La Turchia come hub per il gas russo in Europa: Erdoğan ha tutto da guadagnarci

La Turchia come hub per il gas russo in Europa: Erdoğan ha tutto da guadagnarci

18 Novembre 2022 0

Lo scenario delle forniture energetiche all’Europa si sta evolvendo rapidamente, dopo che a metà ottobre è giunta alla Turchia la proposta russa di diventare l’hub da cui distribuire il gas e arrivare quei clienti impossibilitati a causa delle sanzioni di Bruxelles. A seguito dello strano “incidente” capitato al Nord Stream, che ha reso inservibile il gasdotto costruito da Gazprom in collaborazione con la Germania, sembrava ormai tramontata la speranza di ripristinare un giorno le forniture ai Paesi europei. Ma proprio Vladimir Putin ha suggerito al presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan di far passare il gas russo attraverso il TurkStream, che dal Mar Nero arriva alla penisola anatolica. Erdoğan ha dato subito un parere positivo, accettando la sostanza dell’offerta ma riservandosi una risposta definitiva dopo l’analisi completa dei dettagli tecnici. In primo luogo occorre che le autorità dei due Paesi, deputate alla gestione delle risorse energetiche, lavorino insieme per capire quale sia il posto più adatto all’installazione di tale hub, anche se è già chiaro che deve trattarsi della Tracia, regione situata al confine con Grecia e Bulgaria. Lungo tutto il corso della cosiddetta “operazione speciale” in Ucraina, Ankara ha cercato senza troppa fortuna di inserirsi come mediatrice preferenziale fra Mosca e Kiev, ma oggi con l’idea dell’hub Erdoğan si è trovato in mano un’opportunità straordinaria per rinsaldare il proprio ruolo sullo scacchiere regionale e internazionale. E anche sul piano interno, in vista delle elezioni parlamentari e presidenziali del prossimo giugno, può riprendersi il prestigio logorato dall’inflazione galoppante e dall’economia sull’orlo della recessione. Erdoğan perciò ha tutto da guadagnare: può presentarsi come l’unico leader di un Paese NATO in grado di accedere facilmente al dialogo con Putin, e proprio in questo ambito può accrescere il suo peso dopo aver manovrato in maniera spregiudicata per l’eventuale assenso verso Svezia e Finlandia nell’Alleanza Atlantica in cambio di vantaggi politici.

Il ministro dell’Energia e delle Risorse naturali Fatih Dönmez ha comunicato che nei prossimi mesi la Turchia aumenterà la quota dei pagamenti in rubli per l’acquisto di combustibile dalla Russia, specificando che si stanno studiando i dettagli tecnico-giuridici per formalizzare tale passaggio: Ankara aveva infatti concordato con Mosca di pagare in valuta russa un quarto delle forniture di gas, ma adesso con la proposta di Putin i volumi dovrebbe accrescersi notevolmente. In generale, gli scambi commerciali fra i due Paesi sono in rapida crescita e a settembre hanno toccato la cifra record di 1,1 miliardi di dollari. Secondo il Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA), think tank di Helsinki, la Turchia sarà utile alla Russia anche per mantenere le sue esportazioni di petrolio, sanzionate dalla UE con il blocco totale a partire dal prossimo 5 dicembre. Da febbraio a oggi, Ankara ha raddoppiato le importazioni greggio russo, poi lavorato e rivenduto dalla Turchia stessa: con la riesportazione del petrolio russo quest’estate ha registrato un +85% verso UE e USA. Sebbene la maggior parte dei governi europei sostenga di aver accumulato riserve sufficienti per l’inverno, la questione si ripresenterà presto. Date le sanzioni e il rifiuto di usare i rubli, però, non potranno comprare direttamente da Gazprom: sarebbe proprio l’hub turco a risolvere il problema di come mantenere il livello di forniture essenziali all’Europa per salvare l’industria, e pure per salvare la faccia nel momento in cui i Paesi UE saranno spinti dalle circostanze materiali a richiedere il gas russo.

I compratori finali avranno un prodotto che sarà necessariamente un mix fra il gas russo e quello di provenienze diverse. I motivi sono molteplici, come spiega Aydin Sezer, analista politico ed esperto di relazioni fra Turchia e Russia: vi è la ragione strettamente politica delle sanzioni UE, ve ne è una tecnico-politica per la quale servirebbe la cooperazione di alcuni Paesi europei per la posa delle condutture e la manutenzione di alcuni tratti, una finanziaria secondo cui il gas russo non basterebbe da solo a giustificare l’allestimento di un progetto di tali dimensioni e infine una economica che non permetterebbe ad Ankara di ricoprire il semplice e comodo ruolo di centrale redistributiva del gas, ma la costringerebbe alla difficile operazione di fissare il prezzo dello stesso. Dal canto suo, la Turchia non può ammettere apertamente di avere tutto da guadagnare indipendentemente dalle reazioni dei Paesi europei, ma deve presentarlo come un’idea che va anche a beneficio di questi ultimi. Il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu ha detto che l’indebitamento dell’Europa è qualcosa di contrario agli interessi della Turchia, la quale anzi desidera alleviare la crisi energetica del continente. Ha poi specificato che la proposta russa va studiata bene perché richiederà dei grandi investimenti, e trattandosi di una questione di domanda e offerta bisognerà capire quali Stati siano effettivamente pronti a comprare da tale hub e in quali volumi nonostante le pregiudiziali di tipo politico. Il ministro dell’Energia Dönmez ha rivelato alla tv pubblica TRT che diverse capitali europee si stanno rivolgendo ad Ankara per acquistare in futuro il gas e ha quindi auspicato che il progetto dell’hub venga infine realizzato, in modo da rendere la Turchia una “base energetica”. Ha affermato poi che all’hub si potrebbero connettere i gasdotti di altri Paesi come Azerbaigian, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Oman e Israele: così, sullo sfondo della crisi energetica europea, la Turchia sta assumendo un ruolo importante per rafforzare l’affidabilità delle forniture di gas.

Vincenzo Ferrara
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