Il Kazakistan è stufo di andare contro i propri interessi e si smarca dalle sanzioni anti-russe

Il Kazakistan è stufo di andare contro i propri interessi e si smarca dalle sanzioni anti-russe

18 Agosto 2024 0

Dagli esponenti politici del Kazakistan giungono dichiarazioni che mostrano l’insoddisfazione e la frustrazione di Astana verso gli effetti negativi delle sanzioni anti-russe, che è costretta a subire nonostante non sia il destinatario di tali misure punitive. Adesso i kazaki vogliono proteggere i propri interessi economici invece di seguire ciecamente quanto vorrebbero imporre USA e UE.

Le dichiarazioni del vicepremier

Il vicepremier Serik Zhumangarin ha affermato che il governo non permetterà che le aziende produttrici kazake vengano estromesse dal giro internazionale del commercio. È la prima volta che un esponente politico di Astana critica apertamente le misure sanzionatorie euroamericane applicate alla Federazione Russa. Il Kazakistan è stato fin da subito sostanzialmente contrario alle sanzioni, ma USA e UE gli hanno sempre riservato una particolare attenzione. Infatti la sua posizione strategica gli conferisce un ruolo centrale nell’implementazione del sistema che vorrebbe isolare Mosca dagli scambi commerciali e finanziari mondiale.

Il ruolo centrale del Kazakistan

Il motivo è che il Kazakistan fa parte dell’unione doganale che comprende anche Russia e Bielorussia. Inoltre il suo greggio è trasportato all’80% da un oleodotto collegato al posto russo di Novorossiysk e il confine terrestre fra i due Paesi è fra i più lungi del mondo. Astana ha spesso fatto appello all’Occidente affinché acconsentisse a delle eccezioni, ma invano. Zhumangarin, che è anche ministro del Commercio e dell’Integrazione, esprime a questo proposito la delusione e la frustrazione del suo governo: Dobbiamo ogni volta scendere a patti. Ma come Paese abbiamo bisogno di sopravvivere in qualche modo.

Prodotti sanzionati

Astana ha cambiato tono e atteggiamento perché vuole trovare sbocchi alle sue merci e alle sue materie prime, senza dover passare per forza sotto il vaglio dei guardiani planetari della democrazia. Questi stanno infatti col fiato sul collo del Kazakistan perché starebbe agevolando l’accesso di prodotti sanzionati non solo alla Russia, ma anche all’altro Paese sotto sanzioni occidentali da decenni, cioè l’Iran. Ad esempio, i kazaki producono cuscinetti a sfera in conformità con specifiche tecniche ancora adottate da diversi Stati, in particolare quelli ex sovietici. Vorrebbero dunque poterli vendere alla Russia: peccato che vengano considerati a duplice uso, cioè utilizzabili anche a scopo militare e inseriti così nell’elenco degli articoli che non si possono esportare nei Paesi “cattivi”.

Astana non ci sta più

Zhumangarin dice che il Kazakistan deve giocoforza attenersi a questa regola perché non riuscirebbe a sopravvivere se venisse sanzionato anch’esso. Si lamenta però del fatto che le misure intese a soffocare l’economia russa – e che finora non hanno avuto grande effetto – stanno comunque danneggiando il suo Paese in maniera sproporzionata, perché proprio Mosca è sempre stata fra i principali partner commerciali di Astana. E i governi occidentali fanno ben poco per compensare lo sbilanciamento di tale situazione. Il vicepremier porta come esempio quello della Eurasian Resources Group, partecipata al 40% dallo Stato kazako: le sanzioni hanno di fatto bloccato le sue esportazioni in Russia di pellet di minerali di ferro e ora sta subendo enormi perdite.

Ci guadagna la Cina

Purtroppo il Kazakistan non ha il medesimo peso politico e industriale della Cina e dunque non può fare come Pechino, che ha minacciato Bruxelles di ricorrere a contro-sanzioni qualora le venissero imposte limitazioni sul commercio con la Russia degli articoli a duplice uso. Zhumangarin spiega che le sanzioni anti-russe che si riflettono negativamente sul suo Paese vanno in definitiva a beneficiare Pechino. Cita il caso di una multinazionale che ha avuto talmente tanti problemi a portare in Kazakistan i suoi macchinari che adesso sta pensando di trasferire il centro di distribuzione regionale in un altro Paese della zona. E non può che trattarsi della confinante Cina.

