Le armi della NATO dall’Ucraina al mercato nero: denunce da USA, Nigeria, Italia e Svezia

Le armi della NATO dall’Ucraina al mercato nero: denunce da USA, Nigeria, Italia e Svezia

12 Marzo 2023 0

Nelle ultime settimane è salita la preoccupazione per il destino delle armi che i Paesi occidentali stanno generosamente fornendo all’esercito di Kiev. L’allarme era già stato lanciato quasi un anno fa, sulla base di quanto già sperimentato durante e dopo la guerra in Jugoslavia e in altri conflitti più recenti. Dopo altre denunce – persino da parte del presidente della Nigeria – in Occidente finalmente qualcuno si è svegliato. E dopo che in Ucraina ministri e viceministri vengono licenziati o arrestati per corruzione oppure muoiono in incidenti di elicttero, si è tornati a parlare pubblicamente del problema sia in Europa che negli USA.

Preoccupazione in America

Grazie anche alle sollecitazioni dei Congressmen repubblicani, l’amministrazione Biden ha promesso che attuerà delle misure di tracciamento degli armamenti e dei materiali bellici spediti in Ucraina. Alla buonora, verrebbe da dire, perché già da diversi mesi politici e alti funzionari chiedevano di intervenire per fare accertamenti su una situazione che sembra ormai sfuggita di mano. Lo scorso dicembre, ad esempio, il vice ispettore generale delle operazioni di oltremare James R. Ives aveva ammesso che al governo sono consapevoli che non esistono meccanismi di controllo sulle armi date a Zelensky.

Qualche piccola verifica però c’è stata: addirittura sei ispezioni sul campo da parte di un “piccolo numero di militari americani”, dopo le quali il sottosegretario alla Difesa per la politica militare Colin Kahl ha potuto affermare a proposito delle armi occidentali: Non ci sono prove che gli ucraini le stiano deviando sul mercato nero o altrove. Ciò non deve sorprendere, data l’intensità dei combattimenti. Dunque, secondo Kahl gli scontri sono così intensi che per fronteggiare i russi gli ucraini devono per forza usare le armi NATO.

Il giallo delle arme finite dai Russi

Ma come, i russi non avevano finito le munizioni? Non si erano ridotti a combattere con le pale? Eppure, senza proiettili e soltanto con gli strumenti di trincea pare stiano inesorabilmente avanzando su Bakhmut… Ecco quanto viene riferito dalla stampa europea, compresa quella italiana. I conti evidentemente non tornano. Intanto il SIGAR, il comitato di controllo sulle spese militari americane oltremare, ha pubblicato una relazione di 148 pagine che mostra parallelismi fra l’assistenza data all’Afghanistan e quella attuale all’Ucraina.

La conclusione riassume quanto sospettano in molti: Data la continuazione del conflitto e la quantità di armi senza precedenti che viene trasferita all’Ucraina, il rischio che del materiale finisca sul mercato nero o nelle mani sbagliate è prevedibilmente inevitabile.

Denunce dall’Africa

Denunce importanti sono giunte persino dall’Africa già a partire dallo scorso autunno. Nel discorso di apertura del 16esimo summit dei Paesi del bacino del lago Ciad a fine novembre, il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari ha affermato che le armi provenienti dal conflitto russo-ucraino vengono usate in quella zona dell’Africa. In particolare le armi leggere e di piccole dimensioni, dunque di facile trasporto, riescono a filtrare da Kiev per finire nelle mani dei terroristi di Boko Haram.

Buhari ha esortato a una cooperazione più intensa e rapida fra i governi per aumentare i controlli di frontiera e quelli sul territorio al fine di fermare la circolazione illegale delle armi.  Del problema ci si era accorti quando le armi euroatlantiche fornite all’Ucraina sono comparse in Medio Oriente, per poi essere da lì smistate a diverse destinazioni criminali. Lo schema del contrabbando è stato rivelato, fra l’altro, da un ex mercenario arabo (con lo pseudonimo di Abu Hassan) che ha servito nella “Legione internazionale di difesa territoriale dell’Ucraina”.

