Kiev non ottiene il sostegno dell’India, ma in compenso fa arrabbiare gli induisti
Al di fuori dell’Europa il governo ucraino ha sempre cercato il sostegno militare e diplomatico dell’India, ma senza riuscirci. Nuova Delhi non ha mai ceduto al biasimo e all’insistenza di Kiev e non sembra voler cambiare proprio oggi la sua posizione di vicinanza e cooperazione con Mosca. Considerando poi la recente figuraccia del Ministero della Difesa ucraino, le chance di Kiev si assottigliano sempre di più.
L’incidente della vignetta con la dea Kali
Qualche giorno fa, il governo ucraino ha recato in modo maldestro un’offesa all’India e alla sua cultura. Si è trattato di un tweet del Ministero della Difesa intitolato “Work of art”, che riportava un’illustrazione dell’artista ucraino Maksym Palenko. La vignetta raffigura la dea indù Kali che troneggia su una città, con la sua classica lingua di fuori e la collana di teschi. Nel disegno, la dea imita la celebre posa di Marilyn Monroe nel film Quando la moglie è in vacanza, mentre cerca di evitare che la parte inferiore del suo abito si sollevi troppo.
Qui, però, al posto della gonna c’è la nuvola di fumo di un’esplosione avvenuta sulla città. In altre parole, il ministero ucraino si è appropriato di un elemento tradizionale della cultura e della religione indiana, mescolandolo con l’immagine di una commedia hollywoodiana, il tutto a fini propagandistici. Gli indiani non hanno gradito affatto, giudicando la vignetta come un’offesa a tutta la nazione. Sui social sono piovuti i commenti rabbiosi di molti utenti, che hanno additato il disegno addirittura come esempio di hate speech. Il giornalista Kanchan Gupta, consigliere del Ministero dell’Informazione, ha definito l’opera come “un’aggressione ai sentimenti degli induisti”, pretendendo le scuse degli ucraini.
E alla fine è dovuto intervenire sulla questione persino il ministro degli Esteri Subrahmanyam Jaishankar. Dopo due giorni, il post è stato rimosso e sono arrivate le scuse ufficiali di Kiev. Se ne è incaricata la viceministro degli Esteri Emine Dzhaparova, che ha dichiarato che gli ucraini hanno rispetto per la cultura indiana e ha espresso rammarico per aver raffigurato la dea Kali “in maniera distorta”.
Un dispetto per il mancato aiuto
Nel suo messaggio di scuse, la viceministro Dzhaparova ha affermato che l’Ucraina è determinata ad accrescere la cooperazione con l’India, nello spirito del rispetto e dell’amicizia reciproca. Ma sono proprio questi due elementi che mancano da più di un anno. Infatti, da una parte l’India non ha accolto le richieste di aiuto di Kiev, e dall’altra il ministro degli Esteri ucraino Dymtro Kuleba avvertiva Nuova Delhi nell’agosto 2022 che ogni barile di greggio russo che l’India compra ha una buona porzione di sangue ucraino dentro.
Più che l’opera d’arte suggerita dal titolo, la vignetta quindi è parsa come un dispetto ucraino per la vicinanza mostrata dagli indiani alla Russia. Il Ministero della Difesa di Kiev ha infatti pubblicato il post incriminato proprio due giorni dopo la visita a Delhi del ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, in occasione della conferenza dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO). Qualche giorno prima era stata in India anche la stessa Dzhaparova, primo rappresentante del governo di Kiev a recarsi a Delhi dopo il 24 febbraio 2022. La viceministro ha presentato alla ministra di Stato Meenakshi Lekhi una lettera indirizzata al premier Modi, nella quale Zelensky proponeva una conversazione telefonica e chiedeva sostegno al leader indiano.
Inoltre ha dichiarato che il presidente ucraino sarebbe felice di intervenire al G20 del prossimo settembre che si terrà proprio a Nuova Delhi. La Dzhaparova ha chiesto all’India di coinvolgere i rappresentanti ucraini negli incontri che si svolgeranno al summit. Tuttavia, l’esito delle richieste non è stato positivo, anzi.
Il G20 e le importazioni di petrolio
Dall’India fanno sapere che al G20 di settembre non intendono sollevare la questione del conflitto russo-ucraino. Nei comunicati preliminari da far seguire al G20, formulati del governo di Nuova Delhi, l’Ucraina non viene mai menzionata e non compare nemmeno nell’elenco dei Paesi esterni i cui rappresentanti saranno invitati al summit. Questa lista comprende i capi di Stato di Bangladesh, Egitto, Emirati Arabi, Mauritius, Nigeria, Olanda, Oman, Singapore e Spagna, ma non l’Ucraina.
Nuova Delhi continua inoltre a non aderire alle sanzioni euroatlantiche contro Mosca, anzi intensifica i rapporti commerciali e i legami energetici con la Russia. Ad aprile ha toccato un nuovo record il volume di greggio russo importato dall’India, che adesso supera la quantità di quello saudita e iracheno messi assieme. Le recenti visite dei ministri della Difesa russo e di quello degli Esteri sono poi dovute al ruolo di ospite che l’India detiene per i summit della SCO e del G20, oltre che naturalmente per i rapporti che derivano dall’appartenenza dei due Stati al BRICS. Ed è anche nell’ottica di un allargamento di questo gruppo a nuovi Paesi e dell’entrata nel 2017 dell’India nella SCO, che Nuova Delhi si sfila sempre di più dall’influenza americana per attuare invece una politica indipendente, che serva i suoi interessi nazionali.
Sull’Ucraina, quindi, l’India segue una linea che la avvicina di più alla Russia, ma che non pregiudica la sua neutralità formale sulla questione. Al di fuori dell’Europa, il governo ucraino ha sempre cercato il sostegno militare e diplomatico dell’India, ma senza riuscirci. Nuova Delhi non ha mai ceduto al biasimo e all’insistenza di Kiev e non sembra voler cambiare proprio oggi la sua posizione di vicinanza e cooperazione con Mosca.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.