“A Bengasi ho conosciuto il cuore del popolo libico”, Padre Sandro ci racconta un’esperienza straordinaria di amicizia

“A Bengasi ho conosciuto il cuore del popolo libico”, Padre Sandro ci racconta un’esperienza straordinaria di amicizia

14 Marzo 2021 0

Bengasi, 14 marzo 2021 – “Dal 2018, venivo in Missione in Libia – a Tripoli che comprende la regione occidentale, e A Bengasi che ha la parte orientale del Paese – in qualità di rappresentante dell’Ordine, a cui presentavo i miei rapporti sulle circostanze, le necessità, le esigenze e le problematiche della Comunità cristiana. Certamente dopo il 2011, la situazione in Libia è cambiata drasticamente, ho continuato a venire una o due volte all’anno spendendo qualche settimana qui per vedere le cose come stavano. Purtroppo la nostra presenza è diminuita molto dopo la rivoluzione”. A dirci questo è Padre Sandro Rigillo, dopo aver assistito alla Santa Messa in una piccola chiesetta, ricavata nel complesso di un ospedale nel centro di Bengasi, in Libia. Un piccolo altare bianco decorato da fiori, angioletti e la statua della Vergine Maria. È in questa semplicità che si incontra tutto l’amore del mondo.

Infografica – La biografia dell’intervistato Padre Sandro Rigillo

 “Qui c’è un bel nucleo di Filippini, Africani, Indiani, Pakistani ed Egiziani ed offriamo loro un servizio, un supporto cristiano e cattolico che non si è mai fermato”. Prosegue Padre Sandro. “Finito il mio lavoro, lo scorso dicembre 2019, il Papa mi ha nominato Amministratore Apostolico a Bengasi. Credevo che sarei andato in pensione ed invece eccomi qua. Ho accettato l’incarico perché ho conosciuto il cuore del popolo libico, con cui si può lavorare ed avere tanta amicizia. Così come nel mondo musulmano. Non nascondo che all’inizio avevo paura, perché giornali, tv, e ciò che ascoltavamo e vedevamo dava una immagine molto più pericolosa. Come sono arrivato a Bengasi mi sono chiuso qui dentro per tre settimane. Non mi sono fatto vedere da nessuna parte nel febbraio dell’anno scorso. Poi sono dovuto andare in un negozio ed ho visto donne che passeggiavano, bambini che giocavano a pallone, macchine, traffico. Allora mi sono detto: qui è una vita normale. Quindi sono sceso per strada e mi sono incontrato con il popolo di Bengasi, il popolo libico. È stata un’esperienza così meravigliosa, di pura amicizia. Così senza conoscerli, mi hanno accolto in quel modo! Nader, che ora fa parte del Vicariato anche se è musulmano, mi ha aiutato molto, perché l’altro frate, andando per le vacanze nelle Filippine, è rimasto bloccato lì per via del coronavirus. Ora gli è scaduto il visto, ma prima o poi lo recupereremo”. Il coraggio di Padre Sandro risiede non solo nella sua missione apostolica, ma anche nel voler cogliere il lato positivo, il bello e l’amore che la Libia offre senza chiedere nulla in cambio. Ed è per questo che raccontiamo questa grande bellezza, di cui gli stessi libici hanno bisogno di ricordarsi, perché un futuro migliore è possibile e non è lontano da loro. 

“Nella quotidianità ho scoperto una esperienza straordinaria di amicizia, che è così sentita, così offerta, specialmente agli stranieri, ed è qualcosa di così raro. Il senso vero dell’amicizia, che è andato perso in molti altri luoghi. Anche se è stato sofferto dalla piaga della guerra e della crisi economica, per cui una famiglia non arriva alla fine del mese, le malattie e tutto il resto, in Libia c’è ancora un’amicizia che è sana. Quella pace che manca. È questo che mi ha permesso di arrivare fino al giorno d’oggi, quel respiro di pace che da ieri si è fatta più duratura”. Padre Sandro ci parla con emozione della generosità e l’affetto del popolo di Bengasi, raccontandoci della sua colazione al bar in centro città, dove c’è sempre qualcuno pronto a pagare per lui il caffè, o dei suoi vicini che gli portano cibo, dolci ed olio d’oliva. “Loro sono sempre presenti, gentili, e non mi aspettavo tutto ciò quando sono arrivato l’anno scorso”. Aggiunge.

Bengasi oggi è una città che guarda al futuro e alla ricostruzione. Si apre al mondo perchè nessuno può bastarsi da sé. Padre Sandro ci spiega che “la maggior parte della comunità cristiana in Bengasi è composta da infermieri, medici, professori nelle università che insegnano la lingua inglese specialmente. La scorsa settimana, le autorità libiche di Bengasi hanno chiesto di portare altro personale dalle Filippine a causa della necessità nella medicina e nell’università. In questo momento, oltre a dare sostegno alla comunità filippina, africana, ecc. ecc., stiamo aspettando un aumento di cristiani, anche in previsione del ritorno delle compagnie che riprenderanno i propri progetti nel Paese. Per questo il numero è in forte crescita. Oltre alle messe, offriamo tutti i servizi di una diocesi, come benedire le case o celebrare funerali. Il venerdì, qui è pieno. Perché il venerdì è la nostra domenica ed offriamo tre messe piene”. 

Oltre al traffico, una nota di amarezza è segnata dalla burocrazia, a rilento come in molti Paesi arabi. “Ora stiamo cercando di riscostruire la chiesa in modo compatto – afferma Padre Sandro – perché le esigenze di oggi non ci permettono di tornare ai luoghi antichi, e stiamo un po’ faticando per ottenere questo permesso. Le autorità ci stanno aiutando, ma la burocrazia ci stanca un po’, sono tempi molto lunghi”. Speriamo che questa intervista velocizzi un po’ questo processo di autorizzazioni. Con l’Amministratore Apostolico condividiamo l’idea che le differenze non hanno sempre una dimensione negativa, ma rappresentano una ricchezza. Di questo, auspichiamo che il popolo libico possa fare tesoro, perché l’unione fa la forza, ed è solamente uniti che i libici potranno vincere le grandi sfide che li attendono. Anche con il sostegno della Comunità Internazionale, che Padre Sandro spera possa fare di più nell’aiutare i libici a raggiungere stabilità e progresso.

Vanessa Tomassini
Vanessa Tomassini

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