Usa: debito ed inflazione, il gatto si morde la coda

Usa: debito ed inflazione, il gatto si morde la coda

6 Maggio 2024 0

Lo scontro sul tetto del debito Usa come si configura dalle notizie di stampa non sembra essere solo uno scontro politico come fu nel 2011 sotto la presidenza di Obama in cui solo all’ultimo minuto si scongiurò il temuto default, ma rappresenta di fatto una sorta di nemesi della politica economica e finanziaria americana troppo sopravalutata.

Lo scontro sul tetto sembra sempre più una sorta di chewingum che viene stiracchiato con il rischio che si rompa il suo equilibrio complessivo. La situazione attuale si presenta profondamente diversa dai precedenti casi di rialzo del debito. Forse è necessario fare una sorta di cronistoria del rapporto del debito sia pubblico che familiare rispetto al pil che si muove sempre più lentamente di quanto non cresca il debito pubblico. Peraltro in un contesto dove l’inflazione porta ad aumentare i tassi di interesse sul debito.

L’introduzione del tetto sul debito americano

Il tetto del debito pubblico americano viene introdotto nel 1917 tramite il “Second Liberty Bond Act” a causa delle spese ingenti sostenute durante la prima guerra mondiale. Nel corso degli anni il tetto è stato innalzato più volte e dal 1960 è stato aumentato di circa 80 volte. Più precisamente 18 volte sotto la presidenza di Reagan, 8 volte sotto quella di Clinton, 7 volte sotto quella di G. W. Bush  ed una volta, come ricordato una volta nel 2011 sotto la presidenza di Obama che portò ad un downgrading degli Usa da parte della società di rating Standard & Poor’s che venne poi condannata dal Dipartimento della Giustizia Usa per manipolazione fraudolenta del rating.

Ma la dinamica profonda dell’andamento del debito pubblico e del correlato pil mostra una crescente diversità di andamento a partire dagli anni 2000 in cui il pil era di 8000mld/$ ed il debito di 5500mld/$. Ma è in particolare l’adesione alla finanza avviata nel nuovo secolo che fa sballare i conti. Fino al 1999 la vecchia legge Glass-Stagall-Act aveva contribuito a tenere separate le banche d’affari da quelle commerciali, garantendo un equilibrio tra economia reale e la finanza, ma proprio a ridosso del nuovo secolo Greenspan abolì quella norma in base alla quale, le due attività, economia e finanza, non potevano più essere esercitate dallo stesso intermediario, realizzando così la separazione tra banche commerciali e banche di investimento.

La distruzione della separazione tra finanza ed economia

La ratio di quest’ultimo provvedimento era quella di evitare che il fallimento dell’intermediario comportasse anche il fallimento della banca tradizionale: in questo modo si impediva di fatto che l’economia reale fosse direttamente esposta al pericolo di eventi negativi prettamente finanziari e speculativi. L’abrogazione della legge tramite queste modalità diede il via libera a quello che nel linguaggio assicurativo prende il nome di moral hazard (azzardo morale), cioè la percentuale di probabilità che un determinato evento coperto da assicurazione si verifichi, a causa della mancanza di attenzione posta nel prevenirlo da parte di chi ha stipulato il contratto assicurativo. Si preparava così il default del 2008 con la crisi di Lemhan.

Sotto questa nuova direttiva la finanza prese potere, i derivati crebbero in modo esponenziale e si diede vita al mercato dei sub-prime; l’offerta di carta moneta venne aperta senza limiti a tassi prossimi allo zero , si crearono le condizioni del distacco tra economia reale che venne delocalizzata in oriente e si crea la grande illusione della ricchezza facile.

Una crescita basata sul terziario e non più sulle attività produttive

La dinamica del Pil accompagna la crescita anche se viene fatto prevalentemente sul terziario e non sulle attività produttive ma copre il debito, il pil nel 2000 si avvicina agli 8000 mld/$ ed il debito si mantiene sotto i 5500 mld/$. La corsa all’acquisto della casa prende gli americani alla ricerca del  sogno della prima casa e tutto sembra funzionare tanto che lo stesso Greenspan afferma l’importanza dei sub- prime per l’economia statunitense.

