Il discorso di Ratisbona. Quando Ratzinger ricordò che “non agire secondo Ragione, sýn lógô, è contrario alla natura di Dio” (II parte).

Il discorso di Ratisbona. Quando Ratzinger ricordò che “non agire secondo Ragione, sýn lógô, è contrario alla natura di Dio” (II parte).

17 Gennaio 2023 0

Joseph Ratzinger si è congedato da questo mondo il 31 dicembre 2022. Egli è stato il 265mo Vicario di Cristo, dal 2005 al 2013. Lo scorso 5 gennaio si sono tenuti i funerali solenni, in una Basilica di San Pietro avvolta in un’insolita nebbia, alla presenza di circa cinquantamila persone, comprese diversi sovrani e altre guide politiche e religiose accorse per il commiato.

Cosa emerge dalla sua dissertazione, una lectio magistralis tenuta il 12 settembre 2006, nell’Aula Magna dell’Università di Regensburg? L’obiettivo primario di Papa Benedetto XVI (e dell’imperatore Manuele), lo dimostra il discorso nella sua interezza, e con buona pace dei falchi neo e teocon, non era però quello di favorire uno scontro di civiltà, mettendo in guardia l’“Occidente” contro i pericoli del jihad (guerra esteriore) islamico. Certo, egli era consapevole che la guerra è vista dall’islam come uno strumento voluto da Dio per la sua espansione e questo pone seriamente il problema del rapporto violenza-religione e — soprattutto — del rapporto fra Dio e l’uso di Ragione.

I rischi interni allo stesso Occidente

Primariamente, però, puntava a far prendere coscienza di un rischio ancora più grave, che viene dall’interno dello stesso “Occidente”. Smarrire, appunto, la stretta relazione che la Ragione intrattiene con la sua storia e in particolare con la sua storia religiosa, che è storia cristiana; smarrirla a causa del laicismo (non ha molto da invidiare all’islam estremistico) imperante oggi, che vede con sospetto e ostilità la Ragione che diventa “metafisica”, quindi quando s’interroga sul senso della vita e dell’essere stesso. La Ragione trova ormai il suo àmbito proprio e riconosciuto solo nel campo del “fattibile”, cioè nel dominio della tecnica. E, tra macchine sempre più potenti ed efficienti, non teme di avventurarsi — senza nessuna remora etica — nel campo del controllo e della manipolazione della vita umana. Ne risulta pregiudicata l’indagine sui fini, vale a dire sul “perché” e sul “come” usare tali mezzi.  Questo spaventa – come disse sempre Benedetto qualche giorno prima, a Monaco – i popoli dell’Asia e dell’Africa perché «[…] esclude totalmente Dio dalla visione dell’uomo» e non è certamente convincente al fine di ricondurre l’islam a un matrimonio con la Ragione.

Tale situazione è dovuta – ricorda ancora il discorso ratisbonese – a tre “ondate” (Wellen) di “deellenizzazione” del cristianesimo, le quali hanno avviato un movimento rivoluzionario di allontanamento dalla Ragione metafisica: 1) dapprima il protestantesimo, con il rifiuto del metodo scolastico della tradizione medioevale, poi l’illuminismo con Kant, che “accantonò il pensare per far spazio alla fede”; 2) la teologia liberale dei secoli XIX e XX (quella di von Harnack), che spoglia Cristo della divinità, respingendo la Fede nella Trinità e il trascendente; 3) e l’“ondata” odierna, che porta a considerare la sintesi tra cristianesimo ed ellenismo come «[…] una prima inculturazione, che non dovrebbe vincolare le altre culture».

Ragione, libertà e Fede cattolica

In definitiva, non possiamo fare a meno di tre pilastri, come ci ricorda l’intera storia europea: la Ragione, la libertà e la Fede cattolica che le salva in quanto tali. Essi si radicano in un fatto, che Dio è creatore perché Padre, il Quale ci ha fatti a Sua immagine. Quindi, all’inizio di tutto non c’è l’irrazionalità del caos che poi si evolve, ma il Logos, un pensiero creatore amante della vita, la nostra vita, sino a essersi fatto nostro compagno in Gesù Cristo.

Ed è proprio da ciò che deriva la conoscenza dell’uomo, la dignità e intangibilità della sua persona, dei suoi diritti e, inevitabilmente, del suo rapporto con il potere; il diritto ha qui la sua sorgente, altriménti non ci sono argomenti validi per opporsi e resistere alla legge del più forte. «Non c’è il diritto del più forte: non esiste diritto che non sia diritto del più debole. Il diritto, anche quello internazionale, ha ragion d’essere per difendere gli aggrediti, mai per giustificare gli aggressori», ha ricordato Rémi Brague, riferendosi all’invasione russa dell’Ucraina del 2022. Per questo “la fede cristiana non ha riconosciuto a Cesare/stato il dominio sul suo proprio àmbito”, ha bandito l’idea della teologia politica e promosso la laicità dello stato, fondata sulla natura umana, la quale porta a rispettare Dio (l’uomo è naturaliter religiosus) e i princìpi che precedono lo stato stesso.

Redazione Strumenti Politici
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