BRICS 2023, è l’anno del Sudafrica. Partite intanto le esercitazioni navali con Russia e Cina
Il turno annuale di presidenza del BRICS è scattato il 1° gennaio per il Sudafrica, che ha ricevuto il testimone dalla Cina. Per l’esponente africano del blocco alternativo all’egemonia euroamericana si apre una fase ricca di opportunità, ma anche di richieste di prese di posizione sullo scacchiere geopolitico.
I vertici politici sudafricani dovranno gestire bene tale processo, per mantenere le promesse di un maggior coinvolgimento di tutti i Paesi africani allo sviluppo socio-economico del mondo e per rimanere nel gruppo di testa di quegli Stati che stanno rimodellando lo scenario internazionale.
Il Sudafrica cerca benifici per il Continente Nero
Nel 2023 il summit dei cinque Paesi facenti parte del blocco si terrà nuovamente in presenza, dopo quelli on-line degli ultimi anni. Sarà il 15esimo e per la terza volta verrà ospitato dal Sudafrica, probabilmente ad agosto. Il titolo sarà “BRICS and Africa: Partnership for Mutually Accelerated Growth, Sustainable Development and Inclusive Multilateralism”. (BRICS e Africa: partenariato per una crescita mutualmente accelerata, per lo sviluppo sostenibile e per il multilateralismo inclusivo).
Come suggerisce la denominazione, il vertice può risultare da volano per la promozione verso gli altri quattro partner degli interessi non soltanto sudafricani, ma di tutto il continente. Lo ha dichiarato lo stesso presidente sudafricano Cyril Ramaphosa: Desideriamo usare questa opportunità per promuovere gli interessi del nostro continente, e mediante il summit del BRICS avremo un processo o una situazione di estensione, in cui inviteremo gli altri Stati africani a venire e ad essere parte del BRICS, perché vogliamo che il BRICS in qualunque cosa faccia si concentri nell’aiuto per il nostro continente a svilupparsi.
E aggiunge: Il nostro continente è stato depredato e saccheggiato e sfruttato da altri continenti e quindi vogliamo costruire la solidarietà entro i BRICS nella promozione degli interessi, naturalmente all’inizio quelli del nostro Paese, ma poi anche di tutto il continente nel suo complesso.
BRICS e Unione Africana
Nelle intenzioni degli organizzatori, al prossimo summit del BRICS verrà invitata anche l’UnioneAfricana (UA). L’ultimo vertice di quest’ultima si è tenuto a metà febbraio, quando si è riunito il Consiglio esecutivo per la sua 42esima sessione ordinaria. Per il momento non è ancora stato elaborato il meccanismo di cooperazione della UA con il blocco dei Paesi BRICS. Si pensa a una cornice estesa di tipo “BRICS+”, simile a quella già sperimentata dal Sudafrica nel suo precedente turno di presidenza nel 2018.
In futuro, la UA potrebbe partecipare ai summit del BRICS in maniera saltuaria, come già fatto con il G20. Oppure partecipare regolarmente, ma facendo parte insieme ad altri Paesi candidati di una sorta di cerchio esterno al nucleo originario del blocco. In ogni caso, non si andrebbe molto più lontano rispetto a quanto già visto con il G20, perché la UA non sarebbe coinvolta nei processi decisionali. Se invece venisse accettata nel cerchio esterno o addirittura quello interno del BRICS, sorgerebbe la questione di dover invitare poi anche altre organizzazioni regionali.
Data questa incertezza, gli esperti dibattono se sia meglio dare la priorità al G20 piuttosto che al BRICS. Alcuni sono giunti alla conclusione che la scelta migliore sia quella che vede l’Unione Africana a capo del processo di formazione di una cooperazione regionale del “Sud globale” entro il formato BRICS e di una globale in quello del G20.
La sfida sudafricana in politica interna e in diplomazia
L’anno di presidenza sudafricana coincide con una situazione difficile all’interno del Paese. Lo scorso anno vi è stata una disastrosa inondazione che ha ucciso centinaia di persone e ha lasciato gravi strascichi alle infrastrutture. Gli aiuti per la ricostruzione sono stati sottoposti ad audit per combattere i fenomeni di corruzione.
La disoccupazione, l’instabilità energetica e altre questioni interne rendono complicato il percorso del presidente Ramaphosa verso la campagna elettorale per le elezioni del 2024. In un tale contesto, secondo Thembisa Fakude, studioso dell’Afrasid (Africa Asia Dialogues), presiedere il BRICS diventa un “doloroso dovere” sulle spalle di Ramaphosa, già oberato da gravosi impegni interni.
Secondo Elizabeth Sidiropoulos del South African Institute of International Affairs, sarebbe opportuno concentrarsi sul commercio con la Cina, compagna di BRICS e seconda economia del mondo. Il prossimo summit potrà quindi servire ad attirare nuovi investimenti da partner esterni e a studiare il modo per riformare l’attuale sistema multilaterale che non tiene conto degli interessi del “Sud globale”.
Le esercitazioni congiunte con Russia e Cina
Su Ramaphosa pesano anche le reazioni negative dell’Occidente per la posizione sudafricana sulla questione ucraina. Nel corso del 2022, il Sudafrica e altri Stati africani si sono astenuti al voto dell’Assemblea Generale dell’ONU sulle risoluzioni di condanna della Russia. Lo scorso giugno, la ministra delle relazioni internazionali e della cooperazione del Sudafrica Naledi Pandor aveva reagito alle critiche ricevute.
Aveva quindi spiegato le motivazioni dell’astensione, insistendo sul fatto che il compito della comunità internazionale è spingere per negoziati sotto egida ONU. Anche oggi il Sudafrica viene additato come cattivo esempio da parte degli USA e di altri Paesi europei. In questo caso il motivo del biasimo occidentale è la partecipazione del Sudafrica ad esercitazioni navali congiunte con Russia e Cina.
Dal 17 febbraio in poi, nel corso di dieci giorni, sono state effettuate le manovre Mosi II al largo di Durban. Il portavoce dell’Ambasciata americana in Sudafrica David Feldmann sostiene che la scelta della data sarà per il Paese come minimo una “sfida diplomatica”. L’ambasciatrice ucraina Liubov Abravitova definisce “inquietante” il fatto che il Sudafrica ospiti manovre militari condotte insieme a uno Stato aggressore, riferendosi alla Russia.
Il doppiopesismo occidentale
Alle critiche sulla tempistica inopportuna delle manovre, il capo delle operazioni congiunte generale Siphiwe Lucky Sangweni risponde spiegando che esse erano state pianificate già due anni orsono, dunque in nessun caso nel corso dell’azione russa in Ucraina. La ministra Pandor aggiunge che tali critiche sono espressione di “doppiopesismo”.
Il tentativo occidentale di far annullare al Sudafrica la partecipazione alle manovre con Paesi di sua preferenza rappresenta “un abuso della prassi internazionale”. Infine lo scorso gennaio, durante una conferenza stampa col ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, alla domanda di un giornalista di ribadire le richieste occidentali di far ritirare dall’Ucraina le forze della Russia, la Pandor ha detto che associarsi in questo modo a una richiesta del genere sarebbe qualcosa di “semplicistico e puerile”. Il turno annuale di presidenza del BRICS del Sudafrica apre così all’esponente africano del blocco una fase ricca di opportunità, ma anche di richieste di prese di posizione sullo scacchiere geopolitico.
Vive a Mosca dal 2006. Traduttore dal russo e dall’inglese, insegnante di lingua italiana. Dal 2015 conduce conduce su youtube video-rassegne sulla cultura e la società russa.