Si crea l’effetto Ponzi e sotto la spinta all’acquisto della casa il mercato immobiliare cresce rivalutando gli acquisti così il debito familiare passa dal 70 % del pil nel al 100 % del pil nel 2006. I mutui vengono concessi al 100% del valore della casa che si rivaluta, così le famiglie americane si servono del maggiore valore attribuito dal mercato alla casa per usare il plusvalore come garanzia di acquisti e si indebitano inconsapevolmente, quando l’effetto crescita svanisce ed i valori delle case diminuiscono i debiti familiari non più coperti esplodono.

La bolla immobiliare

La bolla immobiliare scatta nel 2008 e la Fed interviene per salvare le cinque banche troppo grandi per fallire indebitando il paese e portando il debito pubblico a 12.000mld/% del 2008 dai 5500mld/$ del 2000 raddoppiando di fatto il debito stesso; il pil si mantiene  sui 15.000mld/$. Con l’operazione di salvataggio Ben Bernanke, nobel nel 2022, cancella di fatto tutte le norme sul monopolio e l’antitrust ed incoraggia il moral hazard dando l’idea, come si è visto oggi con la Silicon Valley Bank, che lo stato interviene sempre per salvare il salvabile.

Nel 2011 il debito raggiunge i 14.000 mld/$ arrivando ad essere poco sotto il 100% del pil. Non dimentichiamo che a questo si aggiunge il debito familiare vicino al 100 % del pil, le bolle delle spese studentesche ( il 7% del pil ) , delle vendite in leasing delle macchine e la sopravalutazione dei valori di borsa gonfiati da una sistematica manipolazione dei valori che spinge Bloomberg a ritenere una sovrastima del 40% dei titoli del mercato azionario.

Il peso della delocalizzazione

La delocalizzazione comincia a farsi sentire sull’andamento del pil che rallenta la sua corsa per arrivare ad oggi ad essere circa 22.000 mld/$ mentre il debito si impenna arrivando a 35.000mld/ $ ; in altri termini dal 2000 ad oggi il pil è cresciuto del 275% mentre il debito è cresciuto di quasi il 650% con un rapporto rispetto al pil vicino al 135 %.

La diversa dinamica dei due valori si incrementa nel tempo facendo fare previsioni che nel giro di 10 anni il debito potrebbe crescere di quasi 20.000 mld /$ ma il pil fa una sua corsa che lo allontana sempre di più mettendo in evidenza gli squilibri ormai evidenti della dinamica monetaria ed economica. Nel 2024 per la prima volta nella sua storia gli Usa spenderanno per coprire gli interessi sul debito più che per le spese militari.

Il macigno dell’inflazione

Inoltre la Fed si trova a combattere con un’inflazione che non si riduce e difficilmente questo succederà perchè continuando a stampare carta moneta-fiat si genera un processo del gatto che si mangia la coda perchè il maggiore volume  di carta moneta diventa una molla per l’aumento dei prezzi dei beni dovuti alla delocalizzazione in presenza di un mercato del lavoro stagnante.

Ma forse la svolta più notevole è che, in mezzo al livello stagnante di opportunità di lavoro, non solo è crollato il numero di licenziamenti – poiché i lavoratori non si aspettano più di trovare lavori meglio retribuiti altrove – ma anche il numero di assunzioni, che sono crollate di 281.000 unità. a soli 5.500 milioni – il più basso da gennaio 2018 (escludendo il crollo record di un mese dovuto al covid), ed è ora ben al di sotto dei livelli pre-covid. E’ probabile una riduzione dei salari che avrà effetto sull’economia in generale e di cui la Fed dovrà tenere conto .

Infine sembra diminuire la tenuta del dollaro in quanto a status di moneta di riserva mondiale. Diminuiscono le transazioni in dollari per la politica aggressiva dei BRICS e questo può portare ad un differenziale di volumi monetari circolanti e la loro domanda con una possibile svalutazione del dollaro stesso. Risulta sempre più chiaro che queste sono percezioni che vengono da come si muovono i mercati e le banche centrali. Anche questo fattore renderà sempre più difficile la manovra della Fed di tenere sotto controllo l’inflazione .

Fabrizio Pezzani
Fabrizio Pezzani

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