Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina. Un libro indispensabile e documentato
Di fronte al moltiplicarsi di saggi pubblicati dal deflagrare del conflitto russo-ucraino, sicuramente uno dei lavori più originali è quello scritto da Benjamin Abelow “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina” edito da Fazi Editore e che ospita anche una prefazione del noto storico Luciano Canfora.
L’originalità del lavoro di Abelow è quella di porsi una domanda: chi è il vero responsabile del ritorno della guerra in Europa? Con un mainstream che ormai da mesi – anni se si considera il vero inizio della guerra cioè il 2014 – suona secondo un unico spartito la sua verità, è rivoluzionario anche solo porsi delle domande evitando di costruire delle certezze su delle false premesse e convinzioni.
Gli apprezzamenti dagli Usa
Se pare quasi ovvio che Noam Chomsky definisca questo saggio come “Molto ben fatto… presenta analisi che dovrebbero essere decisamente più conosciute”, dovrebbe far riflettere molti il fatto che abbia riscosso grandi elogi da personaggi del calibro di Chas Freeman ex vicesegretario alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale degli Stati Uniti, Jack F. Matlock Jr già ambasciatore degli Stati Uniti in Unione Sovietica, Douglas Macgregor colonnello in pensione dell’Esercito degli Stati Uniti e John Joseph Mearsheimer uno dei più influenti. scienziato, politico e studioso di relazioni internazionali statunitensi.
I precedenti e le tesi dibattute
Il lavoro di Abelow ricorda molto da vicino quello dello storico Alan John Percival Taylor che pubblicò “Le origini della seconda guerra mondiale” dove veniva provata la teoria per la quale i vincitori della Prima Guerra mondiale posero le premesse le premesse per il deflagrare del Secondo Conflitto globale attraverso una gestione miope della vittoria. D’altra parte la storia spesso si ripete e in Ucraina è questo che starebbe avvenendo con trent’anni di decisioni politiche sbagliate e di provocazioni gratuite nei confronti della Russia. Sarebbe sufficiente analizzare insomma le premesse del conflitto con lucidità e senza dar spazio alle emozioni del momento, anche perchè per costruire la pace è indispensabile sedersi in due al tavolo delle trattative.
L’autore spiega in modo chiaro che il suo obiettivo “non è difendere l’invasione, ma spiegare perchè è avvenuta. La maggior parte dei cittadini occidentali ha sentito una spiegazione unilaterale e semplicistica di come è nata questa guerra. Ovvero che l’Occidente è tutto buono e la Russia è tutta malvagia. Cerco di pareggiare quel conto. La verità può essere dolorosa, ma è comunque essenziale, perchè se non diagnostichi correttamente un problema, non sarai in grado di trovare una soluzione“.
La premessa dello studio pubblicato da Fazi Editore è comprendere che quello in atto non è un conflitto tra Russia e Ucraina, bensì tra Stati Uniti e Russia. E proprio per tale ragione Abelow ricorda come gli Stati Uniti ormai da duecento anni facciano appello alla Dottrina Monroe. Qualsiasi potenza straniera che posizioni delle forze militari nei pressi del territorio statunitense è insomma consapevole, proprio in base a tale dottrina, di varcare una linea rossa. Partendo da questo assunto per l’autore del libro appare incomprensibile come gli Stati Uniti non abbiano tenuto in considerazione che questo principio possa anche valere per altri.
Le ragioni del conflitto
Il libro prende in considerazioni alcune provocazioni messe in atto dagli Stati Uniti e per conto suo dalla Nato in questi ultimi decenni. L’allargamento della NATO di oltre 1.600 chilometri verso est, fino ai confini con la Russia. La violazione reiterata delle rassicurazioni di non allargamento fornite a Gorbachov a seguito del Crollo del Muro di Berlino. Il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal trattato sui missili antibalistici (trattato ABM). Il golpe sostenuto in Ucraina contro un presidente filorusso democraticamente eletto dal popolo. L’organizzazione di innumerevoli esercitazioni militari della NATO vicino al confine russo, alcune a fuoco vivo con razzi che simulavano attacchi ai sistemi di difesa aerea russa. Il sostegno miope alla teoria delle “porte aperte” assicurato all’Ucraina. Il ritiro nuovamente unilaterale degli States del trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio. L’addestramento dell’esercito ucraino mediante accordi bilaterali che aggiravano l’adesione alla NATO di Kiev.
