L’attacco ucraino su Kursk è una sortita disperata per nascondere i gravi deficit dell’esercito di Kiev

L’attacco ucraino su Kursk è una sortita disperata per nascondere i gravi deficit dell’esercito di Kiev

17 Agosto 2024 0

L’incursione ucraina nella regione russa di Kursk si è rivelata un’azione disperata dei comandi di Kiev. Rimangono infatti i problemi di un esercito che sta rapidamente consumando le sue ultime forze. Quella di Zelensky è la mossa di un giocatore di Risiko che ha già perso la partita, ma che al suo ultimo turno riesce con un fortunoso tiro di dadi a togliere un territorio al suo avversario, scoprendosi però al decisivo contrattacco di questo.

L’opinione di un militare americano

L’analista militare Daniel L. Davis ha un curriculum di tutto rispetto. Nelle Forze armate americane ha raggiunto il grado di tenente colonnello e ottenuto una Bronze Star medal nella Prima guerra del Golfo. Terminato il servizio attivo, è stato fra i primi a criticare apertamente i fallimenti di Washington in Afghanistan. Oggi, riferendosi a quanto accaduto nella regione di Kursk, afferma che si è trattato di un attacco illogico, perché in conseguenza di esso gli ucraini perderanno ancor più territorio. Ciò accadrà perché hanno impiegato in questa operazione le forze migliori, indebolendo così altre parti del fronte. Sì, gli ucraini sono entrati in territorio russo e hanno temporaneamente preso il controllo di alcuni centri abitati, ma ciò non equivale assolutamente a poter tenere tale territorio. Anzi, per massimizzare l’effetto hanno sparpagliato molto le unità, che dunque restano maggiormente scoperte al contrattacco russo.

Solo un’azione dimostrativa

Per Davis è stata poco più che un’azione dimostrativa ad uso delle telecamere. Da parte sua è incredulo nel vedere che l’Occidente non vuole accorgersi di quanto sia effimera tale vittoria e invece si compiace nell’applaudire gli ucraini per aver “messo in imbarazzo Putin”. Il suo imbarazzo non cambia i numeri sul campo, anzi, costituirà per il presidente russo la motivazione ad agire con maggiore risolutezza. Gli ucraini quindi si ritroveranno a pagare “un prezzo pesantissimo” per l’euforia di questa impresa. Un “colpo mediatico” è ben diverso (e pressocché insignificante) rispetto a una “vittoria tattica”. Davis spiega che dal punto di vista strategico non comprende perché Zelensky abbia consentito l’attacco e bolla le sue dichiarazioni come “nonsense”. Kiev avrebbe fatto meglio ad accettare le recenti proposte del Cremlino, sebbene apparissero poco convenienti. Ma adesso le condizioni per il cessate-il-fuoco saranno pure peggiori.

Forze armate in deficit

In questo momento l’esercito ucraino è preoccupato dal progressivo esaurimento delle riserve umane e materiali, ma pure – banalmente e tragicamente – dalla mancanza di soldi per pagare armi e soldati. Dell’enorme quantità di aiuti finanziari occidentali, sembra che alle Forze armate arrivi molto meno del previsto. La ragione è nota a tutti, soprattutto agli stessi ucraini: le ruberie e la corruzione estese a tutto l’apparato statale. In questo modo, inoltre, meno giunge nelle tasche dei militari, più costoro grideranno di avere bisogno di più. E Kiev fa sentire queste voci ai “partner” per invogliarli a dare, dare e dare ancora. Ma il morale dei combattenti è effettivamente basso e una conquista temporanea non basta a risollevarlo adeguatamente. I soldati al fronte, dopo lunghi mesi passati in trincea sotto il fuoco nemico, hanno accumulato una stanchezza tale che l’unica soluzione che desiderano è smobilitare e tornare a casa.

Gli ufficiali disperati

I reporter dello Wall Street Journal hanno constatato la situazione delle truppe ucraine sul fronte est chiedendo lumi direttamente agli ufficiali. Ne è uscito un quadro triste e impietoso, che cozza pesantemente con l’atmosfera entusiasta che l’incursione di Kursk ha generato in certi ambienti occidentali. In alcune zone gli ucraini sono sovrastati a livello numerico e materiale, quindi devono cedere territorio progressivamente. Presto i russi potrebbero riuscire a prendere gli ultimi snodi vitali della regione di Donetsk. Nonostante il pacchetto approvato dal Congresso americano ad aprile, gli ufficiali ucraini dicono di aver ricevuto proiettili in quantità troppo piccola per contrastare efficacemente i russi, che peraltro riescono a neutralizzare i droni di Kiev grazie agli strumenti di guerra elettronica.

Mancano munizioni

Le munizioni sono così poche che gli artiglieri hanno l’ordine di sparare solo a obiettivi fermi, dunque più facili da colpire. Con quelli in movimento, infatti, si rischia di sprecare dei colpi. Così devono attendere che un carro russo si fermi, prima di inquadrarlo e sparargli. Evidentemente, ciò aumenta a loro volta per gli ucraini il rischio di essere individuati e poi abbattuti. Ma ciò preoccupa di più i comandi ucraini è la mancanza cronica di forze fresche. Rob Lee, collaboratore del Foreign Policy Research Institute, sostiene che la radice di tale problema è la fallimentare controffensiva dell’estate 2023. Aggiunge che solo nel 2025 le fila dell’esercito ucraino potranno essere rimpolpate adeguatamente. Nel prossimo anno, secondo lui, anche la produzione militare occidentale riuscirà ad aumentare il passo e a fornire più materiale a Kiev.

Resistenza contro la mobilitazione

Le previsioni di Lee sembrano il solito wishful thinking angloamericano, a giudicare dalla resistenza che i cittadini ucraini stanno opponendo alla mobilitazione. Dall’inizio di agosto in tutto il Paese sta montando la disobbedienza civile. Almeno 100 uomini al giorno cercano di uscire illegalmente dal Paese, mentre le autorità riferiscono di atti incendiari contro i veicoli con contrassegni militari, in particolare quelli della sezione reclutamento. I presunti colpevoli che la polizia ha arrestato sono in maggioranza adolescenti, forse spinti dalla paura di essere i “prossimi”. Il deputato Fedor Venislavksy afferma che dagli alleati occidentali giunge periodicamente il suggerimento di abbassare ancora l’età per la precettazione, possibilmente a 18 anni (oggi è 25). Sembra addirittura che i militari siano autorizzati a sparare a vista contro chi appicca il fuoco o danneggia i mezzi delle Forze armate, forse più per scoraggiare i potenziali disertori che non per colpire effettivamente i facinorosi.

Reclutamento fatto male

Sta di fatto che gli incendi stanno diventando il simbolo della protesta sia contro la mobilitazione sia contro la corruzione e le ingiustizie subite dai cittadini. Tra gli ufficiali stessi serpeggiano scontento e indignazione per i metodi dei reclutatori. Si accorgono di questo aspetto quando al fronte arrivano uomini impreparati dal punto di vista fisico o psicologico, talvolta traumatizzati o riottosi. Devono allora spedirne una parte nelle retrovie, perché in prima linea sarebbero inutilizzabili o di disturbo, oltre che a rischio diserzione. L’incursione ucraina nella regione russa di Kursk si è rivelata un’azione disperata dei comandi di Kiev. Restano i problemi di un esercito che sta rapidamente consumando le sue ultime forze. Quella di Zelensky è la mossa di un giocatore di Risiko che al suo ultimo turno riesce con un fortunoso tiro di dadi a togliere un territorio al suo avversario, scoprendosi però al decisivo contrattacco di questo.

Martin King
Martin King

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