Kenya, la storia di Cheak e Khambi. Una sartoria davvero coraggiosa

Kenya, la storia di Cheak e Khambi. Una sartoria davvero coraggiosa

14 Febbraio 2021 0

Nei miei viaggi in Kenya ho avuto il privilegio di incontrare persone straordinarie che, nonostante le difficoltà che ha messo di fronte a loro la vita, si sono rimboccati le maniche cercando di affrancarsi da un destino difficile. Oggi vorrei raccontare in particolare la storia di Samson Chea e Khamisi Khambi due amici che hanno unito le loro forze con coraggio e determinazione, per migliorare la loro vita e diventare imprenditori di se stessi.

SAMSON CHEA KHAMISI KHAMBI

Chea, oggi quarantaseienne, è sposato con una moglie a carico e 4 figli, di cui due maschietti e due femminucce. Nel lontano 1994 con grandi sacrifici mi spiega che la sua mamma lo iscrive in una scuola a Mombasa per imparare a cucire e creare modelli di un certo livello, soprattutto nelle rifiniture. Khambi, oggi trentaseienne, invece è anche lui sposato e oltre alla moglie ha anche due figli, una femminuccia e un maschietto. Khamisi non ha purtroppo potuto studiare, ma essendo estroverso ed esuberante ha trovato lavoro come commesso in un grande negozio sartoria di proprietà di Indiani. Questi due ragazzi li avevo incrociati per caso e sono rimasta molto colpita dalla loro passione e dalla loro professionalità dimostrata nel loro negozio situato a Watamu distretto di Kilifi. Mi hanno subito colpito gli abiti, i pantaloni su misura, le stoffe e i tagli pregiati dei capi esposti, ma quello che colpiscono sono le rifiniture: ci troviamo di fronte ad un cucito perfetto. Ovviamente nulla da togliere a altri sarti della Costa del Kenya, ma per quanto mi riguarda almeno per ora la differenza è tangibile.

Negli abiti confezionati da Chea e Khambi c’è una grande carica di passione, una innata ricerca di crescere. Sbalordiscono poi le loro macchine da cucire: un vero e proprio tesoro da queste parti. All’interno del loro negozio, prima di fare loro la prima domanda, osservo Khambi, ha occhi svegli e un sorriso scanzonato.

Slider image
Slider image
Slider image
Slider image

Hamisi Khambi, dove vi siete conosciuti?

Lavoravamo insieme in un importante negozio indiano io facevo il commesso e Samson era nel retro che tagliava e cuciva modelli. Era intorno a cavallo tra il 2005 e il 2006.

Perché non hai continuato a lavorare in quel negozio prestigioso?

Sono andato via perché la paga era molto bassa e i turni di lavoro molto lunghi e ho deciso che dovevo provare ad aprire un’attività. Sapevo che avrei dovuto lavorare ancora di più ma era anche una grande opportunità per guadagnare di più per la mia famiglia.

Samson Chea è l’esatto opposto di Khambi, è un ragazzo tranquillo, per nulla istintivo, addirittura lo definirei posato.

– Chea e tu invece per quale motivo hai anche tu abbandonando il tuo prezioso posto di lavoro?

Sono andato via perché Khambi mi ha convinto che era ora di mettere in pratica tutta la nostra professionalità e usarla per crescere insieme e aprire un negozio tutto nostro; purtroppo non è stato facile, ho chiesto dei prestiti per giovani imprenditori, ma non sono mai arrivati. Nel frattempo Khambi ha trovato un piccolo piccolo negozio e lo ha affittato, era completamente vuoto. Non ci siamo scoraggiati ed abbiamo iniziato a vedere per conto di altri i kikoi, quadri, tutto ciò che ci veniva offerto l’importante era lavorare.Poi con i miei risparmi ho comprato la prima macchina da cucire e Khambi pagava l’affitto.

Khamisi allora procedeva tutto bene come volevate?

Purtroppo nel 2007 il Kenya è stato colpito da una grande crisi economica e politica. Tanti negozi hanno chiuso. La gente aveva paura di uscire di casa, mancavano viveri, figuriamoci noi con il nostro negozio.

Li osservo mentre mi spiegano i dettagli di quel brutto momento e nei loro occhi c’è tanta amarezza.

– Quando è ripresa la normalità in Kenya?

Per nostra fortuna abbiamo resistito e nel 2009 è tornata la vita normale.

– Khamisi ora il vostro lavoro è cambiato?

Si grazie al mio maestro, Samson, mi ha insegnato a cucire, tagliare e abbiamo cominciato a lavorare, giorno per giorno come dicono in Kenya pole pole. Negli ultimi anni siamo riusciti ad acquistare un’altra macchina da cucire. La nostra clientela è prevalentemente francese, italiana e inglese.

Qui in Kenya come d’altronde in altri paesi nel mondo, sicuramente con molte difficoltà esistono persone che hanno deciso di dare una svolta alla propria vita per il proprio orgoglio, con la voglia di migliorare la loro posizione economica, per se stessi e le loro famiglie. L’obiettivo è di assicurare un futuro migliore ai propri figli in un paese affascinante ma difficile come il Kenya dove è raro avere un posto fisso. Quello che stanno portando avanti Chea e Khambi è un piccolo miracolo: abbandonare un posto sicuro per intraprendere una propria attività è una avventura e ci vuole un grande coraggio. Terminata l’intervista mi congedo da loro un po’ emozionata: mi hanno trasmesso una incredibile carica di fiducia nel domani. Li saluto con riconoscenza per questa emozione che mi porterò sempre nel cuore… bahati nzuri na maisha marefu.

Felicia Bello
FeliciaBello

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici