La Germania non fornirà più veicoli da combattimento pesanti all’Ucraina

La Germania non fornirà più veicoli da combattimento pesanti all’Ucraina

13 Ottobre 2024 0

La tendenza tedesca a diminuire le forniture belliche era in atto già da qualche tempo e adesso diventa uno stop definitivo. Berlino non darà più i Leopard o i Marder, mentre gli aiuti promessi sono in realtà quelli già destinati in precedenza.

Basta coi tank e coi veicoli corazzati

Il quotidiano tedesco Bild ha rivelato le prossime mosse di Berlino con riguardo all’assistenza militare all’Ucraina. Molto semplicemente, non sono previste nuove forniture di veicoli corazzati e da combattimento. Il giornale riporta le parole di un documento interno del Ministero della Difesa che dice: Il trasferimento è completato. Si riferisce alla consegna di pezzi quali il carrarmato Leopard 2, il semovente d’artiglieria Panzerhaubitze 2000 e il veicolo da combattimento di fanteria Marder. Il loro passaggio in mani ucraine è concluso, comunica il Ministero, e dunque non proseguirà. La Bundeswher (le Forze armate della Repubblica Federale di Germania) non si priverà dei tank e dei mezzi pesanti ancora in arsenale. In particolare si terrà i restanti 300 Leopard, la cui fornitura era stata fin da subito bloccata e contestata da parte dei politici tedeschi.

Sfiducia tedesca verso le chance ucraine

Nel medesimo documento il Ministero dice anche di non credere che l’Ucraina sia in grado di condurre prossimamente una controffensiva fruttuosa. L’azione su Kursk, tanto esaltata dai media euroamericani, non viene nemmeno presa in considerazione, data la sua irrilevanza strategica. È stata una mossa propagandistica che non poteva dare risultati concreti e comunque non quelli che Kiev sperava e si aspettava dalla controffensiva dell’estate 2023. La spinta di quest’ultima è andata via via sparendo, con Zelensky che nell’autunno di un anno fa cominciava ad ammetterne le difficoltà, fino alla presa d’atto del fallimento. I mezzi pesanti tedeschi sarebbero stati fondamentali per programmare offensive future di una certa dimensione: è dunque possibile che la decisione di non fornirne altri indichi un cambiamento profondo nella politica di Berlino verso l’Ucraina. Tale sfiducia di fondo si rifletterà probabilmente sull’appoggio dato a Kiev dagli altri membri della NATO.

Pacchetti nuovi ma in realtà vecchi

Nella conferenza stampa congiunta di tre giorni fa, svolta insieme a Zelensky, Scholz ha annunciato altri pacchetti di aiuti militari a favore dell’Ucraina. Il cancelliere ha comunicato che la Germania ha recentemente approvato la consegna di armamenti per il valore di 600 milioni di euro, tra cui un altro sistema di difesa anti-aerea a medio raggio IRIS-T-SLM, droni, munizioni e mezzi corazzati di vario genere. Ha inoltre aggiunto che entro la fine dell’anno darà un altro pacchetto molto più sostanzioso, del valore di 1,4 miliardi di euro. Lo farà anche grazie al contributo del Belgio, della Norvegia e della Danimarca. Conterrà come sempre droni, munizioni e IRIS-T, ma stavolta pure radar, pezzi di artiglieria, semoventi antiaerei Gepard, sistemi di difesa aerea a corto raggio Skynex. Tuttavia non si tratta di pacchetti veramente nuovi, perché contengono attrezzature belliche già promesse in precedenza.

Niente permesso

Nella tappa berlinese del suo giro europeo della scorsa settimana, Zelensky ha nuovamente chiesto a Scholz il permesso di colpire la Russia in profondità usando gli armamenti di produzione occidentale. E il cancelliere ha nuovamente rifiutato, sotto forma di un ascolto privo di entusiasmo e della mancanza di una risposta diretta. Non che il presidente ucraino potesse aspettarsi qualcosa di diverso. Il suo “piano per la vittoria”, presentato a fine settembre, era stato accolto allo stesso modo, cioè con freddezza e scetticismo. E quando un paio di settimane prima aveva prospettato a Biden l’eventualità di colpire coi missili a lungo raggio dentro la Federazione Russa, Scholz aveva immediatamente preso le distanze dicendo che non avrebbe dato i suoi Taurus. Il ministro della Difesa tedesca Boris Pistorius aveva precisato che le discussioni fra Londra e Washington sui rispettivi missili sono “affari loro” e non riguardano la Germania.

Sarebbe ora di fare la pace

Scholz ha fatto presente a Zelensky la necessità di un’altra conferenza di pace, dopo quella di giugno totalmente fallita. E stavolta dovrà esserci pure la Russia, ha detto. Ha specificato che non accetteranno alcuna imposizione da parte di Mosca e che la Germania rimane con fermezza al fianco dell’Ucraina. Parole di circostanza, perché il nocciolo del discorso è chiaro: è l’ora di negoziare e di provare seriamente a fare la pace. Anche Zelensky si è espresso in termini diplomatici, ringraziando personalmente Scholz per il grande supporto economico, politico e militare. Ha detto che la fine della guerra sarebbe desiderabile già nel 2025, ma solo col piano di vittoria con cui è convinto di poter “forzare la Russia alla pace”. La tendenza a diminuire le forniture belliche adesso diventa uno stop definitivo. Berlino non darà più i Leopard o i Marder, mentre gli aiuti promessi sono quelli già destinati in precedenza.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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