Se ad Est spirano i venti della guerra fredda, da mercoledì e fino a domenica il Mediterraneo studia da ‘Frontiera di pace’

Se ad Est spirano i venti della guerra fredda, da mercoledì e fino a domenica il Mediterraneo studia da ‘Frontiera di pace’

21 Febbraio 2022 0

Nei giorni in cui la crisi ucraina torna a far soffiare i venti di guerra nel cuore del Vecchio Continente, fissando con sguardo di lapiriano “realismo profetico” uno spazio geopolitico tutt’altro che sconnesso dal fronte, da mercoledì 23 febbraio e fino a domenica, due convergenti – di fatto unificate – iniziative fiorentine vanno in scena con l’ambizione di fare del “Mediterraneo frontiera di pace”. Vescovi e una qualificata rappresentanza dei sindaci delle terre che si affacciano, abbracciandolo, sul Mare Nostrum replicheranno amplificata l’esperienza ecclesiale di due anni fa a Bari, ultimo evento di rilievo in presenza prima dell’emergenza pandemica. Interpreti della governance di prossimità e custodi istituzionali della “forza meticciante della cattolicità”, dalla base, si mettono in gioco per disegnare un destino ben diverso da scenario di wargame tra le grandi potenze (si vedano i fatti di queste stesse ore) per quello che Andrea Riccardi ha definito “mare dell’irriducibile complessità”. 

Gli incontri

Nel solco del “sindaco santo”, Giorgio La Pira, l’Incontro dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo in programma a Firenze, si concluderà con la visita del Santo Padre e vedrà la partecipazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (il 27 febbraio) e del Presidente del Consiglio, Mario Draghi (il 23 febbraio). A papa Francesco sarà consegnata una dichiarazione congiunta dei primi cittadini e dei presuli. Come ha spiegato il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, “L’intuizione di ritrovarsi dopo la prima esperienza di Bari nel 2020, è maturata proprio a partire da La Pira che, in piena guerra fredda, avviò un percorso politico per favorire l’incontro tra gli uomini e promuovere la pace. Anche oggi c’è un bene comune del Mediterraneo, costruendo il quale si pone un tassello imprescindibile per l’intera famiglia umana. I vescovi e i sindaci matureranno insieme proposte di vita e di serenità spirituale per tutti”. Un segno “di speranza e di forza”, come ha evidenziato il sindaco Dario Nardella, questi giorni di lavoro. 

Nel meticciato, l’identità: la connessione fluida

“Che cosa è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà̀, ma una serie di civiltà̀ accatastate le une sulle altre, insomma, un crocevia antichissimo. Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia: bestie da soma, vetture, merci, navi, idee, religioni, modi di vivere”. Tratte dalla fondamentale sua opera “Mediterraneo”, queste parole di Fernand Braudel, il principale rappresentante della cosiddetta seconda generazione dell’École des Annales, ci aiutano a comprendere quanto plurale e poliedrica sia l’identità di questo “mare geograficamente chiuso rispetto agli oceani, ma culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione” (Papa Francesco – convegno “La Teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo”, intervento conclusivo – 21 giugno 2019).  Una natura, quella del Mediterraneo, che contiene rischi e opportunità. Anche per questo, l’evento fiorentino è così significativo. 

Incontro o scontro?

Secondo lo storico Maurice Aymard, successore proprio di Braudel direzione della Maison des Sciences de l’Homme, il Mediterraneo, archiviata la lunga parentesi della pax romana, è divenuto nei secoli teatro di innumerevoli conflitti fino a identificarsi oggi come un moltiplicatore globale di instabilità. Questa sua ultima evoluzione, in particolare, origina nella grande svolta intervenuta nelle migrazioni tra la fine del Novecento e l’inizio del Terzo Millennio. In un’intervista rilascia a Carlo Vulpio per il Corsera, nell’agosto del 2018, rilevando come manchi una potenza stabilizzatrice, ha spiegato che ci troviamo di fronte a “un sistema di equilibrio politico-militare molto precario e allo stesso tempo una frontiera assoluta per i flussi migratori. I migranti non vengono più dalle periferie immediate, cioè dall’Algeria o dal Marocco, ma dall’Africa subsahariana. Non vengono più dal Medio Oriente, ma dall’Asia. Ciò vuol dire che c’è una dilatazione del Mediterraneo oltre le fasce costiere, che arriva fino al ventre dell’Africa e all’Estremo Oriente. Un fenomeno di dimensioni intercontinentali, mondiale”.

Sulla stessa linea Raffaele Umana, in un denso articolo su Geopolitica e Geostrategia del Mediterraneo, che ha messo in risalto come “visti i rapporti e le frizioni fra la parte settentrionale e quella meridionale, il Mediterraneo allargato può considerarsi come l’area ove con maggiore evidenza emergono le linee di frattura planetarie indicate da Samuel Huntington nelle sue riflessioni in tema di scontro fra civiltà. Infatti, l’analisi geopolitica e geostrategica del Mediterraneo tende a descrivere morfologicamente il bacino piuttosto come un “insieme”, collegato solo dalla contiguità geografica, che non come un “sistema” politico-culturale coerente”.

I ponti nel “lago dei monoteismi”

Oltre ogni logica imperialista ed esclusivamente atlantista, esplorando prospettive medeuropee ed euroasitiche, quello che è stato definito “lago dei monoteismi”, grazie al concorso dei rappresentanti di soft powers dialoganti ma non indeboliti, la “potenza profonda” della Chiesa cattolica e il valore glocale della polis, ecco la sfida di Firenze, può davvero essere una frontiera su cui costruire la pace dell’interdipendenza e dell’intercultura. Per citare ancora Aymard, infatti, “il Mediterraneo non è una piccola provincia, come si poteva pensare un secolo fa. Perciò l’Europa non deve mai perdere di vista che il Mediterraneo ci aiuta, più che a capire, a formulare i problemi sul mondo di oggi”.

Attenzione a quanto accadrà a Firenze, quindi. Tenendo a mente quanto disse La Pira al “Congresso Mediterraneo della Cultura”, il 19 febbraio 1960: “Noi pensiamo che il Mediterraneo resta ciò che fu: una sorgente inestinguibile di creatività, un focolare vivente e universale dove gli uomini possono ricevere le luci della conoscenza, la grazia della bellezza e il calore della fraternità. La congiuntura storica che viviamo, lo scontro di interessi e di ideologie che scuotono l’umanità in preda a un incredibile infantilismo, restituiscono al Mediterraneo una responsabilità capitale: definire di nuovo le norme di una Misura dove l’uomo lasciato al delirio e alla smisuratezza possa riconoscersi: – liberare i valori tradizionali dagli stereotipi che li mummificano, – sostenere in tutte le occasioni la causa dell’Uomo contro le forze che lo opprimono e ostacolano la sua riuscita, – contenere la smisuratezza del potere e delle passioni, – in breve, lavorare per la realizzazione simultanea di un mondo fatto a misura d’uomo da uomini fatti a misura del mondo”.

Marco Margrita
Marco Margrita

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