I medici italiani protestano contro il loro stesso Ordine professionale: intervista al professor Isidoro

I medici italiani protestano contro il loro stesso Ordine professionale: intervista al professor Isidoro

27 Giugno 2022 0

In Italia negli ultimi mesi abbiamo assistito a un crescendo di proteste per i motivi più urgenti e disparati: i cittadini sono scesi in piazza contro la guerra, la NATO, il caro vita, il governo e il ministro della Salute Roberto Speranza (accolto con astio in diverse città). E proprio nell’ambito della medicina occorre segnalare come i dottori stessi abbiano avuto recentemente dei contrasti fortissimi con i loro Ordini professionali. Abbiamo voluto andare a fondo nella questione insieme al professor Ciro Isidoro, ordinario di Patologia Generale e Patologia Clinica presso l’Università del Piemonte Orientale e medico iscritto all’Ordine dei Medici di Torino.

Infografica – La biografia dell’intervistato Ciro Isidoro

– Professor Isidoro, quali sono i motivi della protesta dei medici? 

– Per comprendere quanto sta accadendo è necessaria una piccola premessa. Gli Ordini dei medici sono associazioni di scopo che hanno come obiettivo primario quello di garantire la professionalità dei medici al fine di offrire un servizio efficiente di cura ai pazienti. Dal 2017 con la Legge Lorenzin, gli Ordini dei Medici (come anche di altre professioni sanitarie) sono diventati organi sussidiari dello Stato, con ciò perdendo la propria autonomia. Negli ultimi anni, la pressione politica è diventata sempre più condizionante, interferendo con l’esercizio della professione medica che deve prioritariamente tener conto del budget disponibile a scapito dell’autonomia decisionale per il bene del paziente. A questo si aggiungono imposizioni e vessazioni: non ultima quella delle sospensioni dal lavoro e dallo stipendio per i medici che non si sono vaccinati. L’assemblea annuale per l’approvazione del bilancio è stata l’occasione per dimostrare il disagio della categoria. In particolare, l’11 aprile a Torino siamo riusciti ad essere in maggioranza e a non approvare il bilancio. Bisogna dire che in questo caso il Ministero dovrebbe commissariare l’Ordine e poi indire nuove elezioni entro tre mesi. E invece il Consiglio dell’Ordine dei Medici di Torino ha indetto una nuova convocazione dell’assemblea per il 14 giugno, per sottoporre nuovamente ad approvazione il rendiconto consuntivo dell’esercizio finanziario 2021 e il bilancio di previsione. Chiaramente abbiamo ritenuto illegittima questa nuova assemble: siamo stati in oltre duecento i medici che hanno abbandonato l’aula prima del voto. 

– In pratica, è come se avendo perduto la prima partita, l’Ordine pretendesse di rigiocarla facendo finta che la prima non fosse valida…

– In effetti così stavano le cose. Ma dopo esserci consultati con alcuni avvocati amministrativisti, oltre un centinaio di noi medici (e altri si stanno aggiungendo) abbiamo dato mandato per un ricorso al TAR di Torino per gravi vizi di forma e volto a invalidare la seconda assemblea del 14 giugno 2022. Siamo convinti che il voto espresso nell’assemblea dell’11 aprile debba essere rispettato e confidiamo che la magistratura non possa che darci ragione. Pertanto, il 14 giugno ci siamo presentati all’assemblea e abbiamo espresso in un comunicato letto dalla collega dott.sa Rossana Becarelli il nostro dissenso, e siamo dunque usciti compostamente dall’aula. 

– Quindi 200 medici torinesi erano favorevoli alla bocciatura dell’Ordine? 

– In realtà i medici che non si riconoscono nelle politiche e nella gestione eterodiretta dell’Ordine sono molti di più di quelli intervenuti. Gli oltre duecento presenti avevano quasi tutti due deleghe ciascuno, e quindi erano in rappresentanza di circa 600 medici. Ma nella nostra categoria il dissenso è molto più ampio. Purtroppo, non tutti possono manifestarlo, in quanto temono ritorsioni sul posto di lavoro. 

– Dall’11 aprile al 14 giugno sono trascorsi quasi due mesi: non avete provato a ricomporre la frattura?

– Alcuni giorni dopo la bocciatura del bilancio, ho personalmente inviato una lettera al presidente dott. Guido Giustetto, chiedendo un incontro per discutere insieme delle problematiche che avevo sollevato nel mio intervento. Mi ha risposto dopo oltre un mese, negando l’incontro sostenendo che quelli erano temi che andavano discussi in assemblea.

