Dopo Germania e Francia scappa anche il Regno Unito dal Mali. Mosca invece rafforza la cooperazione con Bamako
Dopo Germania e Francia scappa anche il Regno Unito dal Mali. Sono in via di ridefinizione i rapporti di forza internazionali che coinvolgono il Mali, ex colonia francese dell’Africa occidentale scossa da una guerra civile iniziata con il colpo di Stato del 2012. Il quadro che sta emergendo è estremamente significativo se visto in un ottica globale. Dopo la sospensione della missione militare da parte della Germania nel mese di agosto e la fine ufficiale il 9 novembre dell’Opération Barkhane da parte della Francia, oggi tocca ai britannici abbandonare il territorio maliano. Mentre a rinforzare la presenza militare sul campo è la Federazione Russa.
Il ritiro britannico
Per il nuovo premier britannico Rishi Sunak, entrato in carica il 25 ottobre, si tratta del primo pesante smacco. Il ritiro del contingente di Sua Maestà, infatti, sta avvenendo con un anticipo di sei mesi sul programma. Il Regno Unito esce dal Mali dopo tre anni. Fino ad oggi trecento soldati avevano fatto parte del MINUSMA (Mission multidimensionnelle intégrée des Nations Unies pour la stabilisation au Mali), la missione di peacekeeping dell’ONU.
Il ministro delle Forze Armate James Heappey ha dato la colpa al Mali stesso. Secondo lui, la responsabilità per tutto ciò risiede a Bamako: Due colpi di Stato in tre anni hanno minato gli sforzi di promozione della pace (…) Abbandoniamo la missione MINUSMA prima del previsto e siamo naturalmente rattristati dal modo in cui il governo di Bamako ha reso così difficile la permanenza a nazioni benitenzionate. Poi, parlando delle prospettive dopo l’uscita dal Paese, ha detto che la “vera sfida” ora si è spostata all’insurrezione jihadista in Burkina Faso, dove sono avvenuti due golpe nel giro di otto mesi. I rappresentanti dei Paesi europei e africani impegnati nella zona insieme alle Nazioni Uniti stanno infatti discutendo il da farsi, preoccupati che dopo il Mali la Russia intervenga anche nel Burkina Faso.
Il Gruppo Wagner
Per mantenere l’ordine e fermare i jihadisti, infatti, le autorità militari maliane hanno richiesto l’aiuto dei contractor russi del Gruppo Wagner. Londra e Parigi temono che i russi possano sconfinare in Burkina ed estendere così la presenza in Africa occidentale degli uomini legati a Mosca. Il ministro Heappey non può fare altro che accusarli di violazione dei diritti umani, peraltro come da consuetudine per i governi occidentali nei rapporti con il Cremlino.
Si consolida la collaborazione con la Russia
Nel frattempo, dal ministro dell’Economia del Mali Alousseini Sanou arriva l’annuncio del prossimo invio di cibo, carburante e fertilizzanti per un valore di 100 milioni di dollari da parte della Russia. A ottobre, Vladimir Putin aveva confermato al presidente maliano ad interim Assimi Goïta l’impegno di Mosca a rafforzare la collaborazione per sradicare le formazioni terroristiche dal territorio del Mali. Alla 77esima Assemblea generale dell’ONU di settembre, proprio la Cooperazione con la Russia era stata lodata come “esemplare e fruttuosa” dal premier maliano ad interim Abdoulaye Maïga.
Il premier si è peraltro espresso in modo pesantemente negativo verso Francia e Nazioni Unite, colpevoli di aver solo peggiorato le condizioni di sicurezza del Paese. Dobbiamo riconoscere che a quasi 10 anni dalla sua creazione, gli obiettivi per i quali il MINUSMA è stato lanciato in Mali non sono stati raggiunti. E questo nonostante le numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza.
L’accusa di neocolonialismo
Maïga si è scagliato contro la decisione unilaterale di Parigi di spostare le sue ultime truppe nel vicino Niger: Allontananatevi dal passato coloniale e sentite la rabbia, la frustrazione, il rigetto che sta salendo dalle città e dalle campagne africane, e capirete che questo movimento è inesorabile. In precedenza, a seguito della visita di Emmanuel Macron in Benin, Camerun e Guinea-Bissau, Maïga ha invitato il presidente francese ad abbandonare il suo atteggiamento neocoloniale e paternalista verso il Mali.
L’inchiesta “Bambini rubati”
Le accuse verso la Francia non sono solamente politiche, ma anche di carattere sociale. L’inchiesta giornalistica di Morgane Le Cam ha fatto emergere la vicenda dei cosiddetti “bambini rubati”, scoppiato dopo che nove cittadini francesi di origine maliana avevano denunciato l’organizzazione non governativa Rayon de Soleil per aver mentito ai genitori biologici e a quelli adottivi, con la finalità di snellire le pratiche. Alle famiglie di origine era stato detto che i bambini sarebbero andati in Europa solo per un certo periodo di tempo, ad esempio per motivi di studio, mentre alle famiglie adottive è stato fatto credere che i bambini erano orfani oppure abbandonati.
Le Cam ha ottenuto l’accesso agli archivi diplomatici e ha trovato una serie di inadempienze dalle quali risulta sostanzialmente che le autorità francesi non hanno effettuato il dovuto controllo sulle ONG del settore delle adozioni. Adesso il Mali ha vietato l’attività sul suo territorio delle ONG finanziate o sostenute da Parigi, accusandole di essere organizzazioni dis-umanizzanti e di rappresentare un mezzo con cui la Francia ricatta i leader africani e tiene in ostaggio i maliani.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.