Ucraina, timidi segnali di disgelo tra Russia e Usa ma resta il nodo dell’espansionismo NATO
Dopo oltre sette ore di colloqui estremamente in salita, Usa e Russia hanno chiuso il primo summit sulla tensione Ucraina riaffermando la volontà di procedere sulla strada della diplomazia e del dialogo. Se il vice ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergei Ryabkov, ha chiarito una volta per tutte di non avere “alcuna intenzione di attaccare l’Ucraina“ e spiegando che “Non c’è ragione di temere un’escalation“, Wendy Sherman, primo vice segretario di Stato americano, ha riferito di aver offerto sì a Mosca un piano di riduzione reciproche in materia di dispiegamento di missili ed esercitazioni militari – su dimensioni e portata delle manovre così come sulla loro trasparenza -, un piano che ricalca quello già prospettato però dalla Federazione Russa, però ha reiterato le minacce di nuovi “costi” di un’eventuale invasione e soprattutto ha negato aperture sulle sfere d’influenza, ricordando che “la politica delle porte aperte della Nato” continuerà ad essere perorata.
Pare proprio quest’ultimo punto, cioè l’allargamento della NATO a Est – proprio lungo i confini Russi – ad essere il punto dirimente per chiudere un accordo che sarebbe vantaggioso per entrambi i fronti, in particolare per una Amministrazione Biden in ricerca di successi per stoppare il crollo di fiducia dei sondaggi. Di fronte alle reiterate minacce Usa che tornano sul tema invasione dell’Ucraina alla fine anche la delegazione di Mosca ha esortato Washington a non “sottovalutare” il rischio di uno scontro: “Non vorrei mai affrontare la situazione in cui i Paesi Nato si trovassero a commettere un errore e ad agire a discapito della sicurezza europea“.
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