– Immagino sia stato necessario un grande impegno per convincere questi medici a esporsi per bocciare il bilancio e per fare il ricorso al TAR. Anche perché i giornali hanno titolato che i “medici no-vax” mettono a rischio il funzionamento dell’Ordine… Mi permetta una domanda un po’ maliziosa: ma tutto questo a cosa è dovuto? È solo una questione legata all’obbligo vaccinale o c’è di più?

– Non neghiamo come l’imposizione dell’obbligo vaccinale (pena la sospensione dal lavoro con perdita dello stipendio) costituisca di per sé un motivo valido per la protesta. Ma questo è solo un aspetto, e forse persino marginale, che ha solo fatto emergere un malcontento avente origini lontane. Dal 2018, con l’entrata in vigore della Legge Lorenzin l’Ordine dei Medici ha perso di autonomia, essendo diventato ente sussidiario dello Stato. Inizialmente la cosa non sembrò essere particolarmente rilevante per la professione, e molti di noi hanno sottovalutato la portata di questo cambiamento epocale. I fatti degli ultimi mesi, e specialmente la gestione della pandemia, hanno evidenziato come la subordinazione dell’Ordine alla politica governativa abbia un impatto sull’esercizio della professione medica e dunque anche sulla salute pubblica e di ogni cittadino. Infatti, come si diceva prima, viene a mancare l’autonomia del medico nel fare la diagnosi e la terapia.

Il giuramento di Ippocrate, che accumuna tutti noi medici, ci vincola alla responsabilità di esercitare la medicina secondo scienza e coscienza per il bene del paziente. Questo chiaramente presuppone che il medico possa essere libero di prendere la decisione migliore per tutelare la salute del suo assistito. Ma tale autonomia viene a mancare se il percorso diagnostico e la terapia vengono imposti da un burocrate sulla base dei costi. L’Ordine dei Medici non ha saputo difendere i dottori dall’interferenza della politica: anzi ne è diventato il braccio secolare, nel senso che ultimamente si è limitato a far eseguire le direttive imposte dal ministero. Tra queste dobbiamo citare anche le sospensioni dei medici che pure a fronte di malattia e guarigione (e dunque immunizzazione) non hanno fatto la vaccinazione entro i 90 giorni. Qui poi dobbiamo sottolineare i pasticci commessi nell’interpretazione di circolari oggettivamente illogiche, che senza basi scientifiche documentate imponevano di vaccinare persino i medici guariti entro periodi compresi tra 3, 6 e 12 mesi. Un’ammissione di tale confusione è nella lettera di risposta rilasciata proprio dal presidente dell’Ordine dei Medici di Torino ai medici minacciati di sospensione.

– Allora i medici dissenzienti non sono i “no vax” di cui scrivono i giornali…

– I medici di Torino che hanno protestato il loro disagio non sono no vax! Mi permetta di suggerire ai vostri lettori il nostro manifesto, che si può reperire in questa intervista rilasciata dopo i fatti dell’11 aprile: https://www.lindipendente.online/2022/04/20/covid-le-associazioni-di-medici-chiedono-un-dibattito-sul-ruolo-dellordine/. In sintesi: i medici di Torino, che si sono definiti Medici per una Medicina Umanistica, sono professionisti seri e responsabili che difendono l’etica del proprio ruolo, l’indipendenza della professione e il fondamentale principio di autodeterminazione professionale, e che vogliono dedicarsi al paziente prima ancora che alla malattia. Molti di questi medici, insieme con tutti gli altri sanitari, sono stati in prima linea ad assistere i pazienti nel 2020, e oggi sono sospesi dal lavoro e ricattati a meno che si sottopongano al vaccino. Per chiarire ai vostri lettori, stiamo parlando di medici che nella maggior parte dei casi hanno già un’immunizzazione da guarigione e che con la vaccinazione rischierebbero pure reazioni avverse. Ma aggiungiamo un’altra cosa importante. Il primo comandamento del medico è non nuocere al paziente. E dunque, noi medici saremmo tenuti a vaccinarci (e non per imposizione) se questo servisse a proteggere il paziente. Ma così non è, come sappiamo dall’esperienza sul campo e dalle pubblicazioni scientifiche, tant’è che i medici vaccinati devono comunque sottoporsi a tampone di controllo. Aggiungo, che proprio per il bene del paziente è fondamentale fare una valutazione accurata del rapporto beneficio che gli può derivare dalla vaccinazione a fronte dei possibili rischi, tenuto conto della sua situazione personale. Questo concetto, che si riassume nel termine di vaccinomica personalizzata in contrapposizione alla vaccinazione di massa tout court, lo abbiamo espresso in un articolo peer reviewMass versus personalized medicine against COVID-19 in the “system sciences” erahttps://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/cyto.a.24662). 

