Il Giappone e l’approvvigionamento energetico: senza la Russia, la crisi continuerà per anni

Il Giappone e l’approvvigionamento energetico: senza la Russia, la crisi continuerà per anni

14 Novembre 2022 0

Il quotidiano economico giapponese “Nihon Keizai Shimbun”, più conosciuto come Nikkei, propone un’analisi a firma di Hirofumi Matsuo a proposito della situazione delle forniture energetiche a livello mondiale e dell’atteggiamento del Giappone sulle misure da adottare per uscire dalla crisi. L’unico dato certo in mezzo agli squilibri generati dagli acquirenti europei e dall’incetta sul mercato fatta dalla Cina, è che se non si permette alla Russia di tornare a pieno titolo negli scambi commerciali ed energetici, la crisi e la lotta per l’approvvigionamento delle fonti non farà altro che inasprirsi e continuare per anni.

La crisi energetica nata in Europa ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo. I Paesi dell’Unione Europea, costretti a rinunciare al combustibile azzurro della Russia dopo lo scatenamento della cosiddetta “operazione speciale” in Ucraina, hanno cominciato in tutta fretta ad acquistare gas naturale liquefatto (GNL) da altre fonti. Il risultato è stato che i Paesi asiatici in via di sviluppo, non potendo permettersi il GNL rincarato in maniera repentina, si sono trovati ad affrontare frequenti interruzioni dell’elargizione di elettricità. La lotta per accaparrarsi il gas potrà durare ancora a lungo. Il direttore generale dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) Fatih Birol ha dichiarato che l’inverno del 2023 sarà duro, e da più parti viene detto spesso che la tensione si manterrà per decenni finché la Russia sarà tenuta fuori dal mercato dell’energia.

La crisi ha evidenziato l’abisso esistente fra le idee di rinuncia ai combustibili fossili e la realtà della dipendenza da essi. Il gas naturale, che quando viene bruciato emette una quantità minore di diossido di carbonio rispetto al carbone e al petrolio, sta acquisendo sempre più peso come sorgente energetica in questa fase di passaggio alla cosiddetta “decarbonizzazione”. Tra l’altro, avvicinandosi all’obiettivo di uscita dall’economia al carbonio fissato per il 2050, emergono sempre più ostacoli agli investimenti. I progetti a GNL, infatti, richiedono investimenti per non meno di mille miliardi di yen. I Paesi produttori di oro azzurro cercano allora di concludere coi compratori contratti a lungo termine per grandi volumi, al fine di rientrare delle enormi somme impiegate. A loro volta, i dirigenti delle compagnie giapponesi di gas ed elettricità dicono che i contratti di lungo periodo per la fornitura di GNL rappresentano già un patrimonio di per sé. Se la decarbonizzazione prosegue, tali contratti possono trasformarsi in attivi non più richiesti e che non portano alcun beneficio. I contratti a breve termine su volumi piccoli, con la possibilità di essere rivenduti, sono preferibili in qualche momento storico. È una decisione naturale per le dirigenze aziendali, ma non dal punto di vista della sicurezza energetica; ciò è legato al fatto che il Giappone può perdere nella lotta fra i Paesi produttori di gas e gli operatori che vogliono vendere su una base di lungo periodo e gli acquirenti che vogliono comprare nel breve.

Hiroshi Hashimoto, direttore del gruppo del gas dell’Istituto di economia ed energia, ha evidenziato come il 2022 sia l’anno in cui deve essere presa la decisione finale di investimento (FID) sul GNL. Al centro dell’attenzione vi sono gli Stati Uniti, nei quali a settembre sono stati firmati contratti di lungo periodo per la fornitura di 46 milioni di tonnellate di GNL americano, comprensivi dei nuovi progetti. Gli accordi sono per lo più da 15-20 anni, e alcuni per 25. Di essi, alla Cina andranno circa 11 milioni di tonnellate, mentre le compagnie giapponesi non hanno firmato nessun contratto. Gli scettici dicono che non tutti saranno pronti al lancio della produzione a causa delle crescenti spese per la costruzione e il finanziamento. Tuttavia, l’orientamento di Pechino verso gli accordo a lungo termine non si limita agli USA: ha firmato infatti anche una serie di accordi con il Qatar e la Russia. Nel complesso, i contratti di lungo termine della Cina hanno in totale un volume che supera i 100 milioni di tonnellate. Mika Takehara, il direttore delle ricerche dell’Organizzazione giapponese del petrolio, del gas e dei metalli, ritiene che il passaggio della Cina al business di lungo termine sia un tentativo di ottimizzare gli acquisti grazie alla diminuzione della quota de costosi contratti spot nel quadro di una preparazione all’aumento della domanda.

Ci sono altri soggetti che stanno passando ai contratti di lungo periodo: sono i colossi americani ed europei, i capitali petroliferi internazionali. ExxonMobil (USA), Shell (Regno Unito) e Total Energies (Francia) stanno lavorando all’ottenimento di accordi a lungo termine coi nuovi produttori di GNL negli Stati Uniti e con le compagnie energetiche nazionali del Medio Oriente. Peraltro, esse stesse stanno limitano gli investimenti nei giacimenti di petrolio e gas sullo sfondo della tendenza alla decarbonizzazione. Il rappresentante di una compagnia energetica americana ha fatto notare come i giganti dell’oil&gas stiano raddoppiando la domanda, avendo un ruolo di intermediario fra le imprese del gas giapponesi ed europee che non firmano volentieri contratti a lungo termine perché pensano di poter vendere il GNL anche fra 20 anni. Dopo la battaglia della concorrenza, ci attende un mercato in cui domineranno la Cina e altri soggetti di grande portata. Come può prepararsi il Giappone al prossimo futuro? Se le aziende non possono assumersi rischi a lungo termine, tale lacuna andrà colmata da parte dello Stato. Si stanno valutando misure come l’accorpamento di contratti piccoli con le compagnie petrolifere in unico grande accordo, affinché le strutture statali possano entrarvi in qualità di mediatrici. Nel periodo di passaggio, un’importanza sempre maggiore viene presa dalle misure che garantiscono forniture regolari. Se questa strategia di acquisto non sarà applicata interamente, allora ci si potrà dimenticare della decarbonizzazione.

Vincenzo Ferrara
VincenzoFerrara

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