Attentato Aeroporto Kabul, Mastrogiacomo: “E’ paradossale, se pensiamo a quanto dichiarato dai talebani, i quali dicevano di avere il controllo del Paese”
Più di 90 afghani morti e 13 Marines Usa uccisi, è questo il bilancio provvisorio di due tremendi attacchi che hanno scosso l’aeroporto di Kabul in Afghanistan e trasformando un momento di speranza in tragedia. Abbiamo chiesto immediatamente dopo l’attentato una opinione al riguardo al giornalista Daniele Mastrogiacomo, esperto di politica estera, e docente di giornalismo alla Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli e che, il 5 marzo 2007, a pochi chilometri fuori Lashkargah, fu rapito da una decina di miliziani talebani.

– Vorremo chiederLe un commento alla situazione che si evolvendo proprio in queste ore in Afghanistan.
– L’attentato appena accaduto è paradossale, se pensiamo a quanto dichiarato dai talebani, i quali dicevano di avere il controllo del Paese, che con loro era immediatamente diventato più sicuro di prima. E invece si scopre che non hanno in mano le redini del territorio, perché su di esso si aggirano terroristi pronti a farsi esplodere. È una situazione pessima, veramente pessima.
– I rapporti dell’intelligence americana, secondo cui numerose province sono in mano all’ISIS, erano stati negati dai talebani: e invece hanno ragione i servizi americani, i quali avevano tratto le loro conclusioni da una fonte affidabile?
– Andrei cauto nell’affermare che l’ISIS sia così diffuso come detto nel rapporto. Sicuramente è presente, ma ha anche ragione l’altro rapporto di intelligence che dice che 10-15 mila combattenti della jihad “internazionale” hanno approfittato degli ultimi due o tre mesi per infiltrarsi, sapendo che gli americani se ne sarebbero andati. Dunque, i talebani possono aver detto di aver il controllo del Paese solo per lanciare un loro slogan menzognero, così come avvertono le donne che possono continuare a lavorare ma è meglio che stiano in casa perché taluni potrebbero cercare di violentarle. Vengono fatte anche delle esecuzioni, ormai è noto. Potrebbere essere in corso un doppio gioco oppure c’è davvero una situazione di instabilità che deve essere riportata in equilibrio. Oppure questo è il vero volto dei talebani per come già li conoscevamo. Senz’altro sono in corso dei dibattiti interni al loro fronte tra le varie linee, quella più militarista o quella più moderata, ma l’immagine che riusciamo a vedere è fumosa e indefinita. L’unica cosa certa sono i morti e i feriti dell’attentato.
– Il fatto che siano stati esplosi colpi di arma da fuoco anche contro un aereo italiano potrebbe essere l’avvertimento a terminare entro fine mese l’azione di sgombero dei civili dall’aeroporto?
– L’ISIS o chiunque sia stato ha avuto il compito di lanciare il segnale che “ormai è finita”. I tedeschi si sono già ritirati, i francesi lo faranno presto, seguiti da noi, e allora resteranno 3500 marines che magari affronteranno una piccola battaglia finale prima di riuscire a evacuare del tutto. È stato dato il segnale di stop dal gruppo armato che ha eseguito l’attentato. Pur non sapendo con sicurezza chi è stato il mandante, anche se ovviamente sospettiamo i talebani, è il messaggio che conta, per adesso. E inoltre vedremo se i talebani, come promesso, non ospiteranno più le milizie terroristiche, altrimenti torneremo veramente indietro di vent’anni: all’epoca al-Qaeda, oggi l’ISIS,
– La resistenza in Panjshir guidata da Ahmad Massoud potrebbe essere la risposta ai talebani? Potrebbe significare che i talebani hanno vinto solo momentaneamente?
– Posto che i talebani resteranno al potere, credo che stia per iniziare quella fase meno cruenta nella quale dovranno decidere quale linea far prevalere. Non accetterano i valori e il modo di vita della civiltà occidentale, niente musica o immagini, ma non possono tendere troppo la corda con il loro integralismo perché hanno comunque bisogno di appoggi esterni. Dunque, la Cina ha già posto la condizione che i talebani non debbono ospitare terroristi, la Russia ha chiesto che venga presto riportata la stabilità… Insomma, se vogliono appoggi e magari aiuti concreti, i talebani devono scendere a patti con altri Stati, magari anche con quelli europei che cercheranno di inviare aiuti alla popolazione. Vedremo allora quanto influiranno la variabile ISIS e la variabile russa e cinese. Per quanto riguarda il Panjshir, in libro del 2008 che leggevo a Kabul ho potuto vedere tutto quello che Massoud già descriveva quindici anni prima.
– Le vede per il popolo afghano la possibilità di ribellarsi in qualche modo?
– Penso che sarebbe anche l’ora! Può apparire come una frase retorica, lo so, ma io sono a favore dell’autodeterminazione dei popoli. È stato sbagliato in linea di principio intervenire in Afghanistan venti anni fa, addirittura come ritorsione o “vendetta” per quanto accaduto a New York l’11 settembre 2001; non si poteva imporre (come nel progetto di “grande Medio Oriente” propugnato da Bush senior) il nostro sistema democratico a un Paese con una cultura millenaria e con una popolazione variegata ma anche fiera e bellicosa. Adesso è venuto per loro il momento di una scelta: o coloro che ormai preferiscono il modo di vita occidentale scapperanno e lasceranno campo libero a quelli che rivogliono un società tribale oppure si coalizzeranno e imporranno il loro modo di vedere ai talebani, governando insieme a loro con un qualche tipo di compromesso. Se non si rassegna subito a una dittatura, il popolo afghano oggi può decidere il suo futuro, anche se le possibilità appaiono scarse, ma ci sono.
– Quanta colpa ha l’amministrazione Biden rispetto alle amministrazioni precedenti?
– Biden ha gestito quest’ultima fase in maniera un po’ sprovveduta, che ha lasciato sorpresi gli alleati. Ha solo cercato di camuffare da ritiro neutrale quella che è a tutti gli effetti una sconfitta. Nessuno aveva valutato in maniera adeguata la forza dei talebani.
– Una parte della stampa italiana aveva inizialmente creduto alla versione soft delle caratteristiche dei talebani, definendone alcuni persino come “democristiani talebani”.
– I talebani hanno tentato di tutto, usando pure i social, per farsi passare come diversi, ma ho i miei seri dubbi sull’autenticità di questo atteggiamento. Credo invece che sia più forte il loro desiderio di applicare rigorosamente il Corano e di far prevalere la religione su tutto il resto. E allora si viene a ricreare quella società che è molto lontana dal nostro modo di intendere le cose; a comandare non ci sono sceicchi o signori di tribù beduine che sono disposti ad accettare un certo grado di modernità per far prosperare i loro affari, ma ci sono gli studenti coranici che vedono la religione come elemento predominante. E allora è ben difficile pensare che possano essere “diversi” da ciò che temiamo.

Nato a Torino il 9 ottobre 1977. Giornalista dal 1998. E’ direttore responsabile della rivista online di geopolitica Strumentipolitici.it. Lavora presso il Consiglio regionale del Piemonte. Ha iniziato la sua attività professionale come collaboratore presso il settimanale locale il Canavese. E’ stato direttore responsabile della rivista “Casa e Dintorni”, responsabile degli Uffici Stampa della Federazione Medici Pediatri del Piemonte, dell’assessorato al Lavoro della Regione Piemonte, dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte. Ha lavorato come corrispondente e opinionista per La Voce della Russia, Sputnik Italia e Inforos.