In Libia le elezioni restano ancora l’unica via di uscita

In Libia le elezioni restano ancora l’unica via di uscita

29 Marzo 2022 0

Le Nazioni Unite, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno rilasciato dichiarazioni quasi simultanee a sostegno dell’indipendenza della National Oil Corporation (NOC), il gigante petrolifero libico che gestisce le principali entrate e risorse della Libia. La disputa politica tra i due primi ministri Fathi Bashagha, designato dalla Camera dei Rappresentanti (HoR), ed Abdel Hamid Dabaiba, a capo del Governo di Unità Nazionale, sta coinvolgendo anche le istituzioni sovrane della Libia, in particolare la Banca Centrale libica (CBL), la Libyan Investment Authority (LIA), e NOC. È chiaro infatti che chi controllerà le entrate dello Stato si aggiudicherà il controllo dell’intero Paese. Un vero e proprio tiro alla fune sarebbe in corso da giorni tra Dabaiba e Bashagha per il sostegno di queste entità statali. Lunedì la consigliere speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per la Libia, Stephanie Williams, ha invitato gli attori politici libici a proteggere l’indipendenza e l’integrità delle istituzioni petrolifere, di investimento e della Banca centrale, dai disordini politici, affermando che queste istituzioni – che gestiscono le risorse del popolo libico – non dovrebbe essere sottoposte a pressioni arbitrarie o usate come arma politica a beneficio di una parte o dell’altra. Nello stesso contesto, Stati Uniti e Gran Bretagna hanno sottolineato, lunedì, la necessità di preservare e proteggere la loro indipendenza e integrità. Non si tratta del primo messaggio di questo tipo da quando è iniziata la crisi dei due governi paralleli. Lo scorso febbraio le ambasciate di Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti avevano già messo in guardia da l’indebolimento del lavoro della NOC, la cui politicizzazione rappresenta una minaccia alla pace e alla sicurezza della Libia. In una dichiarazione congiunta, le cinque ambasciate hanno invitato tutti gli attori a rispettare l’unità, l’integrità e l’indipendenza, e a preservare la natura non politica e tecnica della NOC, le cui operazioni ininterrotte vanno a beneficio di tutti i libici. 

Alla luce della crisi in Ucraina, nel momento in cui i Paesi europei come l’Italia sono alla ricerca di fonti di approvvigionamento energetiche alternative, la Libia non ha saputo cogliere l’occasione sebbene Dabaiba ci avesse provato. Se il primo ministro da un lato aveva spinto per un aumento della produzione, il capo della NOC, Mustapha Sanallah, ha detto che ciò era impossibile per via delle scarse risorse allocate al settore. Gli analisti ritengono che sia nell’interesse dell’Occidente stabilizzare la situazione petrolifera in Libia per il suo legame con i mercati energetici globali, alla luce delle ripercussioni della crisi ucraina, comprese le sanzioni imposte al petrolio russo, soprattutto perché la Libia è il Paese più vicino all’Europa. Tuttavia, le raffinerie libiche sembrano non poter produrre più di 400 mila bpd per una serie di fattori come il conflitto politico, non solo tra i due premier, ma anche tra il ministro del Petrolio Aoun e Sanallah; i ripetuti blocchi e sabotaggi da parte di attori locali; la cattiva gestione e mancata manutenzione degli impianti. In questo contesto si colloca la proposta di Washington, rivelata dall’ambasciatore ed inviato USA in Libia, Richard Norland di gestire le entrate petrolifere fino al raggiungimento di un accordo su questioni politiche più ampie. Secondo Norland, il meccanismo proposto impiegherebbe le entrate petrolifere solo per salari, sussidi, produzione di petrolio e merci importate: le cose principali, come cibo e medicine, saranno fatte con piena trasparenza e responsabilità. L’esecutivo Bashagha si aspettava fin da subito un ampio riconoscimento internazionale, forte del controllo dei campi petroliferi nel sud della Libia da parte dell’esercito di Khalifa Haftar con cui è sceso a compromessi, nonché per la sua nomina in quello che i suoi membri definiscono un processo intra-libico lontano dalle interferenze esterne, ma che in realtà ha suscitato non poco scetticismo per le modalità in cui è avvenuto. Inoltre definirlo “puramente libico” è un eufemismo considerati gli innumerevoli viaggi al Cairo, prima e dopo la sua formazione.

