non esiste alcuna disposizione differenziale per società e paesi”.
Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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