Candidato presidenziale USA: no Ucraina nella NATO e concessioni territoriali alla Russia per fermare il conflitto

Candidato presidenziale USA: no Ucraina nella NATO e concessioni territoriali alla Russia per fermare il conflitto

13 Agosto 2023 0

Sta avendo una certa risonanza mediatica la prima proposta concreta, dopo quelle dell’ex presidente Trump e del dem Kennedy, di un candidato presidenziale repubblicano su come terminare il conflitto in Ucraina. Finora le dichiarazioni dei politici americani in vista delle primarie si sono infatti limitate agli slogan.

Fatta eccezione infatti per Trump e Kennedy, si è trattato di una vaga retorica sull’inevitabile vittoria di Kiev o sulla Russia che deve essere in qualche misura sconfitta. Ora che si sta entrando nel vivo della campagna elettorale, gli appelli ai valori della democrazia e il supporto all’Ucraina whatever it takes non bastano più a convincere i cittadini americani.

Le cessioni territoriali alla Russia

Vivek Ramaswamy è uno dei candidati alle primarie del “Grand Old Party”, il Partito Repubblicano. Durante il Family Leadership Summit, convegno svoltosi a Des Moines nell’Iowa, ha esplicitato la sua visione sul modo in cui mettere fine alla guerra mantenendo come priorità gli interessi di Washington.

Rispondendo alle domande del noto giornalista Tucker Carlson che moderava la conferenza, Ramaswamy ha affermato l’importanza di due punti fondamentali. Il primo è il riconoscimento dell’effettivo controllo di Mosca su determinate regioni dell’Ucraina.

In particolare la Crimea, che ospita la base navale russa di Sebastopoli, e le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, abitate da una popolazione di lingua ed etnia russa che desidera far parte della Federazione Russa. Ramaswamy ha inoltre citato le regioni di Zaporizhye e di Kherson, che nell’ottica di una proposta di pace andrebbero parzialmente cedute a Mosca per consentirle di creare un collegamento via terra con la penisola di Crimea.

Fino a questo momento, nessuno dei candidati alle presidenziali USA ha parlato in concreto della situazione in Ucraina, mentre la visione di Ramaswamy è basata su un’analisi maggiormente realistica delle circostanze sul campo.

L’Ucraina non deve entrare nella NATO

In questa bozza per un piano di pace, l’altro punto riguarda un cavallo di battaglia  che il blocco euroatlantico usa nella guerra dell’informazione, quella per orientare l’opinione pubblica. Si tratta dell’adesione dell’Ucraina alla NATO, un passo annunciato e promesso già molti anni fa, ma regolarmente rimandato. Nel summit di Vilnius tenutosi a luglio, vi è stato l’ennesimo rinvio sine die che non esclude affatto una futura adesione.

I leader di diversi Paesi membri, anzi, insistono molto su questo. Per Ramaswamy, invece, occorre un forte impegno per la NATO di non ammettere mai l’Ucraina. L’estensione a Kiev dell’articolo 5 del Trattato sarebbe infatti un errore sia politico che strategico, perché è risaputo che Mosca non lo accetterebbe mai. Sarebbe dunque la garanzia di un allargamento del conflitto a livello europeo.

The National Interest

Il “The National Interest” evidenzia come le posizioni del candidato repubblicano siano in netto contrasto con le affermazioni guerrafondaie dell’ala neocon di Mike Pence e con le visioni poco dettagliate di politici come Ron DeSantis.

Per la rivista pubblicata dal Center for the National Interest, l’idea di Ramaswamy è una “proposta di buon senso” che riconosce la Russia come potenza regionale avente una sua sfera di influenza, che va rispettata. E ne riconosce il legittimo interesse alla sicurezza. Non permettere che l’Ucraina diventi membro della NATO significa quindi tenere gli USA fuori da una nuova guerra.

Gli ostacoli nella corsa di Ramaswamy

Vivek Ramasway oggi è uno candidati alle primarie repubblicane. Imprenditore, diplomato ad Harvard, è nato nel 1985 a Cincinnati da genitori immigrati dall’India. Come lui stesso ha detto, le sue esternazioni sull’Ucraina gli hanno alienato l’appoggio di molti di coloro che sponsorizzavano la sua campagna elettorale. Eppure, sostiene, far finire il prima possibile la guerra di Kiev sarebbe positivo per gli Stati Uniti, perché l’Ucraina non è vitale agli interessi strategici americani.

Ramaswamy si propone come colui che può attuare un percorso che porti alla pace, in quanto uomo nuovo e non compromesso col gruppo di potere che da Washington ha fomentato il conflitto. Si dichiara stupito dal fatto che in certi circoli repubblicani l’idea del cessate-il-fuoco sia tabù, perché in realtà un accordo con il Cremlino sarebbe vantaggioso per gli Stati Uniti. Sospendere o terminare la guerra, secondo lui, staccherebbe la Russia da quell’infausto abbraccio con la Cina nel quale l’Occidente stesso l’ha spinta.

Inoltre, la pressione russa sulla NATO e sull’America si alleggerirebbe, perché l’accordo potrebbe implicare che Mosca ritiri i suoi militari da Cuba e dal Venezuela e non dispieghi i missili nucleari a Kaliningrad. Così, sta avendo una certa risonanza mediatica la sua proposta concreta su come terminare il conflitto in Ucraina. Finora le dichiarazioni dei politici americani in vista delle primarie si sono infatti limitate agli slogan.

Redazione Strumenti Politici
Redazione Strumenti Politici

Iscriviti alla newsletter di StrumentiPolitici

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.