Il bellicoso Macron tenta di bilanciarsi fra la difesa degli interessi di Israele e il sentimento filo-palestinese dei francesi

Il bellicoso Macron tenta di bilanciarsi fra la difesa degli interessi di Israele e il sentimento filo-palestinese dei francesi

29 Aprile 2024 0

Che Macron stesse diventando un leader aggressivo e bellicoso lo si era già capito dalle dichiarazioni sull’invio di soldati europei contro la Russia. Le ultime forniture militari a Kiev hanno rafforzato la sensazione. La riprova la si sta avendo oggi con la sua condotta nella vicenda di Gaza: ha addirittura fatto intervenire i caccia francesi a difesa delle basi israeliane contro l’Iran. Monsieur le Président deve però fare i conti con i cittadini filo-palestinesi: molti di loro sono francesi di fede musulmana e immigrati da una o due generazioni. In vista delle Olimpiadi di Parigi, Macron non può permettersi di scatenare gravi tensioni sociali.

Parigi dalla parte di Israele

Il governo francese si è schierato subito e senza tentennamenti dalla parte di Netanyahu, a difesa degli interessi israeliani nella regione e non solo. Al presidente israeliano Isaac Herzog Macron ha comunicato il sostegno al diritto e al dovere di autodifesa detenuto da Israele. E a sua volta aveva ricevuto il sostegno degli ebrei di Francia in occasione delle elezioni del 2022. Le associazioni di interesse e a carattere religioso degli ebrei francesi avevano infatti apertamente invitato a votarlo.

Qualche giorni fa ha dato un segno tangibile del suo aiuto a Tel Aviv mandando i caccia Rafales a intercettare i droni lanciati da Teheran contro le basi israeliane. Un intervento concreto di questo genere ripulisce l’immagine di Parigi agli occhi di Netanyahu, poiché sempre meno francesi accettano la narrazione israeliana sugli eventi seguiti al tragico 7 ottobre. I cittadini stanno mostrando insofferenza alle giustificazioni fornite da Tel Aviv per i massacri e le uccisioni dei civili a Gaza. A livello istituzionale i francesi parlano di legittima difesa di Israele, mentre a livello popolare usano espressioni come “pulizia etnica” e “genocidio”.

Caccia francesi contro l’attacco iraniano

La Francia è per la prima volta intervenuta militarmente per difendere Israele e lo ha fatto contro l’Iran. Ed è singolare che per un’azione di tale portata non sia stata chiesta l’autorizzazione del Parlement. I vertici militari israeliani comunicano che i jet francesi Rafale hanno distrutto droni o razzi iraniani. Lo ha confermato lo stesso Macron. Proprio in Giordania dal 1969 la Francia ha una base aerea militare nella quale sono di stanza quattro caccia Rafale e una batteria antimissile Mamba a medio raggio terra-aria.

I francesi dalla parte di Gaza

Sempre meno transalpini accettano la narrativa degli ebrei vittime delle persecuzioni come giustificazione per l’operazione militare di Tel Aviv. Per non parlare poi dei francesi di origine araba e africana, di religione musulmana, che parteggiano naturalmente per i palestinesi. Macron non può non tenere conto di loro. Questa considerazione non vale soltanto in chiave elettorale, ma anche e soprattutto per ragioni di ordine pubblico. Le rivolte degli immigrati di prima, seconda o addirittura terza generazione infatti non sono una novità in Francia.

Condanna formale alle azioni israeliane contro i civili

Il governo a parole si esprime contro le violenze commesse dai soldati israeliani a Gaza e non solo. Il Ministero degli Esteri ha pubblicato un comunicato in cui condanna con la più grande fermezza gli atti di violenza commessi dai coloni contro i civili palestinesi in Cisgiordania. Li descrive come “inaccettabili” ed effettuati in modo coordinato e in presenza dello stesso esercito israeliano. Inoltre questa politica di colonizzazione viola il diritto internazionale. A sua volta Macron esprime sui social la sua “profonda indignazione” per quanto visto a Gaza, e cioè i civili che vengono presi di mira dai soldati israeliani.

Repressione contro i filo-palestinesi

Internamente, sul piano verbale la posizione che esprime è questa, ma sul piano pratico si assiste a un peggioramento della repressione contro i filo-palestinesi o più in generale gli anti-israeliani. Questi ultimi vengono etichettati immediatamente come “antisemiti”, sebbene le loro critiche siano di carattere politico rispetto al governo di Gerusalemme e non abbiano alcun valore razzista.

Circa due settimane fa l’associazione Libre Palestine si è vista negare la possibilità di svolgere una conferenza nella cittadina di Villeneuve-d’Ascq, su pressione della comunità ebraica e di esponenti pubblici. La motivazione è che gli attivisti filo-palestinesi avrebbero potuto alimentare il “clima di odio” e sono addirittura stati bollati come antisemiti. Lo denuncia Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra francese giunto terzo alle presidenziali del 2022.

Equilibrismi all’ONU

Nell’arena internazionale per eccellenza, l’Assemblea della Nazioni Unite, Parigi è costretta a districarsi fra amici, nemici, partner d’affari, membri della stessa alleanza militare, ex colonie. La posizione più adatta in questo caso è la via negoziale, almeno di facciata. La Francia infatti concorda con l’idea della soluzione a due Stati e chiede l’adesione della Palestina all’ONU. Ha votato la relativa proposta presentata dall’Algeria e il 18 aprile l’inviata francese all’ONU Nathalie Broadhurst motivava così la preferenza: Questa ammissione dovrebbe consentire la ripresa di un processo decisivo e irreversibile per l’attuazione della soluzione dei due Stati e il rafforzamento dell’Autorità Palestinese nei Territori Palestinesi, a Gaza e in Cisgiordania. Deve essere in grado di esercitare in modo efficace ed efficiente le proprie responsabilità in tutti i territori di un futuro Stato palestinese. (…) Continuiamo inoltre a chiedere un accesso umanitario completo (…) per portare soccorso alle popolazioni civili di Gaza.

La Francia e altri undici membri del Consiglio di Sicurezza hanno votato a favore del progetto, ma Svizzera e Gran Bretagna si sono astenute. Gli Stati Uniti hanno persino esercitato il loro diritto di veto. Che Macron stesse diventando un leader aggressivo e bellicoso lo si era già capito dalle dichiarazioni sull’invio di soldati europei contro la Russia. La riprova la si sta avendo oggi con la sua condotta nella vicenda di Gaza: ha addirittura fatto intervenire i caccia francesi a difesa delle basi israeliane contro l’Iran. Ma deve fare i conti con i cittadini filo-palestinesi, molti di loro immigrati di fede musulmana. In vista delle Olimpiadi di Parigi, Macron non può permettersi di scatenare gravi tensioni sociali.

Martin King
Martin King

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