La Germania: Punctum dolens di Benedetto XVI (e non solo). Pars II

La Germania: Punctum dolens di Benedetto XVI (e non solo). Pars II

23 Febbraio 2023 0

[segue] Dunque, la chiesa tedesca è stata ed è una spina nel fianco non solo di Benedetto XVI. Ed è tanto tronfia quanto ricca, grazie alla Kirchensteuer, l’esosa tassa che ogni battezzato deve versare al fisco, che secondo certe stime assicurerebbe alle diocesi tedesche, annualmente, circa 5-6 miliardi di euro. La procedura per evitare di versarla è molto malagevole e dissona con quanto insegnato da Cristo stesso, sia perché richiede la firma di un atto davanti alle competenti autorità civili, sia perché impedisce di ricevere i Sacramenti, indispensabili per far parte pienamente del popolo di Dio.

E poi, non mancano le “strategie di marketing”, alfine di coinvolgere nuovi “clienti” (ciao ciao fedeli, troppo tradizionale) e, perciò, assicurare nuove entrate. Da qui il tentativo di aprire le porte della Chiesa cattolica alla post cristianità: matrimoni tra persone dello stesso sesso, aprire il sacerdozio alle donne e a uomini sposati etc. Insomma, la chiesa teutonica sembra un’azienda, con una mission, fare peggio di Lutero.

I grossi dubbi di Ratzinger sulla Kirchensteuer

Non a caso, in Ultime conversazioni, Ratzinger asseriva ancora di avere “grossi dubbi sulla correttezza del sistema così com’è. Non intendo dire che non ci debba essere una tassa ecclesiastica, ma la scomunica automatica di coloro che non la pagano, secondo me, non è sostenibile. (…) In Germania abbiamo un cattolicesimo strutturato e ben pagato, in cui spesso i cattolici sono dipendenti della Chiesa e hanno nei suoi confronti una mentalità sindacale. Per loro la Chiesa è solo il datore di lavoro da criticare. Non muovono da una dinamica di fede. Credo che questo rappresenti il grande pericolo della Chiesa in Germania: ci sono talmente tanti collaboratori sotto contratto che l’istituzione si sta trasformando in una burocrazia mondana. (…) Mi rattrista questa situazione, questa eccedenza di denaro che poi però è di nuovo troppo poco, e l’amarezza che genera, il sarcasmo delle cerchie di intellettuali”.

E per concludere, vale la pena citare anche gli importanti suoi “Appunti” del 2019, ingiustamente definiti quale mera “denuncia delle lobby gay” nella Chiesa, da parte di un riduzionismo ideologico avverso. Essi furono pubblicati dal mensile tedesco Klerusblatt. Considerando mezzo secolo di storia, il 265mo successore di Pietro, da Pontefice non più regnante, ricordava la situazione drammatica degli anni Sessanta, in cui si trovò direttamente immerso. In tempi non sospetti, comprese che la Germania iniziava, grazie anche al binomio Fede e denaro, a diventare epicentro del processo di dissoluzione della concezione cattolica della morale e dell’autorità dottrinale della Chiesa in materia della stessa.

La dissoluzione cristiana della morale e i seminari come club omosessuali che agivano più o meno apertamente

“Il processo – egli scriveva nel 2019 – di dissoluzione della concezione cristiana della morale, da lungo tempo preparato e che è in corso, negli anni ’60, come ho cercato di mostrare, ha conosciuto una radicalità come mai c’era stata prima di allora. Questa dissoluzione dell’autorità dottrinale della Chiesa in materia morale doveva necessariamente ripercuotersi anche nei diversi spazi di vita della Chiesa. Nell’ambito dell’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo, interessa soprattutto la questione della vita sacerdotale e inoltre quella dei seminari.

Riguardo al problema della preparazione al ministero sacerdotale nei seminari, si constata in effetti un ampio collasso della forma vigente sino a quel momento di questa preparazione. In diversi seminari si formarono club omosessuali che agivano più o meno apertamente e che chiaramente trasformarono il clima nei seminari. In un seminario nella Germania meridionale i candidati al sacerdozio e i candidati all’ufficio laicale di referente pastorale vivevano insieme. Durante i pasti comuni, i seminaristi stavano insieme ai referenti pastorali coniugati in parte accompagnati da moglie e figlio e in qualche caso dalle loro fidanzate. Il clima nel seminario non poteva aiutare la formazione sacerdotale”.

Daniele Barale
Daniele Barale

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