Pagamenti e logistica

Quello delle transazioni finanziarie è un altro tema estremamente delicato e tartassato dalle misure sanzionatorie. Ma almeno dal punto di vista dei pagamenti Astana riesce a coprire quasi il 90% delle operazioni usando valute nazionali, cioè senza ricorrere al dollaro o all’euro e passando da banche esterne non sanzionate. Ma la logistica ne soffre ugualmente. Il Kazakistan, che è diventato una delle maggiori piazze di trasbordo per l’esportazione di automobili europee in Russia, deve spesso far fare un lungo giro ai prodotti, passando per esempio dal Caucaso. Non avendo sbocco diretto sul mare, i kazaki stanno cercando di creare una via di passaggio il più conveniente possibile tramite il Mar Caspio e l’Iran. Ma, come spiega il vicepremier, anche utilizzando rotte diverse si va incontro a sanzioni sugli articoli a duplice uso, spesso utilizzati pure nell’industria energetica.

Misure controproducenti

Se già da molto tempo gli Stati Uniti non si fanno scrupoli nel colpire Paesi terzi con sanzioni extraterritoriali, dal 2023 pure l’Unione Europea si è messa su questa strada piuttosto scivolosa. Gli effetti di tali misure possono trasformarsi nel lungo termine in un boomerang potentissimo e doloroso. Col 14esimo pacchetto di sanzioni anti-russe, in vigore dal 25 giugno la UE vuole limitare l’attività di società europee che hanno partecipazioni in enti e aziende di Paesi che intrattengono regolarmente business con la Russia. Ciò significa tuttavia colpire nemmeno troppo indirettamente colossi come Cina, India e Brasile, oltre a vari Paesi di grossa portata commerciale del Sub Globale.

Le sanzioni hanno fallito

Come scrive il centro di analisi Geopolitical Intelligence Services (GIS), fondato nel 2011 dal Principe del Liechtenstein, l’economia russa sta continuando ad allargare lo spettro dei suoi scambi bilaterali con i partner che non appartengono al blocco occidentale. Quest’ultimo si sta quindi affidando sempre di più a misure extraterritoriali, perché le ondate iniziali di sanzioni hanno fallito nell’ostacolare a sufficienza l’economia della Russia. In Occidente hanno applaudito al congelamento dei patrimoni russi, ma il messaggio ne che ne è scaturito per il resto del mondo è il seguente: “i prossimi potreste essere voi!”. Quindi i governi di vari Paesi stanno valutando se sia veramente il caso di mantenere i loro asset in dollari o in euro o se invece non sarebbe meglio passare definitivamente a strumenti finanziari alternativi, basati magari sulle proprie valute nazionali. In questo modo, a livello finanziario e commerciale l’Occidente sta perdendo gradualmente la sua rilevanza.

Gli USA abbozzano

In questo clima di crescente sfiducia verso l’Occidente e verso Washington in particolare, gli USA decidono di fare buon viso a cattivo gioco. Così l’ambasciatore americano ad Astana Daniel Rosenblum prova a ingraziarsi la fiducia dei kazaki con dichiarazioni amichevoli e accomodanti. Da buon diplomatico, in un’intervista all’agenzia di informazione nazionale kazaka KazTAG, sostiene di capire perfettamente che Astana ha bisogno di mantenere dei buoni rapporti anzitutto coi propri vicini. Rosenblum afferma: Non metteremo mai il Kazakistan di fronte alla scelta “o noi o loro”. Il Kazakistan conduce una politica fatta di molti aspetti, e noi contiamo sul diritto di essere uno di queste aspetti. Ammette poi che le sanzioni, pur essendo indirizzate a colpire al Russia, hanno avuto delle gli effetti negativi pure sul Kazakistan.

Sviluppi positivi

Nonostante le suddette difficoltà, dice l’ambasciatore, nei suoi due anni di servizio ad Astana ha visto un’ottima interazione con le autorità e gli esponenti del business locale, che potrebbe permettere di evitare le conseguenze peggiori delle misure di isolamento di Mosca. Dagli esponenti politici del Kazakistan giungono dichiarazioni che mostrano l’insoddisfazione e la frustrazione di Astana verso gli effetti negativi delle sanzioni anti-russe, che è costretta a subire nonostante non sia il destinatario di tali misure punitive. Adesso i kazaki vogliono proteggere i propri interessi economici invece di seguire ciecamente quanto vorrebbero imporre USA e UE.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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