La produzione di petrolio della Libia ha superato negli ultimi mesi 1,3 milioni di barili al giorno e, secondo le ultime stime, i ricavi netti del Paese nordafricano dalle vendite di greggio, gas, condensati e prodotti petrolchimici per i mesi di novembre e dicembre 2021 sono stati pari a 4 miliardi e oltre 322 milioni di dollari, livelli record ottenuti sulla spinta dell’aumento dei prezzi globali. Il presidente del Parlamento Aquila Saleh ha chiesto al governatore della Banca centrale, Sadiq al-Kabeer, di concedere al governo la spesa esclusivamente per i primi due capitoli del bilancio (stipendi e simili) ed il quarto il quarto relativo al sostegno. Il 17 marzo i copresidenti del gruppo di lavoro economico (Economic Working group: UE, Egitto, Stati Uniti e UNSMIL) hanno incontrato il governatore della Banca Centrale della Libia, Saddek El Kaber, e un consulente in sostituzione del vice governatore, Ali El Hebri, giovedì 17 marzo a Tripoli, per discutere i progressi sulla riunificazione della CBL e il proseguimento delle spese essenziali per i bisogni prioritari del popolo libico.  “Il Governatore El Kabeer e il consulente del Governatore che rappresenta il Vice Governatore Ali El Hebri – afferma una dichiarazione – hanno aggiornato i copresidenti sullo stato dei flussi di lavoro che formano il piano di riunificazione, su cui ha lavorato la CBL, con il supporto di Deloitte. I copresidenti hanno sottolineato la necessità che istituzioni sovrane come la CBL e la NOC rimangano indipendenti e hanno esortato le autorità a garantire che la NOC disponga di risorse adeguate ad aumentare la produzione in mezzo ai prezzi elevati del petrolio per la stabilità della Libia. I copresidenti hanno anche sottolineato la necessità di trasparenza nelle spese pubbliche per garantire che siano ben gestite a beneficio del popolo libico”. Da anni, il finanziamento del bilancio in Libia è praticamente soggetto all’autorità della Banca Centrale, mentre le entrate petrolifere – la principale fonte di reddito del Paese – vanno alla NOC, che le deposita sul proprio conto presso la Libyan Foreign Bank e da lì alla Banca Centrale della Libia, che finanzia la maggior parte degli aspetti della spesa governativa. Questo conto avrebbe accumulato tra i tre e i quattro miliardi di dollari di ricavi dopo che NOC, con il consenso di Washington, avrebbe iniziato a tagliare i fondi al Governo di Dabaiba, probabilmente per spingere il Primo Ministro ad accettare le negoziazioni con Bashagha o spingere verso le elezioni, annunciate sì per giugno, ma che non trovano ancora una base costituzionale condivisa dopo il fallimento dei colloqui convenuti dalla Williams a Tunisi tra le due Camere, ai quali però il Parlamento si è rifiutato di partecipare difendendo il 12mo emendamento e la legge elettorale già approvata. Bashagha, da parte sua, in una intervista televisiva domenica sera ha affermato di non utilizzare la carta del petrolio, aggiungendo che “i blocchi della produzione sono dannosi, inutili e non sul tavolo. Siamo pensando a come supportare la National Oil Corporation e sviluppare il suo piano di produzione petrolifera. La necessità del mercato globale dell’energia è un’opportunità per la Libia, quindi lavoreremo per avere un ruolo molto importante nella fornitura di petrolio e nello sviluppo giacimenti di gas”. Il 17 marzo, il primo ministro Dabaiba, ha anche lui esortato i membri dell’OPEC ad aumentare le forniture di petrolio per aiutare a coprire l’attuale carenza globale di gas, aggiungendo che il suo governo aveva elaborato programmi rapidi per fornire le capacità necessarie a NOC per riprendere l’aggiornamento e progetti di manutenzione in modo di aumentare la produzione a breve e medio termine, nonché le capacità di stoccaggio ed esportazione affinché la Libia possa contribuire alla fornitura di fonti alternative alla luce dell’attuale crisi energetica globale dovuta al conflitto tra Russia e Ucraina.

Nel tentativo di trovare una soluzione politica alla diatriba politica, una delegazione del Consiglio dei notabili per la Riconciliazione in Libia durante un incontro con il coordinatore della Missione di Sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), Raisedon Zenenga, ha affermato che le elezioni, che dovrebbero tenersi entro sei mesi secondo l’iniziativa del premier Dabaiba, restano ancora oggi l’unica soluzione alla crisi. Una dichiarazione di UNSMIL afferma che Zenenga ha ricevuto la delegazione e ha ascoltato le loro preoccupazioni per l’attuale situazione politica e il suo impatto sulla vita dei libici. Secondo l’UNSMIL, i notabili hanno presentato proposte per risolvere l’impasse politica sull’esecutivo attraverso soluzioni radicate nei costumi e nelle tradizioni libiche. Hanno anche sottolineato la necessità di rinnovare gli sforzi verso la riconciliazione nazionale attraverso un percorso che coinvolga tutte le componenti sociali. Da parte sua, Zenenga ha accolto favorevolmente le loro proposte, riaffermando l’impegno delle Nazioni Unite a tenere le elezioni su una base costituzionale e un quadro giuridico consensuale il prima possibile. Se Dabaiba e Bashagha dovessero dimostrarsi incapaci di trovare un accordo da buoni concittadini, entrambi lo ricordiamo di Misurata, il Consiglio presidenziale potrebbe affidare al Consiglio Supremo della Magistratura la gestione della fase finale di transizione ad un “terzo incomodo,” probabilmente anche lui di Misurata, fino a legittime elezioni nazionali. D’altronde la Libia è molto più di ambigui giochi di potere tra Dabaiba e Bashagha. Il desiderio di oltre due milioni ed 800mila elettori registrati dovrebbe essere rispettato senza ulteriori ritardi né da parte degli attori locali interessati a mantenere lo status quo, né da parte di attori stranieri, preoccupati per i propri interessi perché incapaci di gestire la fase attuale.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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