Con la complicità delle autorità di Kiev, insieme ad alcuni connazionali è riuscito a stabilire un canale di passaggio di queste armi dall’Ucraina alla Siria, in cui sono arrivate ad esempio armi anticarro portatili come il Javelin e lo NLAW. A quanto pare, una parte delle armi proveniente dai Paesi NATO una volta superato il confine ucraino non farebbe in tempo a raggiungere la linea del fronte, ma sarebbe subito deviata verso altri terminali.

La denuncia sulla televisione italiana

In Italia, a sollevare nuovamente la questione delle armi per l’Ucraina che vengono smerciate sul mercato nero è stata l’ex corrispondente di Repubblica Fiammetta Cucurnia. Nella trasmissione di Michele Santoro “Servizio Pubblico”, la giornalista ha ricordato l’appello del presidente nigeriano e ha riferito quanto dicono analisti indipendenti a proposito della scomparsa di quasi due terzi delle armi inviate a Zelensky, che verrebbero in realtà accumulate in arsenali di altri soggetti o addirittura di altri Stati e tenute pronte per un eventuale uso futuro.

Inoltre ha ricordato l’incidente di elicottero avvenuto a gennaio in un sobborgo di Kiev, in cui sono morti il Ministro dell’Interno, il suo vice e il Segretario di Stato. Tali decessi, se anche non provocati da una mano consapevole di elementi corrotti del governo, vanno comunque ad aggravare l’incertezza politica dell’Ucraina, ulteriormente scossa dai recenti licenziamenti e arresti per corruzione nel Ministero della Difesa e in altri dicasteri. E ovviamente in una situazione di instabilità doventa più semplice far sparire soldi e armi.

La Cucurnia ha anche ricordato un altro episodio che denota la lotta interna alle strutture di potere ucraine, finalizzata a prendere in mano la gestione dei generosi mezzi finanziari, materiali e bellici che da Occidente si sono riversarti su Kiev. Si tratta l’uccisione di Denis Kireev, uno dei negoziatori della primissima fase delle trattative con la Russia a marzo 2022. Il suo assassinio è stato opera dello SBU, i servizi segreti ucraini di controspionaggio e ordine pubblico che rispondono al presidente Zelensky. Lo ha dichiarato niente meno che Kyrylo Budanov, capo del GUR, l’intelligence militare di Kiev diretta dal Ministero della Difesa, alla quale lo stesso Kireev apparteneva.

Problemi seri per la Svezia

Per quanto riguarda i crimini compiuti con armi da fuoco, la Svezia è passata in vent’anni da un livello pari quasi a zero ai posti alti della classifica continentale. Una delle cause è l’afflusso di armi illegali che dall’estero finiscono nella mani delle gang. Si pensa che un volume notevole arrivi proprio da Kiev. Sveriges Radio ha denunciato come nella seconda città più popolosa del Paese, Göteborg, i criminali locali abbiano espresso le loro specifiche richieste ai trafficanti che operano in Ucraina.

Anche alla dogana svedese sono preoccupati che da là possa arrivare praticamente qualunque tipo di armamento che la NATO stia fornendo a Zelensky. Lo specialista doganale del contrabbando Jesper Liedholm ha detto che quelle armi comunque rappresentano un pericolo per tutti, perché al più tardi a guerra finita qualcuno vorrà sicuramente lucrarci sopra rivendendole. Nelle ultime settimane dunque è salita la preoccupazione per il destino delle armi che i Paesi occidentali stanno generosamente fornendo all’esercito di Kiev.

L’allarme era già stato lanciato quasi un anno fa, sulla base di quanto già sperimentato durante e dopo la guerra in Jugoslavia e in altri conflitti più recenti. Ma dopo altre denunce, compresa quella del presidente della Nigeria, in Occidente finalmente qualcuno si è s

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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