Tutte queste ragioni sono delle premesse che sono state puntualmente rimosse dai dibattiti occidentali in una formula auto assolutoria che però rischia di produrre risultati nefasti perchè come provato nel saggio “Le narrazioni troppo pessimiste diventano profezie che si autoavverano“. E proprio la rimozione di parti della storia nella vicenda russo-ucraina rischia di costituire il passo decisivo per giungere ad un confronto nucleare.
L’autore spiega come “Oggi i leader di Washington e delle capitali europee – assieme ai mezzi di informazione allineati e codardi che riportano acriticamente le loro sciocchezze – cercano di tirarsi fuori dal fango ma ci sono dentro fino al collo. È difficile pensare come coloro che sono stati talmente sciocchi da infilarsi in quel fango possano trovare la saggezza per uscirne prima di affondare del tutto e portare giù con sé tutti noi”. Si tratta di una feroce verità condivisa da un gran numero di studiosi e ricercatori.
I pareri che suffragano la tesi Abelow
Secondo Richard Sakwa, professore emerito di Politica russa ed europea dell’Università di Kent “Si è giustificata l’esistenza della NATO con la necessità di gestire le minacce alla sicurezza provocate dal suo ampliamento. Gli Stati del vecchio Patto di Varsavia e quelli baltici hanno aderito alla NATO per rafforzare la loro Sicurezza, ma questo atto ha creato un dilemma di sicurezza per la Russia che ha minacciato la sicurezza di tutti“.
John Mearsheimer spiega “Ci troviamo in una situazione estremamente pericolosa e la politica occidentale sta esacerbando questi rischi. Per i leader russi, ciò che accade in Ucraina c’entra molto poco con delle fallite ambizioni imperiali; per loro si tratta di affrontare quella che considerano una minaccia diretta al futuro della Russia“.
E il colonnello Douglas MacGregor ribadisce “Ho cercato di spiegare in tutti i modi che per i russi ciò che accade in Ucraina è una questione esistenziale. L’Ucraina non è un qualche remoto paese del Nordafrica. I russi non tollerano forze e armamenti stranieri sul campo all’interno di un paese a loro ostile e che potrebbe plausibilmente minacciare la loro esistenza. Ho fatto il paragone con il Messico ‘Ma non pensate a che cosa faremmo noi se i russi o i cinesi o qualcun altro dispiegasse una forza militare in Messico?“. E ancora “Quando nel 1999 abbiamo deciso di accettare la Polonia i russi erano molto preoccupati, non tanto perchè la NATO fosse ostile in quella fase, ma perchè sapevano che lo era la Polonia. Quella polacca è una lunga storia di ostilità nei confronti della Russia. In questo momento la Polonia è un potenziale catalizzatore“.
L’avvertimento inascoltato
E pensare che c’era chi aveva suonato il campanello d’allarme in tempi non sospetti. Abelow ricorda come in un cablogramma desecretata inviato a Washington nel 2008, l’allora ambasciatore Usa in Russia William J. Burns, oggi direttore della CIA, raccontava il suo incontro con il ministro degli Esteri russo. Burns evidenziava che la Russia considerava l’adesione alla NATO di Georgia e Ucraina come una linea invalicabile. “Nyet significa net. Le linee rosse della Russia all’espansione della NATO” è il titolo dato al carteggio dove Burns scrive “Non solo la Russia lo percepisce come un accerchiamento e un tentativo di indebolire la sua sfera d’influenza nella regione, ma teme anche conseguenze imprevedibili e incontrollate che pregiudicherebbero gravemente gli interessi di sicurezza della Russia“.
Anche Lucio Caracciolo per Limes nel 2015 aveva spiegato come “Immaginare che l’Ucraina di Kiev possa diventare uno Stato totalmente occidentalizzato significherebbe fare la guerra alla Russia. Mi sembra abbastanza improbabile“. Eppure è andata proprio in modo diametralmente opposto.
Un saggio da leggere
Abelow ha il merito raccontare in modo veloce e semplice le principali pagine della storia occidentale dal 1990 ad oggi senza pregiudizi e affidandosi ad autorevoli fonti. Non si erge mai a professore, pone dei quesiti e cerca di darvi risposta insieme con il lettore attraverso i fatti e non il tifo. “Come l’Occidente ha provocato la guerra in Ucraina” è veramente un libro da leggere e regalare ai propri cari per comprendere che la storia non è fatta tutta di bianchi e neri, ma anche di mezze tinte che però sono fondamentali per evitare di precipitare negli errori del passato.
Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.