Dopo il summit in Alaska i media occidentali evidenziano gli elementi positivi per Mosca
Erano in molti ad attendersi qualcosa di più dal vertice in Alaska fra Trump e Putin. Sebbene non sia stata firmata la pace né siano state annunciate decisioni epocali, il mainstream occidentale ha evidenziato in modo univoco degli elementi molto positivi per la Russia. Se i media europei evitano di descriverli con eccessivo entusiasmo, quelli angloamericani non si vergognano a parlare di “vittoria di Putin”.
Summit storico
Si è trattato del primo incontro di persona fra i presidenti di Russia e USA dal 2021. L’attesa di questi quattro lunghi anni giustifica qualsiasi cosa che appaia sgradevole o non sufficiente a definire il vertice in Alaska come “storico”. Per il New York Times il fatto stesso che sia avvenuto fa passare in secondo piano la sua effettuazione a porte chiuse, la durata minore di quanto ci si aspettasse e la mancanza di risultati visibili come il cessate-il-fuoco. L’australiana ABC parla di un summit “utile” che ha riportato Mosca al tavolo delle potenze mondiali e aver creato l’opportunità di esplorare maggiori opportunità di cooperazione economica fra USA e Russia. Per la CNN è stata una vittoria di Putin che ora costringe Trump a fare “scelte difficili”.
Comprensione reciproca
Putin ha dichiarato di aver raggiunto con Trump una “comprensione reciproca” che aprirebbe la strada alla pace in Ucraina. Non hanno specificato su cosa e come abbiano fatto a intendersi così bene e che cosa ne derivi. Le formulazioni espresse durante la conferenza stampa sono state infatti piuttosto generiche. Risalta comunque il messaggio ottimista del leader americano: Abbiamo trovato il consenso su molti punti, ne restano da concordare ancora pochissimi. Il processo di pace insomma sarebbe iniziato, bisogna solo avere pazienza, fa intendere il presidente americano. Secondo il Time, la buona notizia per Mosca è anzitutto che Washington ha di fatto messo da parte i discorsi sulla tregua e si è invece interessata a un quadro più generale di sistemazione delle questioni in sospeso. E poi nessun accenno alle sanzioni, né dirette né secondarie, una minaccia che aveva tenuto banco per settimane e che sembrava tale da condizionare qualsiasi approccio.
La guida rossa
Il NYT lo scrive in modo esplicito: Putin ha ottenuto una vittoria prima e dopo il summit. L’invito negli USA è stato una vittoria diplomatica, esaltata dal finale dell’invito rivolto a Mosca rivolto in inglese a Trump, il quale lo ha ricevuto con cordialità. L’arrivo in Alaska è stato una vittoria mediatica, col viaggio in macchina insieme a Trump e coi velivoli militari a dare spettacolo per il leader del Cremlino. La BBC sottolinea soprattutto la guida rossa che Trump ha steso ai piedi di Putin. Il colloquio a porte chiuse è stato una vittoria ancor più clamorosa se si pensa ai termini poco gentili che qualche settimana fa l’inquilino della Casa Bianca usava per parlare del suo atteggiamento verso Putin. Adesso l’impressione è stata al 100% ribaltata: picchetto d’onore, tappeto rosso, strette di mano e gran sorrisi. La tregua può aspettare: le due superpotenze ora si godono l’amicizia ritrovata.
Europa e Ucraina in grave difficoltà
Il tedesco Deutsche Welle riporta le considerazioni dell’ex ambasiatore di Berlino negli USA e segretario della Conferenza di Monaco sulla sicurezza Wolfgang Ischinger. Uno a zero per Putin, dice: nessuna tregua, nessuna sanzione, nessuna concessione agli ucraini e pure Trump è rimasto con niente in mano. Per l’Europa un esito “profondamente deludente” e per la Russia una sostanziale vittoria. Putin ha potuto esporre le sue ragioni con la tacita approvazione di Trump, il quale pur essendo il padrone di casa lo ha fatto parlare per primo. Il leader del Cremlino ha così sottolineato la necessità di “eliminare tutte le cause primarie del conflitto”, prima di discutere davvero di tregua e di pace. Trump non ha sollevato alcuna obiezione.
Dunque Putin ha vinto ad Anchorage, scrive il britannico Guardian, mentre Zelensky e l’Europa sono in una posizione persino più rischiosa di prima. Sì, il presidente ucraino ora è atteso a Washington, ma alla festa non lo avevano invitato, con la beffa di sentirsi dire che gli USA stavano eventualmente considerando la possibilità di di portarselo dietro in Alaska. E invece era solo una frase di cortesia formale.

Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.