Elezioni in Mauritania, confermato il presidente Ghazouani. Lo sfidante Abeid contesta i risultati

Elezioni in Mauritania, confermato il presidente Ghazouani. Lo sfidante Abeid contesta i risultati

3 Luglio 2024 0

Il presidente della Mauritania Mohamed Ould Ghazouani si è confermato in carica vincendo al primo turno le elezioni del 29 giugno. Con il 56,1% delle preferenze, ha ottenuto il suo secondo mandato quinquennale, proprio nell’anno in cui è anche presidente di turno dell’Unione Africana. Dei 2 milioni di elettori ha votato il 55,39%, una cifra inferiore alle precedenti elezioni del 2019. Al secondo posto col 22,1% si è piazzato il suo rivale principale, Biram Dah Abeid della coalizione Sawab–RAG. Ha preso il 12,7% il terzo dei sette candidati, Hamadi Ould Sid’ El Moctar del partito Tewassoul.

La denuncia di Abeid

Abeid però non ci sta. Denuncia la frode e definisce questa tornata come un “golpe elettorale”. Comunque, prima di decidere il suo corso di azione ha dichiarato di attendere lo scrutinio dei suoi collaboratori. Per adesso esorta alla disobbedienza civile e a dimostrare pacificamente in strada. Chiamato il “Nelson Mandela mauritano” dal portale di notizie britannico-qatariota Middle East Eye, Abeid è il fondatore del gruppo anti-schiavitù IRA (Initiative pour la Résurgence du mouvement Abolitionniste).

Nella capitale Nouakchott hanno sfilato i manifestanti, causando incidenti di piccola entità che non hanno generato allarme o provocato la chiusura dei negozi. Per precauzione, però, il governo ha tagliato temporaneamente l’accesso a Internet e ha fatto arrestare alcune decine di persone anche nella città costiera di Nouadhibou, la seconda più grande del Paese. Le autorità sostengono che molti degli arrestati sono di nazionalità straniera, senza fornire altri dettagli. Nella città meridionale di Kaedi, invece, vi sono stati disordini più pesanti, che hanno portato alla morte di tre degli arrestati e al ferimento grave di due poliziotti. Le proteste si sono mischiate ad atti di vandalismo e di saccheggio, che il Ministero degli Interni ha bollato come privi di motivazioni politiche.

Per gli osservatori è tutto regolare

Gli osservatori dell’Unione Africana affermano che la tornata si è svolta in modo pacifico. Il portavoce della commissione elettorale indipendente ha dichiarato che non vi sono state irregolarità o lamentele. Abeid ha denunciato la possibilità di brogli, ma Ghazouani al contrario definisce queste elezioni come la prova della crescita della democrazia e dei meccanismi politici del Paese. A differenza della volta scorsa, infatti, la situazione è molto più calma, senza l’arresto degli oppositori o le accuse di intromissione rivolte agli Stati vicini. Bisogna ricorda che in Mauritania appena nel 2019 è avvenuto il primo passaggio di potere senza colpo di Stato militare: in quell’anno si sono svolte infatti le prime elezioni effettuate con successo a partire dall’acquisizione dell’indipendenza dalla Francia nel 1960. Nonostante le accuse di dispotismo, molti vedono in Ghazouani un simbolo di sicurezza e di continuità, oltre che un alleato importante dell’Occidente nel Sahel.

Stabilità e povertà e prospettive della Mauritania

Ex militare, Ghazouani ha reso la Mauritania un baluardo di stabilità nella regione. Finora è riuscito a salvaguardare il Paese dagli attacchi dei jihadisti e ha promesso di tenerli lontani. Non è una missione semplice, perché gli integralisti possono trovare spazio in ambiti diversi. La Mauritania è una Repubblica Islamica dove il riferimento alla religione è incluso nella Costituzione, ma soffre di divisioni interne dovute alle varie interpretazioni date all’Islam. Per gli osservatori occidentali sono fratture non visibili in superficie, tuttavia restano potenzialmente disgreganti. Anche la povertà rende agevole ai gruppi jihadisti radicalizzare la popolazione locale: purtroppo il 60% dei mauritani vive in condizioni di scarsità materiale. Quindi uno dei compiti principali di Ghazouani nel suo secondo mandato sarà proprio quello di migliorare le condizioni di vita dei cittadini.

Da questo punto di vista, i suoi primi cinque anni sono stati sfortunati perché colpiti prima dalla pandemia e poi dal conflitto ucraino. Ma la Mauritania possiede miniere di oro, uranio, ferro, rame, zinco e soprattutto di gas naturale. Quest’anno dovrebbe finalmente partire l’esportazione massiccia di gas naturale liquefatto (GNL), grazie al giacimento sottomarino chiamato Greater Tortue Ahmeyin, operato dalla britannica BP. Ma mentre la multinazionale con sede a Londra e diretta da un norvegese e da un canadese vi sviluppa questo progetto energetico di enorme portata, la Mauritania ha ancora seri problemi col rispetto dei diritti umani. Sebbene abbia ufficialmente abolito la schiavitù nel 1981, la relazione del Global Slavery Index la pone fra i dieci Paesi del mondo col maggior numero di “schiavi moderni”, nell’ordine delle centinaia di migliaia di persone.

Redazione Strumenti Politici
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