I dubbi dei francesi sul sistema europeo di aiuti militari all’Ucraina

I dubbi dei francesi sul sistema europeo di aiuti militari all’Ucraina

11 Luglio 2023 0

Una recente analisi pubblicata dal giornale economico finanziario francese La Tribune ha evidenzato le pesanti problematiche poste dagli aiuti militari all’Ucraina. Il meccanismo europeo di fornitura degli armamenti ha messo in allarme i ricercatori francesi sulle implicazioni economiche degli aiuti stessi. E anche l’atteggiamento apparentemente ingrato degli ucraini troverebbe una spiegazione nelle condizioni materiali delle armi che inviamo.

L’impietoso giudizio sull’EFP

L’analisi è stata effettuata dal “groupe de réflexion” Mars, il think tank francese che conta circa trenta esperti di provienenza diversa, dalle università al settore privato. Sin dai toni caustici del titolo si comprende il succo del discorso: L’Europa che protegge l’Europa, come il vischio sull’albero di cui è parassita.

Il problema è rappresentato dal meccanismo dello Strumento Europeo per la Pace (EFP), un fondo fuori bilancio creato il 22 marzo 2021 dal Consiglio UE. Finanziato principalmente da Germania, Francia e Italia, oggi dovrebbe servire ad agevolare la fornitura di materiali bellici in favore dell’Ucraina.

Purtroppo per Kiev, però, l’Ungheria in questo momento sta bloccando il funzionamento di questo strumento. Il Mars si chiede se Budapest stia veramente facendo qualcosa di male, se si considerano i guai finanziari a cui sta andando incontro l’Unione Europea. Infatti Bruxelles ha una bilancia negativa fra contributi e restituzioni e vorrebbe integrare l’Ucraina che ha un’economia a dir poco disastrata.

Quest’ultima ha già ottenuto lo status di Paese-candidato: i rischi che derivano dalla sua effettiva adesione alla UE sarebbero persino maggiori del farla diventare membro della NATO (in condizioni di pace e di assenso da parte di Mosca, si intende). Sullo sfondo di queste cupe prospettive, l’EFP sta solamente facendo da sussidio per l’acquisto da parte della Polonia di attrezzature belliche americane e coreane, le quali andranno a sostituire quelle di fabbricazione sovietica già consumate dagli ucraini.

Le figuracce che non aiutano la gratitudine ucraina

Come spiegato dal Mars, la cosiddetta “legge di programmazione militare” (loi de programmation militaire) per il periodo 2024-2030, che sarà presto varata dal governo di Parigi, non risponde alle sfide poste dalla guerra all’est. E nemmeno a livello euroatlantico le cose vanno meglio, anzi. Gli ucraini, già gravati dalla difficoltà di gestire la grossa varietà degli armamenti donati dagli alleati occidentali, non sono particolarmente invogliati a dirci “grazie” dopo che hanno visto le condizioni di tali materiali.

Ne ha parlato poche settimane fa persino il New York Times. In un articolo del 19 giugno ha rivelato come Kiev abbia pagato centinaia di milioni di dollari per armamenti che non sono ancora stati consegnati o che sono così malridotti da poter essere utili sono se smontati per ricavarne pezzi di ricambio. E c’era stato pure il caso degli obici italiani rimasti vent’anni all’aria aperta in una zona umida: recapitati in Ucraina, i venti M109L si sono dunque rivelati inutilizzabili. Pare che le nostre autorità conoscessero le loro condizioni impietose e avessero chiesto agli americani i ricambi necessari. Però, poiché le tempistiche erano troppo lunghe, si è deciso di mandarli lo stesso a Zelensky.

Il meccanismo parassitario dell’EFP

Il Mars parla apertamente di “parassitismo” quando si riferisce al meccanismo di aiuti europeo. Sono i singoli Stati a concedere miliardi di euro all’Ucraina per acquistare le armi. I principali donatori sono sia i Paesi membri della UE sia chi ne è al di fuori, come il Regno Unito e la Norvegia. Il budget comunitario, invece, va solamente a finanziare gli aiuti per i rifugiati e per l’economia ucraina, mentre non contribuisce per niente a rafforzarne l’esercito.

I soldi che giungono da Bruxelles sono quelli del Fondo europeo della difesa, che foraggia con un miliardo di euro all’anno la ricerca tecnologica e i progetti di sviluppo. Tuttavia i suoi risultati in questi ambiti sono stati finora fallimentari, sostiene il Mars, che rinfaccia alla UE di prendersi a livello mediatico i meriti degli sforzi finanziari dei Paesi membri.

Inoltre, l’EFP è uno strumento teoricamente all’interno della cornice delle competenze di Bruxelles, ma di fatto al di fuori del suo controllo legale e di bilancio. Ha quindi una flessibilità tale da adattarsi a molti scopi diversi, compreso il parassitismo. Lo schema è il seguente: i Paesi membri contribuiscono a un fondo comune, ognuno in misura diversa, con la prospettiva di vedersi rimborsare in base ai costi dichiarati degli armamenti forniti all’Ucraina.

La politica di rinnovo degli armamenti europei

Alcuni Stati dell’Europa centrale avrebbero approfittato per disfarsi dei vecchi arsenali sovietici, generosamente donati a Kiev, e portarsi in casa attrezzature moderne. E il finanziamento per comprarle è arrivato gentilmente dai principali contribuenti dell’EFP, cioè da Germania, Francia e Italia.

E oltre al danno c’è anche la beffa, perché i Paesi membri non sono tenuti ad acquistare armi di fabbricazione europea, tenendo così i guadagni nel continente. Infatti la Polonia, per sostituire i vecchi carri T72, ha comprato i tank americani Abrams, deviando oltreoceano i soldi dei contribuenti europei. L’analisi pubblicata dal giornale economico finanziario francese La Tribune ha evidenzato queste pesanti problematiche. Il meccanismo europeo di fornitura degli armamenti ha messo in allarme i ricercatori francesi sulle implicazioni economiche degli aiuti stessi.

Redazione Strumenti Politici
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