– Per quale motivo molti medici sono disposti a farsi sospendere piuttosto che sottoporsi a questa vaccinazione?

– Ognuno ha le sue motivazioni e non posso parlare a nome di tutti. Ma è necessario fugare dubbi e interpretazioni strumentali: stiamo parlando di “questi” vaccini e per “questa” infezione, e dunque non vale la generalizzazione dell’essere contro la vaccinazione che pure è uno (ma non l’unico) strumento di profilassi. Ciò su cui si dubita – e il dubbio fa parte del procedimento scientifico – sono i dati sull’efficacia e sulla sicurezza che generano perplessità sul rapporto beneficio/rischio. I dati ci dicono che l’efficacia protettiva ha un picco massimo dopo due-tre mesi, per poi calare e annullarsi al quinto-sesto mese, e la riprova è che si devono fare almeno tre dosi all’anno. La protezione consiste, nel migliore dei casi, nel ridurre la gravità della sintomatologia, ma il vaccino non previene il contagio né la disseminazione del virus. Per quanto riguarda gli effetti avversi, che purtroppo non vengono raccolti con un sistema di farmacovigilanza rafforzata come si dovrebbe per un vaccino che ha un’approvazione emergenziale, questi sono tantissimi. Pensi che la numerosità degli eventi avversi dei vaccini a mRNA, pervenuti al sistema di segnalazione statunitense VAERS, ha superato nel solo anno di vaccinazione 2021 il numero di tutte le segnalazioni per vaccini convenzionali fatte nei vent’anni precedenti. Escludere a priori ogni possibile correlazione tra gli eventi avversi e la vaccinazione anti-Covid con questi vaccini genici ancora sperimentali (la sperimentazione si concluderà nel 2023) significa esporre il paziente a rischi in parte già noti, e altri (prevedibili) che ne possono derivare dalle continue sollecitazioni del sistema immunitario. Questo è un grave errore ed una responsabilità che noi Medici per la Medicina Umanistica non possiamo e non vogliamo assumerci.

– Concludendo, quali sono le vostre richieste e le vostre aspettative?

– La professione medica deve essere autonoma e indipendente, libera da conflitti di interesse tanto quanto da coercizioni e ricatti, se non si vuole pregiudicare il suo compito fondamentale: la cura del paziente in scienza e coscienza. L’Ordine deve riaffermare il proprio ruolo a tutela dei medici e dei pazienti e rinnegare la posizione subalterna alla politica che va a scapito della salute pubblica, come si è visto negli ultimi anni. Nel momento specifico che stiamo attraversando, in cui vi è carenza di personale sanitario che provoca ritardi nelle cure dei pazienti, l’Ordine dovrebbe recuperare la propria funzione di rappresentanza degli interessi del paziente e dei medici e dunque dovrebbe consentire il reintegro dei medici sospesi. Inoltre, dovrebbe intervenire presso il governo per ottenere quei finanziamenti necessari per il buon funzionamento delle strutture ospedaliere e della medicina territoriale. In breve, l’Ordine dei Medici deve essere la più autorevole istituzione in rappresentanza di TUTTA la categoria medica nel comune intento di ristabilire una medicina umanistica per la salute dei cittadini e della comunità.

– Ancora una domanda: che cosa si può fare per tornare a una Medicina più vicina ai bisogni del paziente?

– Dobbiamo sensibilizzare i giovani medici in formazione, facendo riscoprire loro il fascino dell’arte medica intesa come ascolto del paziente, la visita fatta per scoprire dai segni la sofferenza, la gratificazione di essere di sollievo nel prendersi cura. Vede, sono innegabili i vantaggi che la tecnologia ha dato e potrà dare alla medicina, ma nessun computer e algoritmo potrà mai sostituire ciò di cui ha bisogno l’uomo malato, che è lo sguardo e la parola di chi ha capito la tua sofferenza.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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