DDL Zan o famiglia tradizionale al tramonto?
Il DDL Zan, il disegno di legge contro l’omobitransfobia, come è noto è stato accantonato dal Senato. Con 154 voti a favore è stata infatti approvata la richiesta di non esaminare la legge articolo per articolo e procedere a scrutinio segreto. Inoltre, il testo tornerà in Commissione non prima di sei mesi ma che cosa cambierà? Ne verrà presentato uno nuovo come richiesto dal centrodestra e da Italia Viva o verrà proprio archiviato definitivamente?
Il disegno di legge Zan, che prende il nome dal suo creatore, il deputato del PD Alessandro Zan, non cristalizza diritti non ancora tutelati bensì prevedeva l’inasprimento delle pene contro i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili. Ma che soprattutto introduceva la tutela dell’identitá di genere.
L’istituto demoscopico Ipsos ha sondato l’opinione delle persone riguardo il tema della discriminazione e alla domanda: “Secondo lei in Italia il problema della discriminazione su base religiosa, etnica, colore della pelle o orientamento sessuale è un problema?”. Per Il 54% ha risposto che esiste oggettivamente e il 30% invece ritiene che sia un tema sollevato da pochi intellettuali, mentre il 13% non ha un’opinione chiara a riguardo. Il campione di intervistati è stato poi interrogato per comprendere se conoscesse il contenuto della legge. Il 59% era a conoscenza dei temi trattati dal disegno di legge, mentre il 5% pensava che fosse un provvedimento che permetteva alle coppie omosessuali di adottare un bambino e il 6% pensava che proponesse la possibilità di sposarsi alle coppie omossessuali. Il restante 30% degli intervistati ammetteva di non saperne nulla e di non averne mai sentito parlare. È stato poi verificTi se “il DDL Zan, che prevede di estendere le pene previste per i reati dl razzismo anche agli atti di discriminazione o violenti per motivi fondati sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere fosse una legge ingiusta”. Per il 49% degli intervistati era una legge giusta e che servirebbe nel nostro paese, mentre per il 31% costituiva una legge sbagliata in quanto le discriminazioni sono già sanzionate dalle leggi vigenti, il restante 20% non ha un’opinione consolidata in merito e preferisce non rispondere. Alla prova dei fatti peró sulla domanda più delicata la maggioranza si è espressa in modo molto diverso dallo scopo ultimo della norma che era quello di tutelare in modo rafforzato dalla discriminazione di genere. Ipsos ha chiesto se “affermare che una coppia omosessuale non possa adottare dei bambini costituisca discriminazione?”. Il 52% aveva risposto che è una semplice espressione di opinione, frutto della libertà di pensiero, mentre il 38% aveva risposto che è una frase che può incitare atti discriminatori o violenti nei confronti degli omosessuali, il restante 10% aveva preferito non esprimersi. Insomma l’opinione pubblica italiana resta spaccata sull’argomento e soprattutto non conosce in modo approfondito gli oviettivi che si prefissiva la legge.
Come sottolineato nell’HuffPost “Una norma giuridica con la quale si crea una fattispecie incriminatrice, però, deve avere caratteristiche di precisione e di tassatività che sono, invece, assenti nel testo del DDL Zan, il quale appare essere invero la immediata trasposizione, tal quale di un discorso e di un lessico politico-sociale, tipicamente generico allo scopo di essere quanto più ampio, condivisibile e inclusivo possibile, per attrarre il consenso, forse idoneo e adeguato ad affermare un diritto, ma non laddove occorre imporre una precisa e tassativa fattispecie di reato, individuando gli specifici elementi essenziali e costitutivi del delitto”. È evidente quindi che sarà necessario cambiare la norma.
L’Udc proprio oggi ha aperto su una revisione della legge. Lorenzo Cesa intervistato dal direttore dell’agenzia Dire, Nicola Perrone, alla vigilia dell’appuntamento di domani ‘Missione Italia, quale centrodestra’, organizzato dall’Udc ha affermato: “Avevo suggerito allo stesso Zan di parlare con la senatrice Binetti, considerata la più oltranzista mentre in realta’ è quella che dialoga di più. Se avessero sfrondato quel provvedimento degli elementi che non hanno nulla a che vedere con i diritti delle persone, forse avremmo trovato una soluzione. Così come sul fine vita che è un argomento delicatissimo, bisognerà discutere e trovare delle soluzioni“.
Della stessa opinione il sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto di Italia Viva, che dal palco della Leopolda ha spiegato: “Ripartiamo dalla mia legge: invece di individuare il reato sulle caratteristiche della vittima guardiamo al movente del reato. Così si tolgono le parole oggetto di discussione e si porta la legge a casa facendo avanzare questo Paese e non tenendolo fermo“. E su questa posizione vi sarebbe anche la convergenza del leader della Lega Matteo Salvini che ha affermato: “Aumentare le pene per chi discrimina, offende o aggredisce in base all’orientamento sessuale? Per me si può votare anche domani, tanto che esiste una proposta di legge a mia firma in Senato. Se non si tirano in ballo i bambini, la libertà educativa e la libertà di pensiero, la legge si vota in due minuti”.
Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.