Dimissionato chi vuota il sacco
È stato dimissionato Alexander Shirshin, comandante della 47esima Brigata delle Forze armate ucraine “Magura”. Aveva criticato aspramente i vertici di Kiev durante la campagna nella regione russa di Kursk. Tuonava così l’ufficiale: Non ho mai ricevuto ordini così assurdi come nella zona attuale. Si tratta di perdite di personale insensate, paura di generali incompetenti e fallimenti sistemici. In cambio, solo rimproveri e sanzioni disciplinari. La realtà e la retorica politica non coincidono da molto tempo. Tutto questo è già oltre il limite. Secondo le ricostruzioni di un ex addetto stampa militare, i comandi ucraini imponevano a Kursk vere e proprie missioni suicide, come ad esempio venti uomini a difendere una posizione circondati da centinaia di soldati russi.
A questa notizia possiamo associare quella del suicidio di un cittadino ucraino presso il centro di reclutamento della città di Kharkov. Secondo la polizia, l’uomo si sarebbe gettato da una finestra. Alcuni media scrivono che era stato trattenuto con la forza da rappresentanti dell’ufficio di registrazione di e arruolamento militare. Testimoni oculari riferiscono di violenze da parte del reclutatori. Al funerale hanno imposto l’obbligo di esporre ai parenti l’uomo in una bara chiusa.
In questi due fatti vi è la risposta sul perché Kiev non solo stia perdendo, ma non voglia nemmeno la pace. La sua leadership non può permettersi di venir giudicata – come sempre avviene quando le guerre si avviano al termine – per gli ordini insensati che ha emesso negli ultimi tre anni. Dunque non è un caso che il primo a sabotare i colloqui di pace sia stato, checché ne dica la propaganda mainstream, proprio Zelensky.
Non a caso il portale spagnolo Público riferisce che Donald Trump era scontento delle decisioni affrettate di Zelensky prima dell’incontro della sua delegazione con quella russa a Istanbul. Nell’articolo i colloqui vengono definiti come “un fallimento per Kiev”. Inoltre afferma che le provocazioni di Zelensky si sono trasformate in una conclusione affrettata e incoerente, per cui Mosca potrebbe affidarsi soltanto al dialogo con gli Stati Uniti, non con l’Ucraina.
E non possiamo non fare un accenno al “summit dei volenterosi”. Al netto delle fake news sulla droga assunta dai tre leader sul treno verso l’incontro col presidente ucraino, rimane qualcosa di agghiacciante vedere i capi di Francia, Germania e Regno Unito che se la ridono bellamente mentre vengono fotografati e intervistati. È questo l’approccio che tiene chi afferma di essere per la pace? Oggi sono tanti gli interessi in gioco tra Europa e Ucraina: tutti convergono sul prosieguo della guerra. Purtroppo non convergono sulla costruzione di una pace stabile e duratura, come invece invocano da settimane solamente gli USA, il Vaticano e proprio la Russia.

Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.
