L’ex presidente ucraino Poroshenko accusato di tradimento, al momento si trova fuori dal Paese
Le autorità giudiziarie ucraine hanno richiesto l’arresto dell’ex presidente Petro Poroshenko nell’ambito di un’inchiesta riguardante gli affari con i separatisti filo-russi e i loro finanziamenti. Non è la prima volta che Poroshenko viene indagato, ma non è mai stato condannato e questa volta l’accusa è pesante, col rischio di 15 anni di carcere e la confisca dei beni: alto tradimento e sostegno ai ribelli di Lugansk e Donetsk, che avrebbe aiutato proprio durante i primi anni della sua presidenza a vendere al governo centrale di Kiev carbone per un equivalente di 48,7 milioni di euro. Si tratta di un caso legato a quello che coinvolge il deputato e imprenditore petrolifero Viktor Medvedchuk, tenuto per mesi agli arresti domiciliari sempre con l’accusa di tradimento per il supporto ai secessionisti dell’est. Intanto, Poroshenko ha lasciato l’Ucraina la settimana scorsa, ma come dichiarato dagli esponenti del suo partito Solidarietà Europea tornerà in patria dopo le festività: il suo compagno di partito nonché ex primo ministro ad interim Oleksandr Turchynov ha detto che Poroshenko non aveva intenzione di “scappare” dal procedimento giudiziario, ma ha aggiunto che il caso è comunque una “montatura” che arriva dall’attuale presidente Volodymyr Zelensky.
Poroshenko si trova in viaggio tra Polonia e Turchia per incontrare il leader religioso della chiesa ortodossa orientale e i politici polacchi ed europei interessati a formare una coalizione che supporti l’Ucraina contro la Russia. A Varsavia ha tenuto un vertice con Marek Kuchczynski, presidente della Commissione affari esteri del Sejm, la Camera bassa del Parlamento polacco. Sulla questione della sicurezza al confine russo Poroshenko ha sottolineato l’importanza di un ulteriore rafforzamento coordinato del “fronte translatlantico delle sanzioni” e ha discusso con Kuchczynski l’importanza per l’Ucraina di rinforzare la democrazia, lo stato di diritto e la stabilità delle istituzioni statali, in particolare nel contesto della lotta alla corruzione; a questo proposito, le parti hanno evidenziato il rischio che Kiev si rimetta a perseguitare gli oppositori politici e a praticare una “giustizia selettiva”. In un video girato a Varsavia e pubblicato su Facebook, ha affermato che le accuse contro di lui sono solo parte di un insieme di “cose strane” che stanno avvenendo ultimamente: nel cercare di emarginarlo, Zelensky starebbe mettendo a rischio l’unità nazionale proprio nel momento in cui la minaccia dell’invasione russa sta diventando più pressante. Poroshenko ha anche comunicato di aver ricevuto dall’ufficio presidenziale un messaggio di saluto, in cui si diceva che vi sarebbe stata comprensione nel caso in cui volesse restare in Europa: in altre parole, secondo l’ex presidente, le accuse a suo carico sono un tentativo di esiliarlo di fatto, in modo che non possa continuare il suo lavoro di capo dell’opposizione in vista delle prossime elezioni. In base ai sondaggi, per il 2024 Poroshenko conferma il secondo posto dietro al presidente in carica Zelensky, che lo aveva sonoramente battuto nel 2019 ma che oggi ha perso gran parte della sua popolarità.
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