Le Potenze Medie stanno cambiando il panorama geopolitico globale
Il quotidiano economico bulgaro Dnevnik presenta un’articolo sul comportamento e le ambizioni delle cosiddette “potenze medie”. In particolare quegli Stati che si pongono fra le grandi potenze e quelle regionali a livello di influenza politica. Nel quadro attuale del conflitto ucraino e della crisi energetica, le loro scelte possono essere decisive nella formazione di nuove strutture e alleanze globali. L’autore di questa analisi è il politologo Ivan Krastev, uno dei fondatori dello European Council on Foreign Relations (ECFR) e per due anni direttore della Commissione internazionale sui Balcani all’epoca in cui era presieduta da Giuliano Amato.
La Guerra fredda
L’incontro fra Joe Biden e Xi Jinping a Bali nell’ambito del G20 è stato non soltanto un paradosso, ma anche la migliore dimostrazione che la Guerra fredda non è ancora ritornata. L’indeterminatezza e le ambizioni di quelle che possiamo chiamare “medie potenze” stanno formando un nuovo paesaggio geopolitico. A uno sguardo superficiale potrebbe sembrare che il conflitto russo-ucraino riporti alla contrapposizione dei tempi della Guerra fredda fra il cosiddetto “mondo libero” e l’autoritarismo di stampo russo (e cinese).
Tuttavia, a un’analisi più approfondita il quadro risulta più complesso. Mentre gli alleati dell’America in Europa si sono uniti nella difesa dell’Ucraina e contro il discreto sostegno di Pechino alle azioni di Vladimir Putin, altri Paesi hanno reagito in maniera diversa, in particolare quelli del “Sud globale”. Ciò ha un senso nel contesto del disfacimento dell’ordine che si era strutturato dopo il 1989.
Lo scacchiere si muove
Negli ultimi tempi l’Arabia Saudita, alleato di lungo corso degli Stati Uniti durante la Guerra fredda, e l’India, loro partner attuale nella sfera della sicurezza, stanno riconsiderando le relazioni con gli USA. Nella speranza che divengano più aperte. I sauditi si sono avvicinati ai Paesi del BRICS e nel frattempo gli indiani hanno sviluppato parecchio appetito nei confonti del petrolio russo sceso di prezzo (sebbene a settembre Narendra Modi abbia biasimato Putin).
Gli appelli dell’Occidente alla solidarietà verso l’Ucraina spesso restano inascoltati. Il Sud globale, come di consueto, non ha fretta di etichettare la resistenza di Kiev alla Russia come una guerra anticoloniale, perché la sua identità post-coloniale si è formata lottando contro gli imperi europei o l’egemonia americana, non scontrandosi contro Russia o Cina.
E finché gli USA sono impegnati con lo sforzo di alcuni alleati di ottenere un rapporto più aperto, gli amici della Russia in Asia centrale hanno iniziato a comportarsi con maggiore reticenza. Nel caso del Kazakistan, le azioni della Russia in Ucraina non hanno rafforzato il legame tra Mosca e Astana, ma hanno di fatto portato al suo scioglimento.
Il risveglio delle potenze medie
Il conflitto russo-ucraino ha evidenziato il risveglio delle potenze medie come forza motrice principale della riforma della scena internazionale. Questi Paesi rientrano in un gruppo piuttosto particolare: infatti è difficile dire cosa abbiano in comune Sudafrica, India, Corea del Sud, Germania, Turchia, Arabia Saudita o Israele. Alcuni di essi sono democrazie, altri sono autocrazie, altri ancora si trovano nella zona grigia fra le due forme di governo. Questi Paesi hanno sviluppato una propria identità dopo la fine della Guerra fredda in un mondo interconnesso, nel quale spesso il principale partner commerciale non era il Paese vicino; ma per essi il divario tecnologico fra USA e Cina può pesare più della loro contrapposizione ideologica.
Alcune potenze medie sono Paesi in via di sviluppo con una popolazione crescente, altri invece sono potenze economiche che lottano contro il calo demografico. Alcuni hanno acquisito lo status di media potenza grazie alle dimensioni geografiche, altri grazie alla loro forza economica. Alcuni rappresentano dei membri propositivi della comunità internazionale e sono disposti alla cooperazione, altri si comportano in modo sospettoso e preferiscono limitarsi a fare affari.
Tutti comunque hanno questa caratteristica: sono pienamente decisi a stare seduti al tavolo, non ad essere sul menù, perché hanno la forza e le ambizioni necessarie per esercitare influenza sulla propria regione. Oppure, come scrive nel suo libro The Globalization Myth Shannon K. O’Neil del Council on Foreign Relations (CFR), nella maggioranza dei casi la globalizzazione viene considerata come regionalizzazione: la chiave per l’influenza delle potenze medie sta in questo.
Il ruolo della Turchia
Il ruolo della Turchia nel conflitto russo-ucraino è l’esempio più evidente dell’attività delle suddette potenze medie. Il presidente Recep Tayyip Erdoğan si è allontanato dagli alleati dei tempi della Guerra fredda e ora sta cullando l’ambizione di essere “la sposa di ogni matrimonio e il neonato di ogni battesimo”. Fedele a questa idea, Ankara oggi cerca di minimizzare il proprio ruolo come membro della NATO e alleato degli USA, per soddisfare il suo desiderio di fare da mediatrice fra Mosca e Kiev. L’attivismo delle potenze media può essere utile per la ricerca di soluzioni globali, come le iniziative climatiche dell’Unione Europea, ma può anche provocare carneficine se viene esplicata come appoggio alle azioni della Russia in Ucraina. È la nuova regola, il nuovo tratto distintivo del nascente ordine mondiale.
Si potrebbe dire forse dire che non vi sarà una nuova Conferenza di Bandung, simile a quella del 1955; infatti non si vede la rinascita del Movimento dei non allineati, perché i loro interessi sono spesso diversi o persino concorrenti. E il movimento di tali Paesi, poi, non è nemmeno un movimento. Le medie potenze cercano di esplicare un’influenza globale su Washington o su Pechino, anche se esse stesse comprendono di avere poche chance di riuscirci. Ma se durante la Guerra fredda erano proprio loro a doversi adattare ai capricci e ai programmi delle superpotenze, oggi USA e Cina devono invece imparare a governare un mondo che si è formato con gli effetti delle azioni delle potenze medie: l’operazione della Russia in Ucraina è l’esempio lampante di questa nuova realtà.
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