Un abbaglio per la Cia stretta ad ammettere: “Dietro la sindrome dell’Avana non c’è il Cremlino
Si sgonfia il caso della sindrome dell’Avana che, dai primi episodi verificatisi a Cuba nel 2016, ha rischiato più volte di diventare un nuovo terreno di sconto tra Washington e Mosca. La Cia infatti dopo mesi e mesi di indagini ha ammesso per la prima volta come il malore sofferto da centinaia di americani all’estero, per lo più personale diplomatico e membri delle loro famiglie, non è stato causato dall’azione di potenze straniere.
La Russia viene depennata quindi dal taccuino nero dei possibili responsabili, dopo che per anni i servizi segreti e i presidenti statunitensi avessero addirittura ipotizzato l’esistenza di una potente arma ad ultrasuoni utilizzata per causare disagio e malessere nelle persone colpite e in grado anche di provocare seri danni cerebrali. I sintomi più comuni erano un forte senso di nausea e mal di testa costanti, stando ai racconti di chi ha avuto a che fare con tale sindrome. Nel tempo non solo a Cuba, ma anche in Australia, Austria, Cina, Colombia, Germania e Russia. Per quasi tutti questi casi la Cia ha trovato quelle che definisce “spiegazioni plausibili e alternative“, legate a cause ambientali, di tipo medico o a condizioni di stress. Dunque nulla a che fare con fantomatici attacchi invisibili condotti con le cosiddette ‘neuro-armi’ a microonde, in una nuova versione della guerra tra spie.

Raccogliere le voci dei protagonisti dalle varie parti del mondo e documentare i numeri reali inerenti ai grandi dossier e questioni d’attualità è il modo migliore e più serio per fare informazione. L’obiettivo finale è fornire gli strumenti ad ogni lettore e lettrice per farsi una propria opinione sui fatti che accadono a livello mondiale.