La Germania non manda tank all’Ucraina: il suo Puma è una gatta da pelare

La Germania non manda tank all’Ucraina: il suo Puma è una gatta da pelare

3 Gennaio 2023 0

Già alla metà di dicembre stava diventando chiaro come alla base dei rifiuti di Berlino di fornire nuove armi e munizioni all’Ucraina vi fossero problemi di carattere sia politico che tecnico. Oggi l’impasse non è stata ancora superata. Prima di dare a Kiev tutto quello che chiede, il governo tedesco deve fare i conti con i carri armati che si inceppano, con le munizioni tragicamente scarse e con una cittadinanza che vuole pensare anzitutto alle necessità difensive del proprio Paese.

Il Puma non morde

Con la cosiddetta “operazione speciale” della Russia in territorio ucraino, si erano aperte per la Germania diverse opportunità sia di carattere politico che militare. Il governo di Berlino nutriva l’ambizione di acquisire un ruolo guida nella NATO, pari a quello che ha sempre avuto insieme alla Francia in seno all’Unione Europea. A questo scopo il cancelliere Olaf Scholz aveva annunciato quasi un anno fa un aumento del budget statale destinato alla Bundeswehr, rendendolo il più sostanzioso in Europa, accompagnato da un investimento speciale da 100 miliardi di euro.

E invece sono sempre gli Stati Uniti a guidare l’Alleanza Atlantica e a dettarne l’orientamento e le mosse. Ora Berlino si trova in difficoltà pure rispetto ai suoi stessi armamenti, che hanno mostrato difetti critici nelle ostilità in Europa dell’est. A seguito di recenti esercitazioni, sembra infatti che il carro armato Puma sia di fatto inabile a operare in territorio ucraino e per di più nelle attuali condizioni invernali. Infatti, secondo quanto trapelato sul Der Spiegel dai messaggi di un alto ufficiale tedesco al proprio generale, durante le manovre tutti i carri hanno avuto dei guasti seri e uno ha addirittura preso fuoco, con i soldati che hanno dovuto abbandonarlo con urgenza.

Il Puma, un tank molto complesso sviluppato nel corso di un decennio, costa 17 milioni di euro, ma già in passato aveva dimostrato alcuni limiti strutturali, come la poca visibilità per il pilota, una torretta difettosa e fastidiosi problemi all’elettronica. I comandi tedeschi si vedono così costretti a ripiegare proprio sul predecessore del Puma risalente agli anni ’70, il Marder. Proprio quest’ultimo è stato oggetto di ripetute richieste di acquisto da parte di Kiev, ma Berlino ha sempre detto di no.

Le munizioni scarseggiano

Un altro motivo di seria preoccupazione viene dalla quantità di munizioni effettivamente a disposizione della Bundeswehr, per non dire di quella che può ancora essere concessa agli ucraini. Si tratta ufficialmente di un segreto di Stato, ma da fonti interne alla Difesa (diffuse dai media tedeschi) è trapelato che i proiettili basterebbero appena per 48 ore di combattimento. Una cifra estremamente bassa, che appare ancor più allarmante considerando che il minimo richiesto dagli standard NATO è di 30 giorni. Rafael Loss, esperto di questioni militare per lo European Council on Foreign Relations(ECFR), dice che servirebbe una quantità quindici volte maggiore almeno per garantire una fornitura costante a Kiev e per rimpolpare le scorte delle Forze armate tedesche.

È nata così una polemica fra il governo e il complesso militare-industriale, che si accusano a vicenda su chi debba effettivamente agire per primo per risolvere la situazione: devono essere le industrie a prendere l’iniziativa e aumentare la produzione oppure dev’essere il Ministero a piazzare nuovi ordinativi? Loss lo definisce un teatrino “ridicolo”, alla luce anche della normativa che impedisce alle industrie di produrre armi più di quanto programmato o di chiedere prestiti alle banche senza disporre di un appalto statale.

Berlino, critiche esterne e accuse reciproche

Com’era prevedebile, l’opposizione ne ha immediatamente approfittato per lanciare accuse al governo. Il capo del gruppo parlamentare dei Cristiano-Democratici, Johann Wadephul, ha affermato che si tratta di un vero “incubo”: Il Puma doveva essere la punta di diamante dei sistemi d’arma dell’esercito tedesco. E se il Puma non è operativo, allora nemmeno l’esercito è operativo. Recentemente la Germania era stata sferzata da altri membri della NATO per non essere un partner sufficientemente affidabile in un periodo di crisi come questo.

Lo scorso ottobre il ministro della Difesa della Lettonia Artis Pabriks aveva chiesto ai colleghi europei se, al pari dei lettoni, anche loro erano “pronti a morire”. E rivolgendosi ai tedeschi aveva detto: Molto dipenderà dalla potenza militare del vostro Paese, e mi dispiace dirlo, ma la vostra potenza militare attualmente è assente. La ministra della Difesa della Germania, Christine Lambrecht, non ha potuto negare le difficoltà tecniche a cui sono andati incontro i veicoli corazzati della Bundeswehr: Le critiche provenienti dal Parlamento sono interamente giustificate. Le nostre truppe devono poter contare su sistemi d’arma forti e stabili in combattimento. Le sue ammissioni e le sue intenzioni di correre ai ripari il più in fretta possibile non la stanno salvando da ulteriori accuse.

I media tedeschi l’hanno presa di mira sottolineando il tono tragicamente inopportuno di video pubblicato sui suoi social media. In esso si vede la Ministra riflettere sulla guerra in corso in Ucraina mentre alle sue spalle la gente festeggia l’anno nuovo sparando fuochi d’artificio. Dai Cristiano-Democratici si levano adesso aperte richieste di dimissioni: secondo la deputata di opposizione Serap Güler, questo video ha ormai tolto ogni credibilità alla Lambrecht.

Niente Leopard agli ucraini

Stando a quanto riferisce l’ufficiale tedesco citato dallo Spiegel, gli altri tank in forza alla Bundeswehr, i Leopard 2, hanno espresso performance migliori dei Puma. Per Kiev non è però una buona notizia, perché il cancelliere Scholz ne ha già bloccato la fornitura giustificandosi con l’analogo rifiuto di Washington. Ma ai cittadini tedeschi sta bene così. Un recente sondaggio effettuato per conto della Deutsche Presse-Agentur ha mostrato come appena il 33% degli intervistati sia favorevole a concedere i Leopard 2 agli ucraini, mentre il 45% è assolutamente contrario.

Sondaggi effettuati da altri media tedeschi mostrano persino cifre superiori di cittadini contrari, con dati in aumento nel corso delle ultime settimane. In altre parole, ai tedeschi ora interessano di più i problemi interni che affliggono il Paese. Già alla metà di dicembre stava diventando chiaro come alla base dei rifiuti di Berlino di fornire nuove armi e munizioni all’Ucraina vi fossero problemi di carattere sia politico che tecnico.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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