In Piemonte un ordine del giorno per sollecitare il Governo ad aumentare la potenza di fuoco vaccinale. Stop agli interessi geopolitici, Ema si pronunci su Sputnik V
«Non appena l’Ema avrà concesso le dovute autorizzazioni, il governo utilizzi il vaccino Sputnik V». Alessandra Biletta è consigliera regionale di Forza Italia in Piemonte. Mentre la somministrazione del vaccino Astrazeneca viene bloccata a causa di cinque decessi, aumentano le richieste di superare «le questioni di natura-geopolitica» e prepararsi alla somministrazione del vaccino russo. A dirlo è già stato il vicepresidente e coordinatore nazionale azzurro, Antonio Tajani, e ora a seguirlo è il gruppo di Fi nel Consiglio regionale piemontese, che ha depositato un ordine del giorno che ha un obiettivo ben preciso: chiedere al presidente Alberto Cirio che faccia sentire la propria voce a Roma perché ci si prepari a utilizzare Sputnik, con il Piemonte capofila. Il Fondo sovrano russo ha annunciato che gli accordi di produzione per il vaccino sono stati raggiunti «con aziende in Italia, Spagna, Francia e Germania». Questo in attesa dell’approvazione da parte dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, che dovrebbe arrivare tra fine aprile e maggio. Ma ad oggi non esiste un accordo, e sembra nemmeno uno straccio di interlocuzione, tra la Russia e l’Unione Europea.
– Biletta, cosa chiedete come Forza Italia alla Regione Piemonte?
«Con il nostro ordine del giorno vogliamo impegnare la giunta a intervenire per avere maggiore certezza su tutte le forniture dei vaccini. So che in sede di Stato-Regioni il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio già lo fa, essendo sempre presente. Ma la cosa più importante, oggi, è farci trovare pronti nel momento in cui l’Ema dovesse autorizzare Sputnik V: dobbiamo lavorare ai fianchi del governo perché sia pronto per il suo utilizzo non appena avremo il via libera. Ma abbiamo già un buon punto di partenza».
– Ovvero?
«Abbiamo una letteratura scientifica che ci dice che abbia una copertura piuttosto elevata, il 92%. Lo ha confermato anche Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il nostro obiettivo principale è la tutela della salute dei cittadini. Non vogliamo prescindere dall’autorizzazione dell’Ema ovviamente, ma vogliamo anche essere al di sopra di qualsiasi strategia geopolitica ed economica».
– Parla dei problemi dell’Europa con la Russia…?
«Sì. In questo momento dobbiamo essere uniti, portarci avanti e debellare questo virus che da un anno ci sta zavorrando, che è troppo pesante per tutti sotto ogni aspetto. Nel momento in cui sarà accertata la sicurezza di Sputnik dobbiamo affiancarlo agli altri vaccini. Tanto più ora che è stata sospesa la somministrazione di Astrazeneca, e abbiamo problemi di approvvigionamento con il Johnson&Johnson».
– Ma per somministrare serve anche il personale, oggi insufficiente…
«Sì, e infatti con l’ordine del giorno chiediamo al governo di intervenire perché venga valutata la possibilità di utilizzare l’esercito per aumentare il numero di persone che somministrano i vaccini. Il punto è semplice: più vaccini significa meno decessi, e l’avvicinarsi per l’Italia alla immunità di gregge. L’Europa vuole dei morti per ideali o vuole fare tutto per la salute dei cittadini?».
– Il governo, però, non sembra aver preso bene l’annuncio della produzione in Italia…
«Il governo dopo l’annuncio dell’azienda che lo produrrà ha fatto scendere il gelo perché nessuno ne sapeva niente a livello istituzionale. Ma perché avrebbe dovuto avvisarci, dato che sta producendo per l’estero ed è pronta a esportare a chi lo vorrà? Noi abbracciamo la posizione di Tajani: allacciamo rapporti con la Russia per l’utilizzo dello Sputnik. Non lo faranno mai loro, essendo sotto sanzioni: siamo noi a dover fare il primo passo».
– Quindi secondo lei il governo deve superare i problemi tra Unione Europea e Russia.. e alzare la cornetta?
«Sì. Si pensi alla posizione della Germania sul gasdotto Nordstream 2; nonostante le pressioni di America e Francia si è esposta contro il blocco dell’opera. Lo stesso Schröder, che è di sinistra, ha parlato di “interessi socio-economici che vanno oltre le politiche interne della Russia”. Non ci sfugge che i vaccini in circolazione siano americani, ma quando si parla di salute si parla di genere umano, che supera ogni cosa»
– E se fosse la Russia a non voler interloquire?
«Non puoi fare la guerra a un Paese e pensare che ti risolva i problemi. Ma la Russia dimostrerà di essere una nazione aperta, così come ha fatto con gli aiuti nel primo lockdown. Non capisco davvero dove sia il problema se non nel voler curare gli interessi di determinate aziende, sulle quali dobbiamo andare oltre dato che non stanno onorando gli accordi».
Giulia Ricci, nata a Rivoli in provincia di Torino il 17 Dicembre 1991. Diplomata al liceo classico Massimo D’Azeglio e laureata in Lettere moderne all’Università degli Studi di Torino, inizia a scrivere per un piccolo giornale online nel 2012. Due anni dopo diventa collaboratrice di un quotidiano locale, Cronaca Qui, dove scopre una passione inaspetatta: la politica. Oggi scrive per il Corriere della Sera di Torino.