Il futuro segretario di Stato USA Rubio esorta gli ucraini a essere realisti e a fare concessioni
Il segretario di Stato USA scelto da Trump è il senatore Marco Rubio, che nella recente udienza alle Commissioni del Senato ha espresso posizioni molto chiare sul conflitto in Ucraina. Gli scontri vanno terminati e dovranno esserci delle trattative. A questo scopo, è nello stesso interesse di Kiev fare delle concessioni a Mosca.
L’udienza al Senato
Mercoledì scorso Rubio ha affrontato una tappa fondamentale del percorso per diventare il successore di Antony Blinken come segretario di Stato. Nominato dal presidente eletto, il candidato ha dovuto presentarsi in Senato per l’udienza confermativa, nella quale ha risposto alle varie domande delle commissioni. Si è trattato di una seduta lunga, ma priva di particolari scossoni. Alla fine ha ottenuto il supporto bipartisan dalla Commissione per gli Affari Esteri. Figlio di immigrati cubani arrivati negli USA nel 1956 (prima dell’avvento di Fidel Castro), Rubio sta per diventare il primo latino a ricoprire il ruolo di segretario di Stato. Senatore della Florida dal 2011, ha concorso contro Trump nelle primarie repubblicane del 2016. Pur concedendo la loro approvazione, i Dem hanno espresso preoccupazione riguardo al suo atteggiamento interventista, che ha mostrato per esempio nei confronti dell’Iran, del Venezuela, di Cuba e della Cina.
Dalla parte del Presidente
Nel corso degli anni, le sue posizioni sono talvolta andate in contrasto con quelle di Trump. Oggi però il senatore afferma che la politica estera degli Stati Uniti viene impostata dal Presidente e il mio compito è di consigliarlo a tal riguardo e alla fine di metterla in pratica. Alla Commissione ha detto di ritenere che Trump abbia “ampiamento chiarito” che la sua politica sarà quella di rendere l’America “più sicura, più forte e più prospera”. La sua contrarietà a Zelensky si era vista lo scorso aprile, votando contro un pacchetto di aiuti a Kiev da 95 miliardi di dollari. In Commissione, la senatrice del New Hampshire Jeanne Shaheen ha convenuto che Rubio abbia le qualifiche adatte per ricoprire la carica. Poi gli ha posto delle domande precise sulla NATO, sulle alleanze americane e sulla vicenda ucraina per capire quale sia il suo vero pensiero in merito.
“Questa guerra deve finire”
In campagna elettorale Trump sosteneva di voler far terminare il conflitto in 24 ore. Adesso i tempi si allungano un po’, perché dice di potercela fare entro sei mesi, mentre il suo inviato Keith Kellogg chiede 100 giorni per una soluzione “solida e sostenibile”. L’intento iniziale rimane e Rubio lo ribadisce davanti al Senato. Rimarcando la fedeltà alle direttive di Trump, l’opportunità di appoggiare la NATO e di confrontarsi con Putin, asserisce: Non vi alcun dubbio in merito, ma questa guerra deve finire. E aggiunge: Credo che debba essere la politica ufficiale degli Stati Uniti il fatto che vogliamo vederla terminare. Secondo lui, scopo del Cremlino ora è acquisire la migliore posizione possibile in vista delle trattative. Dunque Washington deve aiutare Kiev a fare lo stesso. Tenendo comunque presente il suo desiderio: Voglio che la gente smetta di morire. E per far cessare le ostilità, afferma, servirà una “diplomazia coraggiosa”.
Kiev non può continuare così
Il coraggio starà anche nel convincere o nell’imporre la visione secondo cui gli ucraini dovranno fare delle concessioni. Pur avendo combattuto coraggiosamente, spiega, hanno subito troppe perdite, troppe distruzioni. Servirà una generazione per ricostruire il Paese. Nel frattempo sono scappati a milioni e non sappiamo quanti torneranno a vivere in patria. Il problema di Kiev, sostiene Rubio, non è che stia finendo i soldi, ma le persone. Ormai è passato il tempo dell’amministrazione Biden, quando Washington accontentava o mostrava di voler accontentare Zelensky in qualunque richiesta di armi o finanziamenti per la tanto declamata “vittoria totale”. Rubio invece esorta entrambi i contendenti ad avere un approccio “realistico”: dovranno essere fatte delle concessioni da parte della Federazione Russa, ma anche da parte degli ucraini. In questo modo forse vuol convincere Zelensky che è impossibile per l’Ucraina “ricacciare indietro” i russi fino al punto in cui erano prima del 24 febbraio 2022.

52 anni, padre di tre figli. E’ massimo esperto di Medio Oriente e studi geopolitici.